NOTA SULLO STATO DELLA RIAPERTURA DELLA DISCARICA
DI TERZIGNO.
A cura di Angelo Genovese con il contributo del Coordinamento dei Comitati Civici
di Boscoreale, Boscotrecase e
Terzigno.
CARATTERIZZAZIONE DELLA DISCARICA S.A.R.I. DISMESSA.
La discarica Sari è una discarica di 1a Categoria
per Rifiuti urbani ed assimilabili. Ha iniziato la
sua attività nel 1988 e il 1994 è l’anno di fine attività.
La sua capacità volumetrica è di 1130000 m3 e la sua superficie è di
18000 m2. La quantità di rifiuti smaltiti è stata
di 900000 tonnellate.
La discarica è divisa in tre zone denominate A, B, C. La zona B è corredata
di impianto di
biogas funzionante e di un impianto per l’irrorazione
di acqua sulle terre di copertura finale. La
zona C insiste in una cava a fossa ed è stata
ampiamente utilizzata per lo stoccaggio di RSU. La
zona A è stata parzialmente organizzata per la ricezione di RSU, con una
capacità volumetrica di
1000000 metri cubi.
POPOLAZIONE RESIDENTE NEI COMUNI PIÚ PROSSIMI
ALLA DISCARICA
Terzigno 15.870
Boscoreale 27.168
Boscotrecase 10.638
Trecase 9.179
Illogicità urbanistica della ubicazione
della discarica.
Semplicemente osservata sotto il profilo dell’opportunità urbanistica,
la scelta della discarica di
Terzigno appare veramente illogica almeno per i seguenti
motivi:
1) É ubicata in un Parco Nazionale.
2) É ubicata nella Provincia con la più alta densità abitativa
d’Italia4.
3) Il criterio della compartimentazione per Province
non ha alcun senso, se non quello di
una rozza semplificazione amministrativa, in quanto
la pianificazione deve essere
regionale.
4) Le strade di accesso sono poche, strette, in cattive
condizioni e attraversano centri
densamente abitati.
5) É molto vicina ad importanti insediamenti
abitativi
IMPATTO AMBIENTALE ED ECONOMICO DELLA DISCARICA.
Una valutazione d’impatto ambientale ed economico è, ovviamente,
cosa più complessa rispetto a quanto tratteggiato in queste semplici note.
Tuttavia per grandi linee può essere riassunta
nei
seguenti capitoli:
• Danno alla pubblica salute.
• Ulteriori disagi per la popolazione
• Deturpamento paesaggistico e danno al ricostituendo ecosistema del Parco
Nazionale del
Vesuvio.
• Danno d’immagine rispetto al turismo e alla Comunità Internazionale.
• Danno alle attività di produzione agricola.
• Danno alle attività di ricezione turistica e di svago.
Danno alla pubblica salute.
I danni alla pubblica salute –in riferimento ad uno stoccaggio di rifiuti
conforme al dettato di
legge e, quindi privo di rifiuti di altra natura e
pericolosità- derivano
essenzialmente dai seguenti
motivi:
1. Esalazioni gassose. É dimostrato che è praticamente
impossibile evitare l’emissione di
gas ed esalazioni mefitiche dai siti di stoccaggio
dei RSU. L’esperienza
della precedente
gestione dell’impianto S.A.R.I. (allora recettivo di una minore quantità di
rifiuti pro die)
ha spesso causato fenomeni di nausea con anche alcuni
ricoveri ospedalieri per gli abitanti
residenti anche a circa 2 km in linea d’aria
dalla discarica. La situazione diviene
particolarmente grave nei mesi estivi quando i fenomeni
putrefattivi e fermentativi sono
molto più marcati e quando vi sono correnti
eoliche ascendenti. Gravissime sarebbero, poi,
le conseguenze di fenomeni combustivi (anch’essi
non rari).
