Cronache dal Seghino - 3
(di Piera Favro - pubblicato su Luna Nuova)

 

(continua da...)

E’di nuovo domenica e provo, ancora una volta, a scrivere i fatti e le sensazioni provate durante questa settimana, perché nessuno si dimentichi del Seghino, nessuno si dimentichi di Mompantero.   

La  settimana era iniziata con una notizia positiva ed una negativa. Lunedì, alle quattro del pomeriggio, era salita fino alla nostra chiesetta la Commissione del Parlamento  Europeo, prima visita ufficiale da parte di rappresentanti delle istituzioni! Infatti, se si eccettuano i sindaci che, a titolo personale, si sono uniti a coloro che portavano i fiori ai cippi partigiani, noi non abbiamo, in più di un mese, mai visto il nostro sindaco, per cui, per noi, è stato un onore enorme ed inaspettato ricevere la delegazione del Parlamento Europeo e non ci pareva vero poter esporre loro la nostra vita nella”riserva indiana”. Poi, sempre lunedì, alla sera, la doccia fredda. al posto di blocco del ponte, in mezzo ai boschi, è spuntata una casetta prefabbricata. “Ma per quanto tempo avete tempo avete intenzione di restare?!” La mia, più che una domanda, è un’esclamazione: se mi ero illusa che presto tutto sarebbe finito, lì ho capito che mi sbagliavo.

Martedì, Venaus ed il blitz nella notte.  Capisco fin dal mattino che è successo qualcosa: lo scuolabus di Mompantero è in ritardo; quando arriva, Dario, l’autista, è infuriato: non volevano lasciarlo passare; presso il ristorante Camillo c’è un posto di blocco con l’ordine di non lasciare passare nessuno. Mompantero è di nuovo tagliata in due; questa volta sono le frazioni di San Giuseppe e di Marzano ad essere “oltre frontiera”, ormai con i posti di blocco che ancora controllano tutta la zona di Urbano e Seghino e questo nuovo fronte, nessun abitante di Mompantero può più uscire di casa senza carta d’identità. Mompantero è sotto assedio anche per il traffico che, giorno dopo giorno, diventa sempre più intenso; si riversano sulla strada che attraversa il paese, a tratti molto stretta, tutti i veicoli che transitano da e per Venaus e Novalesa, oltre al sempre più nutrito popolo No Tav. La strada del campo sportivo di Mompantero è, infatti, la via più breve e più accessibile per raggiungere Venaus.

Noi, al Seghino, ci sentiamo quasi dei “privilegiati”: le forze dell’ordine sono sparite dalla chiesa ed il traffico militare è diminuito, gli operai non viaggiano più scortati. In compenso hanno dotato i posti di blocco di gabinetti: ve ne sono addirittura sei su al ponte!

Tra le novità di questa settimana ce n’è una importante: senza alcun cartello, senza alcuna comunicazione, hanno iniziato a sistemare le reti a protezione delle rocce e dei massi che incombono sulla strada che porta al Seghino. Era un lavoro che abbiamo a lungo atteso e richiesto invano; sembrava che non ci fossero i finanziamenti; adesso, d’improvviso, iniziano i lavori per conto del Comune; le spiegazioni fornite dal sindaco non sono molto esaurienti. Certo che è una bella coincidenza!

Venerdì sera, poi, è scesa la neve, questa volta copiosa; i mezzi blindati hanno dovuto montare le catene; raggiungere il sito un’impresa; una pala prima ed il sole poi hanno liberato la pista dalla neve, ma il fango la rende quasi impraticabile.

Domenica, infine, con Claudio e Stefano, due giornalisti, siamo saliti su fino alla trivella, percorrendo a piedi, per un lungo tratto, la pista fangosa. La tranquillità era assoluta; ogni tanto l’”aria di sotto” ti portava le voci del popolo No Tav in marcia a Venaus, ti sembrava di essere fuori dal mondo, quando, ad un tratto ti appare una macchia rossa: è la trivella, vera nota stonata in questi boschi dai colori autunnali. Sei carabinieri ci dicono che non si può passare, chiedono informazioni ai superiori, ci fanno avvicinare, ma non si possono fare fotografie o domande. Uno di loro è siciliano, si lamenta per il freddo; qui hanno la casetta prefabbricata, ma non i gabinetti; per ora si continua ad andare nei boschi. Li salutiamo e li lasciamo lì soli, sulla montagna, in mezzo ai boschi ,nella neve, nel fango e al freddo, a difendere una trivella che lavora a rilento. Giù, a Venaus, tantissima gente, la banda suona, si incontrano amici che non vedevi da anni, si fanno nuove amicizie…(continua)