Cronache dal Seghino - 5
(di Piera Favro - pubblicato su Luna Nuova)

 

(continua da...)

Soffia il vento… è normale, siamo in Val di Susa; al Seghino fa freddo, nonostante il sole.

Ieri, Luca Abbà, dal palco allestito nel parco Ruffini, ha annunciato alla folla “oceanica” che oggi sarebbero venuti a portare la solidarietà dei Comitati agli abitanti di questo” piccolissimo lembo di Palestina” che, da 48 giorni, per tornare a casa, devono presentare i documenti al posto di blocco. Nella Val di Susa “smilitarizzata”, permane questa zona in cui, per contro, le forze dell’ordine sono aumentate, così come sono aumentati i controlli, come se la montagna sovrastante il Seghino fosse custode di importanti segreti militari o fosse sede di postazioni militari strategiche; invece c’è solo una piccola trivella. Domenica 18 dicembre, già dal mattino, le forze dell’ordine stazionano accanto alla chiesetta ed altre pattugliano la zona; già da questi dettagli intuisco che sta per succedere qualcosa; più tardi arriva una jeep della polizia seguita da una, due, tre,… tante bandiere bianche con la scritta NO TAV. Sono in tanti, altri stanno arrivando, Luca aveva ragione: sono arrivati in duecento circa, nonostante il freddo, nonostante la fatica (un’ora di cammino in salita!). Molti volti di amici che ormai abbiamo imparato a conoscere in questi 48 giorni di “battaglie comuni”, ma a sorpresa, molti volti nuovi: ragazzi e ragazze dagli accenti più strani. Arrivano da Genova, da Alessandria, dal Mugello, dal  Trentino, da Pisa,… e persino dalla Spagna e dall’ Inghilterra. Sono venuti fin qui per vedere, per ascoltare, per capire; si sono seduti in mezzo ad un prato un po’ riparato dal vento, e, come tanti amici per un’allegra scampagnata, si è discusso; ognuno ha detto il suo pensiero, ha raccontato la sua esperienza. Così, in un prato del Seghino, si sono intrecciate le storie dell’acqua scomparsa e delle gallerie allagate del Mugello; l’amianto, l’uranio, il vento della Val di Susa; le preoccupazioni per il prossimo cantiere Tav in quel di Genova; le esperienze del Trentino. Si sono fatte proposte per chiedere il riposizionamento del posto di blocco a monte del paese, si è dibattuto di ambiente, salute, democrazia, a pochi passi  dalle forze dell’ordine che bloccavano la strada con i loro ingombranti” mezzi e che hanno “vigilato”su tutto ciò che abbiamo detto o fatto.

Il 18 dicembre entrerà nella storia del Seghino; mai e poi mai avrei pensato che un piccolo paese, fatto di quattro case abbarbicate sulla montagna, sarebbe diventato il simbolo di una democrazia da difendere e in parte da riconquistare

Dalle colonne di questo giornale voglio ringraziare tutti coloro che oggi, nonostante il freddo e lo shopping natalizio, hanno avuto il tempo e la voglia di salire fin qui; abbiamo  potuto offrire loro solo  un pezzo di panettone ed un bicchiere di thè o vin brulè caldo; avremmo voluto aver parole per ringraziare degnamente tutti, in modo particolare quelle ragazze e quei ragazzi che sono partiti da lontano per aiutare la Val di Susa. Domani, quelle persone parleranno di noi, della grandissima manifestazione della Pellerina, di Venaus, del Seghino dove soffia il vento, ma questa volta è il vento della democrazia. (continua)