DAL MOLIN
MORATORIA: SE NON ORA, QUANDO?
I Parlamentari
che si dichiarano contrari alla realizzazione della
nuova base Usa a Vicenza sono 170; dicono di voler
impedire, attraverso il proprio impegno nelle istituzioni,
la costruzione dell’installazione
militare che vede contraria gran parte della comunità locale.
La scorsa estate avevano promesso al movimento vicentino
una moratoria sui lavori di realizzazione, in attesa
della seconda Conferenza sulle servitù militari,
prevista dal programma con il quale l’Unione
si è presentata agli elettori nel 2006. «Convinceremo
Prodi ad interrompere l’iter della realizzazione»,
avevano promesso. Ora, a quanto pare, si tirano indietro.
Alcune settimane fa sono iniziati i lavori di bonifica
bellica dell’aeroporto Dal Molin, funzionali
alla realizzazione dei progetti statunitensi. Li
abbiamo bloccati per alcuni giorni e abbiamo chiesto
ai Parlamentari di mantenere le proprie promesse:
portare subito in Parlamento la richiesta di dibattito
sulla moratoria e bloccare la realizzazione di un’opera
che coniuga la condivisione delle politiche di guerra
dell’Amministrazione Usa con la distruzione
del territorio e dei beni comuni da un lato, il disprezzo
per la democrazia e la partecipazione delle comunità locali,
dall’altro: il peggio del governo Prodi.
Ieri, 21 novembre, ci siamo recati a Roma per partecipare
ad un incontro promosso da questi Parlamentari, convinti
di discutere di come mettere in atto, nei tempi più brevi
possibili, la moratoria. Abbiamo scoperto che i Parlamentari
non proporranno più la moratoria, ma che dovremmo
essere noi cittadini, attraverso una raccolta firme
nazionale, a promuoverla; come se i compiti di chi
siede nelle istituzioni dovessero essere assolti
dai movimenti e da coloro che, in tutti questi mesi,
hanno sopportato il peso maggiore dell’opposizione
alla militarizzazione di Vicenza.
Vicenza non si prende in giro: chi si dichiara contrario
al Dal Molin deve essere coerente con le proprie
dichiarazioni e sfidare Prodi sul tema della moratoria,
portando in Parlamento – che tra l’altro
non ha mai affrontato il nodo Vicenza – il
dibattito; qualunque scelta diversa sarebbe un escamotage
per nascondere l’abbandono nei confronti della
comunità vicentina e di quanti si battono
contro la guerra e per la difesa della terra. Abbiamo
già visto il Governo promettere di ascoltare
la comunità vicentina e poi tradirla: c’è qualcuno
che vuol seguire il solco tracciato da Prodi? Non
portare subito in Parlamento la moratoria, infatti,
significa comportarsi nello stesso modo del Presidente
del Consiglio che, dopo aver promesso di voler considerare
la vicenda alla luce della volontà della
comunità locale, dichiarò dall’estero
di non opporsi alle richieste statunitensi svendendo
la nostra città.
Gran parte delle donne e degli uomini vicentini
e molti cittadini di questo Paese hanno già espresso
in mille forme la propria contrarietà alla
militarizzazione del territorio e alla presenza di
strutture funzionali alla guerra. Ora è compito
dei 170 parlamentari che si dichiarano contrari alla
realizzazione della nuova base Usa di Vicenza trasformare
questa contrarietà in fatti concreti all’interno
delle istituzioni nelle quali operano grazie al mandato
dei cittadini.
La moratoria è un compito di chi siede in
Parlamento, e da loro la pretendiamo. Non si può essere
contrari alla nuova base Usa senza poi fare i doverosi
atti per impedirne la realizzazione: la richiesta
di dibattito sulla moratoria va presentata in Parlamento
subito, entro e non oltre la mobilitazione europea
di dicembre.
Presidio Permanente, Vicenza, 22 novembre 2007
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