MUTUO SOCCORSO -
di Chiara Sasso
L'accoglienza
dei limoni, altro che Bronzi
CARTA settimanale 11 - 17 Luglio 2008
Metà del risultato è raggiunto nel momento
in cui si arriva qui a Riace. Ulivi, limoni, sambuco, il
contatto con questa realtà fa il resto. Si viene scecherati
dagli incontri fra vicoli e botteghe, si viene messi sotto
sopra dalla grande energia che trasmette il borgo recuperato
per un turismo solidale, una parte prestato per il progetto
di accoglienza richiedenti. Una comunità intera che
si raffronta con famiglie kurde, palestinesi, eritrei. Un
processo di integrazione che porta anche un po’ di
economia e permette a quattro ragazzi riacesi di lavorare.
Venerdì 4 luglio promosso da Recosol e dall’Asgi
si è svolto l’incontro con centri di accoglienza,
sono venuti da Modena, da Genova, da Comiso, da Bergamo,
Terni, Ragusa, Manfredonia, presente Paolo Artini dell'Agenzia
dell'ONU per i Rifugiati, assente il direttore dello Sprar
per impegni sopraggiunti. Presenti i centri di Badolato,
di Catania, Acri, Acireale, Reggio, Grottaglie. Il bisogno
di confrontarsi ha superato la calura, la sala consigliare
ammorbidita da un cesto di limoni, salvia fiorita, rosmarino,
basilico per ricordare la bellezza del luogo, la parola al
sindaco Domenico Lucano: “Ha portato a questo paese
più lo sbarco dei Kurdi che il ritrovamento dei bronzi”.
Quando si rimane a strapparsi le parole gli uni con gli altri,
oltre il tempo, oltre i caldo afosissimo, quando si continua
fuori, con granita al bar e testa sotto le fontane, vuol
dire che il tema è sentito. C’era bisogno di
questo incontro e si ripeterà.
Gianfranco Schiavone
(associazione studi giuridici), annotava su cartelli le proposte,
le critiche. Bisogna ripartire dando la parola a chi ci lavora
nei centri di accoglienza. Un incontro per tutti vissuto
come un evento ma il vero evento era un altro, sabato si
sono sposati Antonio e Maria Antonietta, due ragazzi che
fanno parte della cantoria, per questo nei giorni precedenti
era tutto un provare. “Alleluia”, scappa la vigilessa
in chiesa per le prove, scappa il barista. E finalmente ci
siamo. Il parroco don Battista condivide la nazionalità congolese
con Berthin Nzonza che ha portato all’incontro la voce
dei diretti interessati al servizi asilo rifugiati. Nella
notte fra venerdì e sabato sono apparsi in tutta Riace
palloncini bianchi e manifestini di auguri (Alleluia). Una
giornata speciale donne con abito lungo di raso luccicante,
uomini con giacca, nonostante i quaranta gradi. Chiesa gremita,
i bimbi palestinesi, kurdi sgranavano gli occhi per tanto
sfavillare: alleluia. Più di due ore di celebrazione,
al termine don Battista lancia un grido: “Attenzione.
Il riso non buttatelo in chiesa che non abbiamo personale, buttatelo
fuori che ci pensa il comune”. Andiamo in pace e così sia.
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