Un piano "insignificante" del Comune di Napoli
La Rete Campana Salute ed Ambiente ritiene assolutamente
privo di ogni reale contenuto partecipativo il piano
comunale per la raccolta differenziata che la Giunta
comunale di Napoli porterà oggi alla discussione
del
Consiglio; un provvedimento "blindato", chiuso ad
ogni
possibile modifica o integrazione dei cittadini, come
ha
ribadito più volte l’assessore Mola in
questi giorni
("questo è l’unico piano possibile per
Napoli"). Solo a
piano già chiuso, dopo aver abbondantemente
discusso con
le burocrazie delle associazioni degli industriali,
dei
commercianti e dei sindacati, spinto dalla mera esigenza
di
darsi un belletto "democratico", il Comune ha sentito
la
necessità di ascoltare le realtà di
base
dell’associazionismo civile e dei movimenti sociali;
le
quali, avendo chiesto di poter almeno visionare il
piano, ne
hanno avuto copia solo venerdì pomeriggio (tre
giorni fa),
con la pratica impossibilitá di produrre osservazioni
mirate da discutere in consiglio comunale e nella città.
La Rete condivide questo giudizio con il Wwf, gli amici
di
Beppe Grillo, l’Assise di Palazzo Marigliano,
il Comitato
Allarme Rifiuti Tossici ed altre associazioni e realtà di
base presenti alle recenti audizioni della Commissione
Ambiente, mobilitate da anni per affermare una diversa
politica dei rifiuti ed un nuovo piano regionale partecipato
dalle popolazioni campane, incentrato sulla strategia
rifiuti zero come alternativa ad inceneritori e
megadiscariche .
Alla luce di una prima valutazione, la Rete giudica
il piano
un semplice assemblaggio di "buoni propositi" e minuziose
banalità da manuale sulla raccolta differenziata,
privo di
specifiche concrete sul piano dei finanziamenti,
dell’organizzazione, del coinvolgimento e del
controllo
popolare.
Nello specifico, la Rete considera ingiustificata
la
limitazione del programma di raccolta differenziata
domiciliare a quote ristrette della città, con
lenti tassi
di espansione; così come giudica gli obiettivi
che il
piano si propone, relativamente alle percentuali di
raccolta
differenziata raggiungibili (22% nel 2008, 48% nel
2012),
assolutamente inadeguati all’emergenza ambientale
in
corso, illegali in relazione agli obblighi minimi stabiliti
dal d.l. 15272006 e dalla legge 196/2006 (che prevedono
il
45% nel 2008 ed il 65% nel 2012), incoerenti con i
tassi di
incremento annui della raccolta verificati in tantissime
situazioni nazionali ed europee dove è stata
introdotta la
raccolta domicilare (dalle esperienze della municipalità
di Japigia a Bari a quelle del consorzio Priula in
Veneto,
si rilevano incrementi nel 20-30% annui, anziché il
rachitico 6% medio fissato dal comune in base ad
inverificabili prescrizioni dell’APAT.
) Va inoltre rilevato che non si specificano le forme
di
incentivazione fiscale necessarie a premiare i comportamenti
virtuosi (dall’adesione ai programmi di raccolta
all’attivazione del compostaggio domestico e
condominiale).
La Rete ritiene quindi di essere davanti all’ennesima
messinscena del Comune di Napoli, che continua a rifiutarsi
di promuovere una seria politica di riduzione, recupero
e
riciclo dei rifiuti; basti pensare che tutt’oggi,
in
attesa del piano, non sono stati emanati semplicissimi
provvedimenti di urgenza per la riduzione dei rifiuti
(ordinanze sindacali per il divieto di vendita per
6 mesi di
monouso e bottiglie d’acqua in plastica, il ritiro
degli
imballaggi presso la grande distribuzione, etc.).
E’ quindi evidente, al di là delle belle
parole e dei
comodi distinguo di competenze, la volontà del
Comune di
Napoli di attribuire un ruolo marginale alla riduzione
dei
rifiuti, alla raccolta differenziata e al riciclaggio,
affidando invece all’incenerimento la “soluzione
finale” del problema. Una volontà sostanziata
dalla
proposta comunale di affidare all’ASIA (cioè al
soggetto
organizzatore della raccolta differenziata) anche la
gestione dell’inceneritore di Acerra, creando
così un
tragico conflitto di interessi che danneggerebbe le
politiche di recupero della materia a favore di quelle
del
(falso) recupero di energia.
Un allineamento sostanziale con le politiche inceneritoriste
deilla Regione e del governo nazionale, tanto più grave
adesso che l’irresponsabile gabinetto Prodi ha
autorizzato
la combustione delle ecoballe fuori norma nell’impianto
acerrano, in spregio alle norme nazionali ed europee
per la
tutela delle risorse ambientali e della salute.
Di fronte alla ottusa e criminale pervicacia delle
Istituzioni e dei partiti a perseguire politiche contrarie
al bene comune, la Rete ribadisce la necessità di
promuovere la mobilitazione popolare, con il coinvolgimento
di tutti i cittadini ed i soggetti impegnati a difendere
la
salute ed il territorio dall’affarismo e dal
malgoverno.
Una nuova fase di pianificazione delle risorse territoriali
e di gestione onesta, democratica ed efficace degli
apparati
pubblici di governo può nascere solo dalla insurrezione
morale e politica delle persone e delle forze organizzate
di
base della nostra regione.
Napoli, 4 marzo
Rete Campana Salute ed Ambiente
segnalato da: Comitato
in difesa del Vallone di San Rocco |