2. Inquinamento della falda acquifera. Un parere del Servizio
Geologico Nazionale del
luglio 1997 dichiarava estremamente pericolosa per
la salvaguardia della falda acquifera
l’ubicazione di una discarica nel sito in questione6. Studi sulla qualità delle
acque di falda
effettuati dall’ARPAC nel 2001 rilevano che nella zona di Terzigno: l’acqua
presenta
valori di concentrazione di alcuni macrodescrittori
decisamente lontani dai valori medi
della zona, probabile effetto dei già citati
elementi di preoccupazione del Servizio
Geologico Nazionale.
D’altra parte qualsiasi cava di roccia si dichiara esaurita quando la materia
prima è finita
ed ormai ci si trova su strati di diversa natura (nel
nostro caso di sabbia).
Inoltre, nel tentativo di impermeabilizzare l’invaso,
la legge e la prassi impongono la
realizzazione di rivestimenti impermeabilizzanti dello
stesso (costituiti da strati di argille e
di plastica). Questo è solo un metodo che riporta
con pesanti interessi la questione a
distanza di qualche decina di anni. Infatti, un simile
strato impermeabilizzante prima o poi
produrrà qualche falla. Nel frattempo il percolato
dei rifiuti (idratato dalle precipitazioni
meteoriche) genererà acidi umici (dell’humus)
dalla componente organica. Tali acidi
umici sono particolarmente aggressivi per i metalli
pesanti presenti nei rifiuti (ad es.:
mercurio, piombo, zinco, cadmio presenti nelle batterie)
rendendoli non solo eluibili ma
anche facilmente assimilabili dai sistemi biologici
e dall’uomo. A questi
va aggiunto un
coacervo di sostanze organiche altrettanto pericolose.
Pertanto una qualsiasi falla
permetterebbe l’improvvisa immissione in falda di un’altissima
concentrazione di veleni.
Se, allo stato attuale lo sfruttamento della falda
a valle della discarica è limitato,
non
potremmo dire lo stesso tra decine o centinaia di anni
di distanza laddove si paventa da più
parti un periodo di siccità che, inevitabilmente, porterà la comunità umana
a cercare nuove
fonti di approvvigionamento idrico anche in queste
zone.
3. Contaminazione da percolato delle zone limitrofe. Già l’attuale
permanenza della ex
discarica S.A.R.I., mai bonificata, comporta il continuo
efflusso (tracimazione dal livello
d’impermeabilizzazione) di percolato che già invade
le terre circostanti anche coltivate.
Resta ovvia la preoccupazione per contaminazioni dei
prodotti agricoli.
4. Passaggio di autoveicoli. Come
già segnalato, si prevede
un passaggio medio di migliaia
di camions e autocompattatori da e verso la discarica.
Il pessimo stato delle strade, che
sarebbe ulteriormente aggravato dall’intenso
transito degli autoveicoli in questione,
comporterebbe un acuimento dei disagi per i cittadini
con pericolo per la loro salute. Tali
strade attraversano peraltro centri densamente abitati
e, normalmente, con un’elevata
intensità di traffico. I danni per la salute
sono ascrivibili a:
a. Alta rumorosità notturna.
b. Polvere (le strade sono in parte costantemente coperte
dal terreno dilavato dal
Vesuvio) soprattutto nei periodi siccitosi successivi
alle piogge con sollevamento
di polveri fini ed ultrafini.
c. Smog.
d. Percolato sulle sedi stradali fuoriuscito dai mezzi di
trasporto.
5. Pullulazione di specie pericolose. Alle discariche, comunemente,
si associa una
pullulazione di specie biologiche pericolose per la
salute umana sia direttamente (batteri e
parassiti) sia per la presenza e la moltiplicazione
di ospiti intermedi e vettori (ratti,
gabbiani, insetti) a loro volta potenziali vettori
anche di patologie virali.
