DAL MOLIN:
NON è FINITA QUI
Romano Prodi non rappresenta la volontà della
maggior parte dei vicentini e la sua firma in calce
alla cessione di una parte del nostro territorio agli
Stati Uniti per noi non ha alcun significato dal punto
di vista pratico. Ronald Spogli può anche sventolare
davanti ai giornalisti quel pezzo di carta, ma per
noi la realtà resta una soltanto: la nuova base
Usa al Dal Molin non si farà.
Non ci aspettavamo più
nulla di positivo da questo Governo; un esecutivo che
ha preso a pesci in faccia la cittadinanza e lo stesso
Parlamento, dimostrando così ben poco rispetto
per chi li ha eletti e per le istituzioni. Un Governo
che non ha avuto nemmeno il coraggio di comunicare
ai propri cittadini la firma di cessione dell’area
del Dal Molin, bensì ha delegato l’ambasciatore
statunitense che, evidentemente, ha il potere di
dettare tempi e modi della politica del nostro Paese.
Per noi, comunque, nulla
è cambiato. Avevamo detto che, se necessario,
avremmo impedito alle ruspe di effettuare i lavori
di costruzione della base militare. Così sarà,
e ieri sera abbiamo voluto dimostrare simbolicamente
la nostra determinazione entrando, per più di
un’ora, nell’area militare del Dal Molin.
Nei prossimi giorni discuteremo, ci
confronteremo, costruiremo insieme le strategie di
lotta e le prossime iniziative. Ieri, per noi, non è successo
nulla di particolarmente rilevante. Il nostro percorso è appena
iniziato e siamo determinati a difendere la nostra
terra per un futuro senza basi di guerra.
Presidio Permanente, Vicenza, 15 giugno 2007
COMUNICATO STAMPA
PROGETTO USA PER DAL MOLIN:
NIENTE DI NUOVO
«Gli statunitensi hanno imparato molto bene
dal Governo italiano a prendere in giro la gente: sul
progetto di militarizzazione del Dal Molin, infatti,
hanno fatto il gioco delle tre carte spostando gli
edifici e modificando la conformazione visiva, ma non
certo i volumi e l'impatto dell'opera»; questo
in sintesi, è quanto affermato da Gugliemo Vernau
- coordinatore del pool di tecnici che ha
studiato i progetti a stelle e strisce - questo pomeriggio
al Presidio Permanente, dove è stato fatto il
punto sulle presunte modifiche di progetto presentate
durante il media day di ieri.
Non è vero, dunque, che i progettisti hanno
modificato l'opera per venire incontro alle esigenze
degli abitanti; piuttosto, gli statunitensi hanno fatto
un operazione di marketing con la quale hanno tentato
di svendere ai cittadini cambiamenti sostanziali che
non esistono. La nuova base ospiterà quattro
battaglioni e i relativi comandi; al Dal Molin, inoltre,
si sistemerà il comando di brigata. L'ingegnere
ha smontato in poche parole anche la tesi secondo cui
l'aeroporto potrà continuare ad essere utilizzato
come scalo civile: «se gli Stati Uniti permetteranno
a chiunque di atterrare a 135 metri di distanza dal
proprio comando di brigata - ha affermato Vernau -
io mi candido a diventare Papa».
Anche sui consumi di acqua ed energia elettrica l'ingegnere è stato
categorico; le richieste avanzate dagli statunitensi
ad AIM, infatti, parlano chiaro:è richiesta
una quantità d'acqua normalmente di 60 litri
al secondo con punte fino a 260 litri al secondo,
pari a quella che consumano circa 30 mila vicentini.
Chi dice che avranno un fabbisogno d'acqua pari al
venti per cento in meno di quanto consumano 1.200 cittadini,
dunque, mente sapendo di farlo.
Nessuna novità, dunque, dal media day di ieri;
la nuova installazione militare, se realizzata, ospiterà 21
depositi per materiali nucleari, biologici e chimici,
officine per la riparazione di automezzi e mezzi militari,
comandi di brigata e tutte le altre strutture già previste
dai piani precedenti. Gli statunitensi non hanno cambiato
proprio nulla, hanno soltanto spostato l'ubicazione
dei vari edifici. «Ma ora che hanno cambiato
il progetto - ha concluso Vernau - questo dovrà ripassare
per il Comitato Misto Paritetico, e noi saremo pronti
a sollevare tutte le questioni che in queste settimane
abbiamo evidenziato».
Vicenza, 15 giugno 2007
Presidio
permanente NO Dal Molin - Vicenza |