A cura del Comitato NO-TAV Torino

Gennaio 2007

 

Prodi, Di Pietro e il TAV

 

Brani estratti dal libro “Corruzione ad alta velocità” di Ferdinando Imposimato[1]

 

Cronaca di un grande scandalo: le manovre intorno all’Alta Velocità.

Un investimento valutato 140mila miliardi di Lire per rendere più moderno ed efficiente il sistema ferroviario

diviene oggetto di un assalto predatorio.

Gli intrecci tra economia pubblica e privata;

la penetrazione della criminalità organizzata;

il ruolo della magistratura e della politica;

i silenzi dei mass-media.

Una nuova, più ampia e più occulta trama affaristica

che il pool di magistrati milanesi non è riuscito a disvelare.

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[dalla quarta di copertina]

  

In “Corruzione ad alta velocità” (prima edizione nel Novembre 1999) Ferdinando Imposimato riferisce puntualmente sulle indagini che da Senatore DS, nel ’95, svolse dall’interno della Commisione Antimafia in merito alle torbide vicende che caratterizzavano l’avvio della realizzazione delle prime tratte ferroviarie TAV in Italia.

 

La sua relazione finale, corroborata da una notevole mole di documenti raccolti dallo SCO (Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato) non fu mai discussa in commissione, per evidente boicottaggio di tutte le parti politiche; l’Antimafia si sciolse il 23 Marzo 1996 per la fine anticipata della XII legislatura; nelle successive elezioni del 21 Aprile Imposimato non venne rieletto.

 

Rimane solo il libro, a questo punto, a raccontare fino al ’99 gli sviluppi di successive inchieste della magistratura che porteranno Imposimato, svanite le speranze un tempo suscitate dal Pool Mani Pulite, a “riflessioni finali” molto amare:

 

"Lo scandalo del TAV è l'emblema della degenerazione globale del sistema politico. Esso ha coinvolto maggioranza ed opposizione in egual misura. Dopo la repressione e la condanna della pubblica opinione, tutto è tornato come prima e la transizione ha avuto come effetto una caduta verticale del prestigio dei partiti e dei suoi esponenti. Ne è scaturita non una Repubblica rinnovata, ma una riedizione peggiore del vecchio sistema di potere. Si è organicamente strutturata l'alleanza tra ceto politico e forze dominanti del potere economico delle grandi imprese sia private che pubbliche, alle quali è demandato il controllo della totalità degli appalti delle grandi opere ..." [Riflessioni finali – pagg. 166-167]

 

Nel coacervo delle indagini giudiziarie furono coinvolte, tra le tante, due figure che oggi sono tornate ad occuparsi di TAV ai massimi livelli: Romano Prodi ed Antonio Di Pietro, rispettivamente Presidente del Consiglio e Ministro delle Infrastrutture nel Governo attuale.

 

In questo Dossier ricordiamo, unicamente con estratti da alcune delle pagine di “Corruzione ad alta velocità” che li riguardano, vicende appartenenti ad un passato abbastanza recente che tuttavia rischia di essere, dai più, dimenticato.

 

 

1.       Imposimato riferì a Prodi il marcio emerso dalle indagini. Lui, ex garante del TAV, restò zitto e imbarazzato.

 

2.       Prodi, la società Nomisma e la “consulenza d’oro” sull’Alta velocità.

 

3.       Ecco come funzionava il super-sistema per la gestione occulta di società a capitale pubblico.

 

4.       Società di progettazione create ad hoc per smistare mazzette.

 

5.       Ma a Milano Di Pietro non indagò sugli appalti TAV.

 

6.       Un giorno del ’93, prima che entrambi “scendessero in politica”, Di Pietro interrogò Prodi.

 

 



[1] Corruzione ad alta velocità di F. Imposimato, G. Pisauro, S. Provvisionato; Koiné nuove edizioni

 

Ferdinando Imposimato, giudice istruttore dei più importanti casi di terrorismo (caso Moro, attentato al Papa, omicidio del Presidente del Csm Vittorio Bachelet e dei giudici Riccrdo Palma e Girolamo Tartaglione), si è occupato di processi contro Mafia e Camorra e di sequestri di persona. Eletto al Senato della Repubblica (1987 e 1994) e alla Camera dei deputati (1992), per tre legislature è stato membro della Commissione antimafia. E’ stato, inoltre, Presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione. [dalla quarta di copertina]