Tutti questi pericoli sono anche amplificati dalla
natura dei rifiuti. I rifiuti indifferenziati
presentano, infatti, alti rischi di interazione tra
composti e la commistione di sostanze diverse lì
presenti per superficialità o dolo. Né i
gestori del business rifiuti in Campania hanno mai
dato prova di comportamenti virtuosi.
Già uno studio Eurohazcon del
1998 ha evidenziato, su scala europea, un significativo
aumento
del rischio di anomalie congenite non cromosomiche
tra persone residenti entro 3 km dal sito di
discarica. Da questi primi risultati ne è discesa una letteratura scientifica
più articolata e complessa su scala continentale.
In questa va inquadrata anche il rapporto dell’Istituto
Superiore della Sanità del
2004 dal titolo Valutazione del rischio sanitario e
ambientale nello smaltimento di rifiuti urbani e pericolosi8
dal quale risulta un elevato tasso di malattie congenite
soprattutto per il Comune di Boscotrecase. Anche se
tali studi epidemiologici difficilmente possono dimostrare
uno stretto
rapporto causa-effetto per l’enorme numero di variabili, ciò che
conta sottolineare è che comunque tali zone dovrebbero limitare
l’incremento dei fattori di rischio! Certamente
una siffatta discarica a poche centinaia di metri
costituirebbe un elemento di rischio. Sarebbe come
dare un
pugno in faccia ad un malato terminale.
Ulteriori disagi per la popolazione.
Come già segnalato, oltre ai disagi derivanti da rischi per la salute,
la qualità della vita nei
Comuni interessati sarebbe compromessa dall’aumento
del traffico veicolare insopportabile per
zone già così congestionate. Va, inoltre
segnalato un ovvio deprezzamento del valore degli
immobili e sicure ripercussioni sull’occupazione in quelle attività ricettive
di cui si farà cenno
successivamente.
Deturpamento paesaggistico e danno al ricostituendo ecosistema del Parco
Nazionale del Vesuvio.
Già la presenza della discarica di per sé, nel Parco Nazionale
del Vesuvio, con l’alterazione di
molteplici parametri ecologici, comporta una grande
forza di impatto sul ricostituendo e, pertanto, delicato
ecosistema dell’area prospiciente. A questo va aggiunto
il moltiplicarsi delle attività umane conseguenti
a tale impianto, non ultime a quelle relative al trasporto
dei rifiuti (traffico veicolare).
Dal punto di vista strettamente paesaggistico (estetico)
per tutto il tempo dell’attività di
discarica e per il successivo (auspicato ma dubbio)
periodo di bonifica del sito, il paesaggio ne
sarebbe ovviamente gravemente danneggiato.
Danno d’immagine rispetto al turismo e alla Comunità Internazionale.
Il Vesuvio rappresenta una delle zone maggiormente
presenti nell’immaginifico
collettivo
mondiale. Esso è strettamente collegato, per
i circuiti turistici, a Pompei ed Ercolano, alla penisolasorrentina
e a tutta la provincia di Napoli. Una discarica come
quella della S.A.R.I. comporta unelevato impatto negativo
in tal senso. La stampa internazionale, sempre attenta
(anche fin troppo) ai danni arrecati al belpaese denuncerebbe
immediatamente tale scellerata scelta con evidente
danno di immagine per tutta la provincia.
Danno alle attività di produzione agricola.
La produzione agricola compatibile con l’ecosistema
vesuviano sta rivivendo un momento di
sviluppo proprio grazie all’idea di prodotti di qualità ottenuti
in un’area protetta. Di particolare
rilievo da un punto di vista economico sono i vini
e le albicocche, prodotti tipici della zona. Al di
là
di un’effettiva contaminazione del suolo, la stessa idea di discarica comporterebbe
una svalutazione di tali prodotti anche vista la grande competitività dei
mercati in cui si collocano.
Danno alle attività di ricezione turistica
e di svago.
