vai alla home page

Bookmark and Share

 

Compensazioni per il Tav Torino-Lione: creato un "sistema"

Facciamo il punto - Novembre 2017

Le cosiddette “compensazioni” sono strumento a volte decisivo per raggiungere il consenso delle amministrazioni comunali ad un intervento impattante sul loro territorio.

 

Per guadagnare il consenso esistono delle vere e proprie tecniche di negoziazione che non disdegnano di fare leva sulle sempre più gravi difficoltà economiche dell’ente locale. Ogni sindaco viene sollecitato ad una trattativa in cui i promotori in pratica propongono di realizzare investimenti utili che il Comune, altrimenti, non potrebbe mai permettersi.

E’ però erroneo pensare alla compensazione come ad un bonifico di una certa cifra che un giorno arriva sul conto del tal Comune, a premiarne la benevolenza: oggi la procedura gestionale dei fondi compensativi mira quantomeno a salvare le apparenze, e le somme vengono erogate a fronte di progetti di utilizzo formalmente presentati dalle amministrazioni locali; progetti che si dice vengano valutati e tra loro comparati da istituzioni appositamente delegate a tale compito. Istituzioni che dunque detengono il potere decisionale sulle erogazioni.

 

In una simile dinamica, e specialmente davanti a Comuni tentennanti nei confronti  di una nuova infrastruttura, può convenire ai promotori sollecitare e stimolare dall’alto la redazione di progetti utili al territorio, senza escludere casi in cui gli stessi, di fatto, possano venire direttamente “suggeriti”. Certo che per veicolare un progetto che abbia probabilità di successo occorre che degli “attori” si attivino per analizzare preventivamente la situazione del territorio, capirne i bisogni, stimolare gli appetiti dei cittadini ed avanzare infine proposte a cui sia difficile per qualunque amministrazione dire di no. La tecnica ottimale, in questi casi, è quella di lavorare in seno alla cittadinanza, perché fa apparire che le proposte nascano dal basso ed intanto induce nella gente il bisogno di un bene o di un servizio di cui presto o tardi non sembrerà più possibile fare a meno (della serie: “la pubblicità è l’anima del commercio”).

 

Anche per i nuovi meccanismi di gestione delle compensazioni il caso del Tav Torino-Lione è da qualche anno un laboratorio sperimentale.

Fin dal 2011 l'allora commissario governativo Virano e l'amministrazione regionale del Piemonte, sempre con lo scontato beneplacito dei ministri delle infrastrutture, hanno lavorato a predisporre un'architettura normativa e procedurale ritagliata ad hoc sullo specifico della Val di Susa. Il tutto condito da frequenti proclami su mirabolanti somme di denaro in arrivo.

Nonostante ciò, giunti all'autunno 2017 tutto si può dire, ma non che esista in valle la convinzione dell'ineluttabilità dell'opera, e quindi neppure una domanda spontanea delle relative compensazioni. Allora nei ranghi medio-alti dei fautori del Tav scatta l'idea geniale: acceleriamo le erogazioni, così suscitiamo l'appetito per la nuova linea.

 

Per la verità è almeno da un paio d'anni che manovre in tal senso sono partite, in particolare a Chiomonte, sempre più Comune nevralgico dei possibili nuovi cantieri.

 

SOMMARIO

 

 

SCHEDE SULLE DINAMICHE PREPARATORIE, RACCONTATE IN TRE PASSI

 

 

MATERIALI INFORMATIVI PRODOTTI DAL MOVIMENTO NO TAV