BASE USA VICENZA
ORDINANZA SGOMBERO PRESIDIO
La democrazia non si demolisce
E’ singolare che la Giunta comunale presenti
l’ordinanza di sgombero e demolizione al Presidio
Permanente nel giorno in cui lascia Palazzo Trissino;
Sorrentino, che avrebbe voluto continuare a mangiare
astici sulle spalle dei vicentini, era nero d’invidia:
lui se ne va, mentre il Presidio resta.
Una Giunta sola e isolata chiede la demolizione di
uno spazio nel quale, la stessa mattina, sono state
presentate le 6178 firme raccolte nel solo giorno di
sabato 23 febbraio a sostegno delle iniziative del
Presidio Permanente: da una parte la tristezza e la
solitudine, dall’altra la partecipazione e la
democrazia.
La destra vicentina apre la campagna elettorale nel
modo che più gli si addice: puntando l’indice
contro un luogo di democrazia e partecipazione che,
in questi mesi, è diventato la casa di quanti
vogliono difendere Vicenza dalla militarizzazione e
dalla devastazione ambientale. Un atto sciocco, perché tutti
sanno che il Presidio Permanente non sarà demolito
né spostato di un millimetro fino a quando il
movimento che lo ha eletto a simbolo non avrà raggiunto
il proprio obiettivo: quello di impedire la realizzazione
della nuova base militare statunitense.
Un atto di arroganza, per compiacere ancora una volta
l’armata a stelle e strisce, messo in pratica
nell’ultimo giorno di amministrazione della Giunta;
e, del resto, chi ha svenduto Vicenza tradendo la volontà popolare
non poteva che tirare il sasso e togliere la mano.
La Giunta se ne è andata, ma il Presidio
Permanente è ben saldo a Ponte Marchese; le
bandiere del No Dal Molin che continuano a sventolare
sopra ai tendoni dove ogni settimana si riuniscono
centinaia di persone sono la miglior risposta a chi
vorrebbe demolire la democrazia per permettere la costruzione
di una nuova base di guerra.
Presidio Permanente, Vicenza, 26 febbraio 2008
6178 FIRME:
SIAMO TUTTI NO DAL MOLIN
Oltre ogni aspettativa la raccolta
firme di sabato scorso
“Se il reato è sognare un mondo migliore
e difendere la nostra città, anche io sono colpevole”:
6178 donne e uomini hanno sottoscritto, sabato scorso,
la petizione del Presidio Permanente; “siamo
tutti No Dal Molin”, recitava il volantino dell’iniziativa
volta a dimostrare la popolarità del movimento
che si batte contro la costruzione della nuova base
Usa a Vicenza.
«Un risultato di sei volte superiore al nostro
obiettivo che dimostra quanto questo movimento sia
radicato tra la cittadinanza»; la giornata di
banchetti che si è tenuta sabato 23 febbraio
era stata chiamata “operazione mille firme”: «lo
ritenevamo un obiettivo raggiungibile – hanno
commentato al Presidio Permanente – invece Vicenza
ci ha sorpreso ancora una volta con la sua disponibilità».
Sono bastate 8 ore e una trentina di banchetti sparsi
tra il capoluogo e la provincia per dimostrare, ancora
una volta, la «volontà della comunità locale
di difendere la propria terra dalla militarizzazione».
“Anche se non ero presente a tutte le
iniziative – recita la petizione – ne
condivido i fini e le pratiche: difendere la nostra
terra, la nostra città e il futuro dei nostri
figli è un diritto”: una prova di solidarietà alle
donne e agli uomini raggiunti da avvisi di garanzia
per l’occupazione della Prefettura vicentina,
ma anche la dimostrazione della condivisione di un
percorso che, nell’ultimo anno, ha visto l’occupazione
della Basilica Palladiana, il taglio dei cavidotti
funzionali alla nuova base, la piantumazione di 150
alberi all'interno del Dal Molin e il blocco degli
ingressi dell'aeroporto per impedire il proseguimento
delle bonifiche propedeutiche all'apertura dei cantieri.
«Qualcuno – hanno dichiarato al Presidio – voleva
dipingere questo movimento come isolato e arroccato
nel tendone di Ponte Marchese; la raccolta firme di
sabato scorso è la miglior risposta che potevamo
dare: i No Dal Molin sono ovunque».
Presidio Permanente, Vicenza, 25 febbraio 2008
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