Lungo tutta la via provinciale Panoramica e sulla via
Cifelli, che da Boscotrecase s’inerpica sul
Vesuvio, per effetto del Piano Regolatore Intercomunale
che ha destinato tali aree a turismo,
recettività e ristorazione, esistono centinaia di esercizi tra alberghi,
ristoranti, locali tipici ecc.. Essi svolgono un’intensa attività per
tutto l’anno rivolta non solo al turismo ma anche a congressi, ricevimenti
e alla quotidiana attività d’esercizio. L’impatto su queste
attività economiche sarebbe disastroso.
ASPETTI GIURIDICI
OPPOSIZIONE PER MOTIVI ECCEZIONALI
Quello di Terzigno, è un sito dichiarato di interesse nazionale per l’alto
rischio ambientale
e, pertanto sottoposto ad interventi straordinari di
bonifica (legge 30 luglio 2002 nr. 180, art. 14 –nota punto p-undecies - e successivo Decreto 27/12/2004
del Ministero dell’Ambiente e della
Tutela del Territorio). Il carattere di urgenza del
decreto, in assenza di valutazioni di opportunità,
rischia di generare un vero e proprio disastro ambientale.
Esso è collocato nel Parco Nazionale del Vesuvio (Legge 6 dicembre 1991
n. 394) e, cioè, in
una delle aree che maggiormente dovrebbero essere tutelate
da interventi ad alto impatto
ambientale. Il riconosciuto valore paesaggistico dell’area è dimostrato
anche dal fatto che ancor
prima di essere nel Parco Nazionale “avrebbe goduto” del
vincolo ope legis della legge 431 del 31
agosto 1985 (Galasso) e precedentemente dei vincoli
speciali posti dalla legge 1497 del 29 giugno
1939 (e successivi DM 17.8.1961, 7.8.1961, 28.3.1985).
Per quanto concerne l’apertura
e
l’esercizio di discariche il divieto è esplicitamente
espresso nella citata legge 394/1991 (art.11
comma 3) anche se la giurisprudenza (Consiglio di Stato
7472/04) non ravvede in ciò una
incompatibilità repentoria.
OPPOSIZIONE PER MOTIVI ORDINARI
D’altra parte il Decreto Legge 11 maggio 2007 nr 61 la cui procedura di
conversione è in itinere
non prevede nessuna deroga “ope legis” neanche
a quelle procedure che in contesti ambientali
ordinari sarebbero obbligatorie come le valutazioni
di impatto ambientale (Legge 8 luglio 1986,
n. 349) e le valutazioni ambientali strategiche (Decreto
legislativo 3 aprile 2006).
La collocazione della discarica non appare neanche
compatibile in via ordinaria con quanto
disposto dal Testo Unico delle leggi sanitarie (Regio
decreto 27 luglio 1934, n.1265, artt. 216 e 217)
che la colloca tra le industrie insalubri di I classe
(punto B100 dell’allegato
al Decreto Ministero
Sanità 5 settembre 1994) in quanto la sua ubicazione non è sufficientemente
lontana dalle
abitazioni anche in virtù della enorme quantità di rifiuti che è destinata
ad accogliere. Né si capisce
quali accorgimenti tecnici possano essere messi in
atto, in regime di emergenza, per non incorrere
nel reato di molestia per emissioni di gas, vapori
o fumo (art. 674 CP). D’altronde
il Decreto del
Presidente della Repubblica 23 maggio 2003 mette esplicitamente
in guardia, sotto il profilo della
emissione di gas, dai depositi di rifiuti per i quali
non esistano tecnologie di abbattimento degli
inquinanti atmosferici. Eppure i limiti di distanza
dalle abitazioni erano già ben
presenti nella mente
del legislatore fin dalle prime leggi in materia (legge
20 marzo 1941 nr 366 art. 24).
Il nostro grazie va al Prof. Angelo Genovese.
Terzigno
No Discarica (NA) |