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1.
E’ sotto gli occhi di tutti l’insostenibilità dei nostri sistemi di mobilità urbana.
Da tempo l’OMS denuncia il tributo in termini di aumento della mortalità e di maggiore diffusione di malattie che i cittadini italiani devono pagare a causa del peggioramento della qualità dell’aria. Ciò nonostante le amministrazioni italiane continuano a violare i limiti europei sulle emissioni di polveri sottili e vedono i loro piani per la qualità dell’aria contestati dalla Commissione europea.
La vivibilità e la fruibilità dello spazio urbano sono sempre minori: le città non sono più infatti anche il luogo della relazione sociale, ma semplicemente delle infrastrutture per la circolazione e la sosta di automobili. Tutto questo a danno innanzitutto per le categorie più deboli: gli anziani e i bambini. Per non parlare della perdita di tempo cui tutti noi siamo costretti a causa del traffico onnipresente e pervasivo e del degrado crescente del paesaggio urbano.
Anche dal punto di vista ambientale la situazione non è certo più rosea. Il trasporto nelle nostre città è tra le fonti più rilevanti di consumo di energia e, quindi, di emissione di gas che alterano il clima. Anche da qui viene il fallimento italiano che – al contrario di altri paesi come la Germania e il Regno Unito – non ha ridotto la produzione di CO2, ma continua ad aumentarla.

2.
Da tempo i tecnici hanno raggiunto una sostanziale condivisione sulle soluzioni da adottare:

  1. Potenziamento del trasporto pubblico locale in tutte le sue forme (bus, tram, metro, treni regionali, ecc.) per rendere la città accessibile, tutti i giorni e in tutte le ore.
  2. Diffusione di forme innovative di trasporto flessibile e rapido – come il car sharing, il bus a chiamata, la city logistics – che evitino di dover necessariamente ricorrere all’auto e al furgone di proprietà.
  3. Più verde e più aree pedonali per sottrarre spazio alle auto.
  4. Più spazio ai pedoni e alle bici per consentire – almeno nei brevi e brevissimi tratti – di spostarsi senza impatti negativi per la salute e per l’ambiente.
  5. La pianificazione urbanistica di città compatte che rendano economicamente sostenibile il trasporto collettivo.
  6. La tecnologia per rendere motori e carburanti più puliti e per fare della telematica prima un’alternativa e poi un supporto agli spostamenti. Tutto questo non per eliminare l’automobile dallo scenario urbano, ma per riportarla al ruolo che le è proprio, complementare al trasporto collettivo e agli spostamenti non motorizzati.

3.
Nel resto del mondo la questione della mobilità è al centro delle politiche urbane e viene affrontata con strumenti anche di forte impatto: si va dalla perfetta integrazione del trasporto pubblico degli svizzeri e degli olandesi ai “metrò su gomma” del Sud America, dalla congestion charge del “rosso” sindaco di Londra alle biciclette a noleggio di Parigi.
Anche la Commissione europea, normalmente restia – in omaggio al principio di sussidiarietà – ad occuparsi di questioni locali, ha messo la questione urbana al centro della propria azione sui trasporti e sull’ambiente. Il Libro verde sul trasporto urbano ha da poco visto la luce e nel corso del 2008 si darà luogo ad un piano di azione. E siamo orami abituati a non prendere sottogamba le intenzioni di Bruxelles.
In Italia invece la questione stenta a ottenere l’attenzione che merita. A livello locale non si riesce ad andare oltre azioni episodiche ed inefficaci, come le targhe alterne e le domeniche a piedi. A livello nazionale, l’erogazione di somme per comprare autobus o per favorire i taxi collettivi non basta certo a identificare un’azione politica degna di questo nome.

