Il piano
del Governo per avvelenare gli italiani
Decreto Legge n. 61 (G.U. n. 108, 11-5-2007)
Di Antonella Randazzo per www.disinformazione.it -
31 maggio 2007
Autrice del libro: "Dittature:
la storia occulta"
I telegiornali hanno mostrato cumuli di spazzatura,
parlando di "emergenza rifiuti" in Campania, ma si
sono guardati bene dallo spiegare come mai le società preposte
alla raccolta dei rifiuti non hanno fatto il loro dovere,
e perché le autorità non sono intervenute
adeguatamente. Cosa avevano da nascondere? E' ovvio
che in questi fatti sconcertanti c'è la responsabilità delle
autorità locali e nazionali, dato che non devono
essere i cittadini stessi a gestire la spazzatura.
Qual'è la verità di tutto questo? Perché i
cittadini campani devono pagare bollette più salate
pur essendo costretti ad avere sotto casa cumuli di
spazzatura fatiscente?
Sarebbero state almeno 700.000 le tonnellate di immondizia
gettate sul territorio campano, esposto criminosamente
al degrado e a seri pericoli sanitari. Questa
situazione è costata parecchio a tutti noi:
500 milioni di euro soltanto per la gestione commissariale,
e 1 miliardo e 300 milioni per la "risoluzione dell’emergenza",
che ancora non c'è stata. La situazione è peggiorata
dall’estate del 2006, periodo in cui sono iniziate
le proteste contro la costruzione di discariche e inceneritori
sul territorio campano. I rifiuti non sono più stati
ritirati, fino ad arrivare ad accumulare 7000 tonnellate
al giorno di immondizia sparsa per la Campania. La
situazione d'"emergenza" è servita a "subcommissari" e "consulenti" di
vario genere, che hanno incassato 9 milioni di euro,
per "Consulenze di esperti", fatte dal 2000 al 2005.
Si tratta in realtà di pagamenti clientelari
a sostenitori politici di destra e sinistra. Altro
caos è stato creato fra gli impiegati pubblici,
che sono stati messi in condizioni di non svolgere
il loro lavoro, mentre il servizio veniva affidato
a società private, che avrebbero dovuto organizzare
la raccolta differenziata, ma incassavano denaro senza
adempiere alle loro funzioni. Nell'ottobre del 2006 è stato
nominato commissario straordinario per l’emergenza
rifiuti in Campania il capo della Protezione civile
Guido Bertolaso, che ha assunto la funzione di controllo
della situazione, al fine di assecondare i piani del
governo. Bertolaso, senza spiegare la gravità della
situazione, per rassicurare, in questi giorni ha dichiarato: "Se
siamo fortunati, nell’arco di una decina di giorni
si risolve la crisi in atto e con l’inizio dell’estate
si potrà lavorare tranquillamente... (ci sono)
ipotesi allo studio di riapertura di discariche chiuse
per quantitativi che non daranno fastidio a nessuno
e siti di stoccaggio temporaneo".
La "gestione straordinaria" è stata una macchina
mangia soldi pubblici, e un modo per generare altro
caos, per far sì che i cittadini si piegassero
alle decisioni del governo. Il 6 ottobre del 2006,
era stato approvato dal Consiglio dei ministri un decreto
legge che prevede l'uso di inceneritori e misure per
la raccolta differenziata. Il decreto fa appello a "misure
straordinarie volte al superamento dell’emergenza
legata al problema dello smaltimento dei rifiuti in
Campania, un problema in crescita a causa dell’oggettiva
difficoltà di individuare discariche dove poter
conferire rifiuti solidi urbani e della mancanza di
valide alternative per lo smaltimento dei rifiuti fuori
dalla regione. Al fine di consentire un incisivo coordinamento
degli interventi al Capo del Dipartimento della protezione
civile della presidenza del Consiglio sono assegnate
le funzioni di Commissario delegato per tale emergenza,
con facoltà di avvalersi di tre sub-commissari
(uno dei quali avrà il compito specifico di
individuare soluzioni volte a incrementare la raccolta
differenziata). Il provvedimento individua le discariche
che potranno essere utilizzate, fino alla cessazione
dello stato di emergenza e fatti salvi gli eventuali
provvedimenti adottati dall’autorità giudiziaria
prima dell’entrata in vigore del decreto, per
lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani o speciali
non pericolosi (che potranno essere destinati in via
eccezionale fuori regione), oltre a quelle già autorizzate
e realizzate dal Commissario delegato-Prefetto di Napoli
e alle ulteriori discariche che il Commissario delegato
può individuare per l’attuazione degli
obiettivi del decreto-legge. Il provvedimento infine,
pone un accento particolare sulle misure volte a informare
e coinvolgere la popolazione locale al fine di pervenire
a scelte quanto possibile condivise". In realtà,
il governo non ha mostrato alcuna volontà di "coinvolgere
la popolazione locale" nelle scelte, ma ha deciso in
modo unilaterale di costruire nuovi inceneritori sul
territorio campano.
Un nuovo decreto del governo Prodi, il decreto Legge
n. 61, (G.U. n. 108 del 11-5-2007), prevede l'apertura
di 5 grandi inceneritori. I siti scelti dal governo
sono Serre (Salerno), Lo Uttaro (Caserta, già in
funzione), Terzigno (nel parco nazionale del Vesuvio,
provincia di Napoli), Savignano Irpino (Avellino),
e S. Arcangelo Trimonte (Benevento). Per la scelta
dei siti, non sono state fatte "valutazioni di impatto
ambientale", e il piano del governo risulta del tutto
disinteressato alle conseguenze negative dovute agli
inceneritori. Si tratta di un "piano di avvelenamento",
ammesso persino dallo stesso decreto governativo, che
nel comma 4 dell'art. 1, dice che: "l'utilizzo dei
siti di cui al presente articolo è disposto...
in deroga alle specifiche disposizioni vigenti in materia
ambientale, paesaggistico territoriale, di pianificazione
della difesa del suolo, nonché igienico-sanitario".
