MUTUO SOCCORSO -
di Chiara Sasso
Presidiare
la luna
CARTA settimanale 25 - 31 Luglio 2008
Presidiare la luna. Ci sono eventi che bisogna cogliere
al volo: la luna piena di luglio viene una volta all’anno
e non è una banalità. Luglio porta con sé le
condizioni ideali per cui si può salire in montagna.
In alto. Si può camminare di notte, la temperatura
permette di attardarsi, girovagare fino all’alba senza
grandi problemi. E’ difficile a volte staccarsi dalla
quotidianità, e questo e quello da fare. Occorre fare
strappi e decidere di preparare lo zaino e cascasse il mondo
salire. Ne vale la pena. La retorica della montagna vuole
sentimenti di continua sfida e competizione. Per chi è nato
in vallate alpine, per chi non prende in esame grandi ascensioni
(di attualità il Nanga Parbat), per chi apre le finestre
e tutte le mattine ha negli occhi catene montuose, l’abitare
in montagna è un semplice prolungamento della propria
casa.
Si comincia prestissimo, per mano ai nonni, ai genitori
e si continua. Da grandi si fanno i conti con gli impegni
che portano altrove. Ma lo sguardo è sempre lì,
come i discorsi: “hai visto oggi? Che giornata, bisognava
salire”. Per fare cosa? Per vivere altra dimensione.
E’ difficile da spiegare. Semplicemente per sentirsi
bene. Rimessi al mondo. Svuotati di tanti affanni, parole,
ritrovare un senso alla propria esistenza, un equilibrio.
Di notte poi, con la luna piena che la fa da padrona, ci
si sente rivoltati come un guanto. Si cammina in fila indiana
parola d’ordine: silenzio. E tutto trova un ordine
con leggerezza i ricordi i progetti, amici, volti. I sentieri
tagliano i versanti delle montagne, dolcemente, per salire
in cima.
Può capitare (è successo quante volte),
che all’improvviso la persona che hai davanti metta
un piede in fallo, l’erba bagnata di rugiada, oppure
secca, e si cade. Tempo zero, quasi non ti accorgi e invece
di rialzarti trovando un appiglio, viene a mancare l’equilibrio
e ti ribaldi e non si sa cosa succede rotoli come un
sacco di patate. C’è una forza di gravità che
non si tiene mai in conto. Prendi velocità e rotoli
per il prato scosceso che diventa vallone a risucchio e pensi “non
mi fermo” e ancora “è finita” come
una naturale conseguenza di una vita vissuta piena. C’è sempre
una pietra dove sbatti la testa. Amen. Altri recupereranno.
Se la montagna non ti accoglie, ti rialzi, indolenzito e
riprendi a camminare, indosso neanche da dirlo la maglietta
Clan–destini.
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