4.
Noi riteniamo che ci sia una questione in più: l’organizzazione della mobilità urbana (e, ormai, di tutta la città) intorno all’automobile. Una questione presente in altri Paesi, ma che in Italia è particolarmente evidente.
E’ una storia di lunga data, che comincia con lo smantellamento delle linee di tram e di bus negli anni ’50, prosegue con le tangenziali e le “bretelle” dei decenni successivi e finisce ai giorni nostri con le “rottamazioni ecologiche” che hanno prodotto il risultato – voluto? – di portare le città italiane in testa alle classifiche mondiali per rapporto tra automobili e popolazione.
Intorno all’automobile girano grandi interessi: da quello dei produttori di veicoli a quelli di chi costruisce le strade e distribuisce i carburanti. Sono interessi imponenti capaci di condizionare le politiche dei trasporti a livello nazionale e locale e di influire – innanzitutto attraverso la pubblicità – sulle preferenze e sui comportamenti di massa.
Per affermare una mobilità alternativa rispettosa della città, dei cittadini e dell’ambiente non bastano dunque nuove soluzioni tecnologiche o organizzative.
E’ necessario un lavoro politico più ampio:

  1. che rifletta sulle ragioni e sugli effetti della mobilità centrata sull’auto;
  2. che contrasti gli interessi legati all’auto, mettendo in rete le esperienze alternative e puntando a creare la massa critica necessaria per un cambiamento profondo del sistema della mobilità urbana;
  3. che alimenti una nuova cultura della pianificazione urbanistica e del trasporto collettivo capace di migliorare la qualità delle nostre città;
  4. che restituisca alle singole persone gli strumenti culturali per partecipare attivamente alla costruzione di una nuova mobilità urbana.

5.
Abbiamo costituito l’Associazione NOAUTO per questo.
Per cercare di diffondere la consapevolezza che non si migliora il sistema della mobilità urbana se non si esce dalla centralità dell’auto.
Siamo convinti che occorre un lavoro impegnativo e di lunga lena – capace anche di affrontare le asprezze del conflitto con alcuni grandi poteri del nostro Paese e di ribaltare valori e modelli di consumo diffusi. Un lavoro necessario per rendere possibile la transizione verso un sistema di mobilità urbana radicalmente alternativo a quello esistente.
Abbiamo le nostre convinzioni, ma certo non pensiamo di avere la verità in tasca.
Vorremo però che della questione almeno si discutesse; e non in alcuni ristretti circoli di tecnici o di appassionati della bicicletta e del tram, ma negli organi di comunicazione di massa, nei grandi giornali, nelle radio e nelle tv.
“Possono le nostre città sopravvivere continuando a scommettere tutto sull’automobile?”
 “Quali politiche pubbliche – europee, nazionali e locali – quali capacità industriali e quali comportamenti individuali possono rendere possibile quello che oggi appare solo un’utopia: la città libera dal dominio dell’auto?”
“Quale lavoro politico e culturale e quali strumenti istituzionali possono consentire ai cittadini di riprendere la parola e di decidere senza condizionamenti dell’assetto della città e del suo sistema di mobilità?”
Ecco, ci piacerebbe leggere articoli intorno a questi quesiti, vedere servizi in tv, sentire qualche politico che – tra la crisi di governo, la legge elettorale e la munnezza – si occupi anche di questo.
E sogniamo anche che se ne parli tra la gente; che ciascuno di noi si renda conto che se non si arriva alla fine del mese è anche colpa della “tassa” che ogni mese paghiamo all’automobile. Che ciascuno di noi si renda conto che meno auto vuole dire più salute, più tempo e più spazio per noi e per i nostri cari…


Il giorno 15 NOVEMBREa Roma, in Via dello Scalo di S. Lorenzo 67, presso la sede di "Carta", ore 10.30, si svolgerà un incontro, aperto a chiunque voglia partecipare, per discutere della impostazione delle prossime iniziative di NOAUTO. In particolare:
- sviluppi della campagna sulla REGOLAZIONE PUBBLICITA' AUTOMOBILI
- discussione e lancio di una campagna per una LEGGE SPECIALE PER LA MOBILITA' URBANA
- verifica della possibilità di INIZIATIVE LOCALI PER UNA CITTA' A MISURA D'UOMO


da http://nuke.noauto.org/

Ultimo aggiornamento: Giovedì, 30-ott-08