Melendugno (LE)
Salviamo la Palude “Cassano” di San Foca (Melendugno – Le)
Raccolta firme per salvare il turismo melendugnese e vernolese!
La palude di Cassano è in pericolo! Ancora qualche settimana e sarà asservita a bacino artificiale per lo sversamento dei reflui urbani e industriali trattati dal Depuratore Consortile “Puglia2” di San Foca di Melendugno.
Il famoso microsistema ambientale melendugnese, che Dario Ferreri, Marco Bodon e Giuseppe Manganelli nel loro studio: “MOLLUSCHI TERRESTRI DELLA PROVINCIA DI LECCE, hanno fatto conoscere a livello internazionale come sito senza eguali di molluschi terrestri rarissimi, quali il Carychium hellenicum (unico esemplare in Italia), i Vertigo antivertigo,Vertigo pygmaea, Vertigo angustior, Vallonia enniensis, Paraloma caputspinulae (unici per la Puglia) e i Daudebardia brevipes, Daudebardia rufa, Euconulus fulvus (unici per la Provincia di Lecce) rischia di scomparire per sempre.
Il sito, che l’Università di Lecce aveva acquistato il 28 dicembre 1427 dal barone Fino De MONTIFUSCOLO con “…i canneti e tutti gli altri alberi, gli acquari ed i corsi d’acqua o paludi che fluiscono fino al mare … i benefici delle peschiere, beviere e tutti i rivoli di sua proprietà, col diritto di cacciare gli uccelli e pescare …”, era fin dall’antichità noto per essere zona di pesca di pregevole valore e una delle poche zone in cui sopravvivono esemplari molto rari di Emys orbicularis (Tartaruga lacustre europea) che uno studio di TIZIANO FATTIZZO (DISTRIBUZIONE DI EMYS ORBICULARIS NEL SALENTO) ha dimostrato essere uno dei pochissimi siti salentini in cui sono stati riscontrati nuclei vitali, ma numericamente esigui di tartarughe, tanto da ritenerli, nel breve periodo, a rischio sopravvivenza.
Siamo in presenza di un atto di prepotenza perpetrato ai danni di ignari cittadini, che sostengono di non aver mai ricevuto alcuna comunicazione in merito ai lavori di scavo eseguiti sui loro terreni, e di un progetto di incosciente e arrogante devastazione sfrontatamente elaborata ai danni di uno degli ultimi e incontaminati microsistemi naturalistici rimasti nell'agro melendugnese, secondo per importanza soltanto alle “Cesine” (sito protetto dal W.W.F.). Sapere che qualcuno, senza neanche avvertire i proprietari dei terreni interessati, si é arrogato il diritto di scavare un canalone largo dodici metri e lungo alcune centinaia con l'intenzione di portare l'acqua “fitodepurata” fino al mare, ci ha lasciato sbigottiti.
In realtà, lo scempio ambientale é di enormi proporzioni, da una parte perché il canale così come é stato scavato difficilmente potrà permettere l'affinamento adeguato dell'attività di fitodepurazione (visto che collegandosi direttamente con il canale di bonifica già esistente, porterebbe troppo velocemente l'acqua prodotta dal depuratore fino al mare), dall'altra perché se si verificassero ancora le situazioni problematiche che hanno portato ai comunicati stampa e agli articoli di giornale dei mesi scorsi in cui si denunciavano ingenti scarichi di fanghi anomali nella fognatura nera, le spiagge melendugnesi, vernolesi e otrantine ne sarebbero interessate e la già difficile situazione economico-turistica delle imprese commerciali di tutta la costa potrebbe risultarne fortemente compromessa. Quand'anche fossero state rilasciate tutte le autorizzazioni e i nullaosta previsti dalla legge, resta il fatto che l'ambiente é in parte stato, e forse lo sarà per sempre, irrimediabilmente sconvolto. Invece che di sole trincee drenanti, straripanti di liquido nauseabondo, a cui i melendugnesi hanno ormai purtroppo fatto l'abitudine, potrebbe esserci domani un enorme lago pieno di liquido maleodorante, splendida culla-incubatrice naturale di miliardi e miliardi di zanzare e insetti vari di cui nessuna attività di disinfestazione potrebbe mai avere ragione. E che dire del convogliamento in mare dell'eventuale liquido “fitodepurato”? Se soltanto qualcosa non andasse per il giusto verso la distruzione delle coste sarebbe pressoché totale. E allora quale sarebbe l'entità del lastrico sul quale si troverebbero le imprese commerciali di tutta la costa? Chi ha permesso che si autorizzasse un'azione simile? E perché? Chi ha dato il tacito consenso a questi signori di devastare un sito ambientale di così vitale valore dal punto di vista storico e scientifico? C'erano i presupposti dell'urgenza e della necessità pubblica? Siamo sicuri di no. Melendugno é forse terra di nessuno o un reame autonomo, esente da leggi? Siamo in presenza di un enorme abuso ai danni dei proprietari, dell'ambiente e dei cittadini di tutto il Salento e perciò invitiamo la popolazione melendugnese, e il mondo universitario, la stampa e tutte le televisioni nazionali e locali alla mobilitazione permanente contro il proseguimento dello scempio che si sta consumando nella palude di Cassano e che rischierà di mettere in pericolo le coste salentine e il tutto il settore turistico fino ed oltre Otranto. Pertanto, chiediamo di:
- Bloccare subito i lavori;
- Salvaguardare l’ambiente lacustre della zona di Cassano a San Foca;
- Dichiarare la “Palude di Cassano” Sito ambientale di importanza internazionale;
- Richiedere la protezione del WWF come il vicino sito delle “Cesine”;
- impedire che il depuratore privato possa sversare nel Depuratore Consortile, di natura pubblica;
- Ripristinare tutto alla normalità e a destinare l'acqua trattata dai depuratori alle sole trincee drenanti esistenti, dopo averle opportunamente ricondotte alla loro naturale normalità d'uso;
- Impedire l'ampliamento del Depuratore Consortile o, in subordine ridimensionarne la portata alle sole necessità pubbliche.
Associazione Melendugno Nostra - Comitato no acquarossa |