NO Dal Molin, 7-9-2008
VICENZA NON SI ARRENDE,
VICENZA SI DIFENDE
Ieri 20 feriti e 6 fermati: è il bilancio della manifestazione
pacifica che doveva concludersi con la costruzione
di una torretta di osservazione all'esterno del Dal
Molin. Si è conclusa, invece, con le cariche
della polizia, che hanno preso a pretesto
un pò di cemento a presa rapida per picchiare,
alzare per i capelli, insultare donne e uomini che
si esano pacificamente seduti per terra. Tutto è testimoniato
nel video che abbiamo prodotto e reso pubblico.
(Articoli
e video sono visionabili all'indirizzo http://www.nodalmolin.it/notizie/notizie_223.html)
La manifestazione del 13 settembre assume
un valore ancora più importante; non solo per
realizzare il pacifico sopralluogo collettivo e assicurarci
che i lavori non siano iniziati, ma anche per rispondere
a chi ha deciso di chiudere la questione vicentina
con la violenza e la repressione.
Domani, 8 settembre, apre all'interno del Festival
No Dal Molin il campeggio nazionale.
Info all'indirizzo http://www.nodalmolin.it/notizie/notizie_207.html.
L'appello "siamo tutti vicentini" è disponibile
all'indirizzo http://www.nodalmolin.it/notizie/notizie_215.html,
mentre il programma del Festival su http://festival.nodalmolin.it
Sono arrivati i violenti: hanno
anche i caschi, blu
Un sit in pacifico, con
donne e uomini, giovani e anziani, sgomberato a manganellate:
calci, pugni, le donne alzate da terra per i capelli.
Un poliziotto che infila le mani nelle tasche di
un manifestante sdraiato, gli sfila le chiavi dell'auto
e se le infila nel taschino della giubba. Manganellate
sulla siepe di recinzione della proprietà privata
all'interno della quale si rifugiano i manifestanti,
nel tentativo di colpire qualche altra testa, dopo
aver fatto già una ventina di feriti.
Il pretesto a tutto ciò è un po' di cemento
a presa rapida per rinforzare e rendere sicura la base
della torretta che lo stesso Questore aveva concordato
verbalmente; Giovanni Sarlo, infatti, nell'incontro
con alcuni presidianti precedente alla manifestazione
aveva assicurato moderazione: non mi piacerebbe picchiare
una signora di sessant'anni, aveva detto, garantendo
poi che la torretta poteva essere realizzata, ma dall'altra
parte della strada. Ma il Questore non è un
uomo di parola (qualcuno potrebbe dire che non è un
uomo d'onore) e le signore di sessant'anni le ha fatte
picchiare e tirare per i capelli. E, del resto, nell'incontro
aveva anche precisato che a Vicenza è stato
mandato per un motivo ben preciso. E, difatti, a Vicenza è stato
mandato per fare quello che gli riesce meglio: il
violento che, con l'uso della forza, reprime la democrazia.
Quella di ieri è stata una trappola, ben studiata
e costruita con l'inganno; prima un'inspiegabile blocco
del corteo, quando la Questura non aveva emesso alcuna
prescrizione al percorso richiesto dal Presidio Permanente.
Poi, dopo mezzora di calma apparente, l'improvvisa
decisione di sgomberare il sit in per demolire la erigenda
torretta. I poliziotti, con i quali fino a pochi minuti
prima anziani e donne chiacchieravano, cambiano improvvisamente
volto; «ti ammazzo, sporco pacifista»,
scandisce uno rivolto ad un anziato. La prima fila
di manifestanti seduti viene presa a calci; anfibiate
sugli stinchi, poi direttamente sulle pance o sui
volti. In sei vengono portati via di peso, uno dei
quali, dopo essere stato scaricato a terra senza
troppi complimenti, viene preso a calci da cinque
agenti. Finiranno tutti e sei in Pronto Soccorso
con traumi alla schiena, al collo, alla testa. La
seconda carica, altrettanto violenta, un'ora dopo;
questa volta, ad essere feriti, una quindicina di
persone che dovranno ricorrere alle cure ospedaliere.
I video realizzati dagli operatori del movimento
e dalla stampa raccontano una storia chiara ed inequivocabile;
un'aggressione a freddo contro cittadini inermi,
voluta esplicitamente dalla Questura vicentina per
cambiare la storia della città di Vicenza. «Qualcuno,
a tutti i livelli, vuol sabotare la consultazione popolare»,
ha dichiarato nel pomeriggio il Sindaco Variati; ed è evidente
che tra i sabotatori c'è Giovanni Sarlo il
quale, d'accordo col Ministro degli Interni, ha disatteso
gli accordi pattuiti e fatto picchiare i manifestanti.
La dignità di Vicenza calpestata dagli scarponi
chiodati non solo dell'esercito statunitense, ma anche
della polizia italiana, brutale come mai si era vista
nella città berica.
Cambia tutto, dunque. Perché è chiaro
che, d'ora in poi, ogni occasione sarà utile
al Questore per inscenare una nuova aggressione. Vuole
instaurare un clima di paura in città, far sapere
alle donne e agli uomini di Vicenza che, se si opporranno
alla realizzazione della nuova base statunitense, saranno
picchiati, fermati, tenuti per ore in Questura. E'
il regime dell'imposizione, del resto, che già abbiamo
visto all'opera in Val di Susa e a Chiaiano.
Hanno caricato perché vogliono aprire i cantieri;
e la realizzazione della torretta avrebbe compromesso
il segreto con il quale vogliono far entrare nel Dal
Molin le attrezzature e i macchinari necessari. Hanno
caricato perché vogliono chiudere la partita
con la città berica, calpestando la consultazione
popolare ed imponendo una soluzione di forza. Hanno
caricato, ma non ci hanno scoraggiato: noi vogliamo
impedire la costruzione della nuova installazione
militare statunitense. Per questo, sabato 13 settembre,
daremo vita ad una nuova manifestazione contro la
nuova base statunitense all Dal Molin. Obiettivo,
un sopralluogo collettivo per assicurarci che i lavori
non siano iniziati.
Altre info su http://www.nodalmolin.it
Presidio
permanente NO Dal Molin - Vicenza
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