La soluzione scelta dal governo deroga i principi del
Testo Unificato della legge regionale, "Norme in materia
di gestione, trasformazione, riutilizzo dei rifiuti
e bonifica dei siti inquinati", approvato il 22 febbraio
2007, che nelle disposizioni generali dice: "La presente
legge considera la razionale, programmata, integrata
e partecipata gestione dei rifiuti quale condizione
ineludibile di tutela della salute e di salvaguardia
dell’ambiente e del territorio assicurando il
rispetto dei principi di equità tra territori
e generazioni". L'articolo 7 del decreto del governo
Prodi accolla l'intero costo dell'emergenza rifiuti
ai cittadini, che ne sono stati vittime e, oltre ad
avere le strade piene di spazzatura, hanno dato 2 miliardi
di euro alla Fibe, costretti a pagare a peso d'oro
ogni chilogrammo di immondizia indifferenziata impacchettata
nei loro impianti.
Il governo, con la complicità delle autorità locali,
per dare profitti enormi alla Fibe, società del
gruppo Impregilo accusata di collusione con la camorra,
ha fatto in modo che la raccolta differenziata dei
rifiuti subisse gravi sabotaggi, e che venisse creata
una situazione sconcertante, esponendo i cittadini
ad una condizione invivibile e con gravi pericoli per
la salute. L'obiettivo era quello di poter ricattare
i cittadini dicendo: "se non volete questa condizione
disastrosa dovete accettare tutto quello che vogliamo
imporvi. Cioè, gli inceneritori e la riapertura
delle discariche dove vogliamo noi". Il presidente
della repubblica Giorgio Napolitano e il commissario
straordinario Bertolaso si sono prestati alla sceneggiata,
che avrebbe dovuto rendere i cittadini campani più docili
nell'accettare gli inceneritori. In altre parole, si
trattava di costringere ad accettare, con l'arma della
disperazione, una soluzione proposta come "male minore",
ma che in realtà è la peggiore, in quanto
saccheggia le casse pubbliche a favore di alcuni imprenditori,
e devasta l'ambiente e la salute dei cittadini.
Dopo aver creato la situazione di "emergenza", le
autorità hanno usato tale situazione per invocare "interventi
speciali", in deroga ad ogni minimo principio di rispetto
dell'ambiente e della salute. Si legge nel decreto: "Ritenuta
la straordinaria necessità ed urgenza di attuare
un quadro di adeguate iniziative volte al definitivo superamento
dell'emergenza nel settore dei rifiuti in atto nel
territorio della regione Campania... Ravvisata l'esigenza
di disporre per legge l'individuazione e la realizzazione
delle discariche necessarie per lo smaltimento dei
rifiuti a fronte dell'impossibilità di provvedervi
in via amministrativa... Tenuto conto della grave situazione
in atto nel territorio della regione Campania in materia
di rifiuti, al fine di consentire anche l'espletamento
delle attività di presidio dei siti da destinare
a discarica... sono attivati i siti da destinare a
discarica presso i seguenti comuni: Serre in provincia
di Salerno, Savignano Irpino in provincia di Avellino,
Terzigno in provincia di Napoli e Sant'Arcangelo Trimonte
in provincia di Benevento... In deroga all'articolo
238 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152,
i comuni della regione Campania adottano immediatamente
le iniziative urgenti per assicurare che, a decorrere
dal 1° gennaio 2008 e per un periodo di cinque
anni, ai fini della tassa di smaltimento dei rifiuti
solidi urbani, siano applicate misure tariffarie per
garantire complessivamente la copertura integrale dei costi
di gestione del servizio di smaltimento dei rifiuti".
Con questo decreto, le autorità mostrano un
comportamento autoritario e antidemocratico, arrogandosi
poteri illimitati (cioè che non possono essere
limitati dalla sovranità popolare), come avveniva
durante il fascismo. Come ai tempi del fascismo, le
vittime diventano colpevoli (e devono pagare), come
fa capire Napolitano che, anziché spiegare la
verità dei fatti, si è scagliato contro
i napoletani, rimproverandoli per gli "assurdi atti
di vandalismo". Chissà come si sarebbe comportato
lui, se fosse stato costretto a pagare bollette salate
e a tenere sotto la finestra cumuli di spazzatura fatiscente.
Prodi, invece, fa il "neo Mussolini": "Il governo ha
preso la sua decisione e ora la metterà in atto",
ha dichiarato ai giornalisti a Strasburgo.
In molti comuni, sono state molto aspre le contestazioni
contro il nuovo piano di discariche deciso dal governo.
A Terzigno la popolazione protesta perché vuole
che venga protetta l'area del Parco Nazionale del Vesuvio.
I cittadini dicono: "Siamo più che mai decisi.
Lotteremo per evitare che si perpetri l’ennesimo
scempio in un’oasi naturale che inciderà sulla
flora e la fauna".
A causa della spazzatura, in alcune località campane,
come Frattamaggiore, per alcuni giorni sono state chiuse
le scuole e sospesi i mercati rionali all’aperto.
Per protesta, nei comuni di Secondigliano e Pianura,
i sacchetti di spazzatura sono stati gettati in mezzo
alla strada. In alcune località, la popolazione
ha reagito incendiando i cassonetti dei rifiuti. Questo
ha dato la possibilità ai media di soffermarsi
a raccontare i casi in cui alcuni cittadini, presi
dalla disperazione, hanno appiccato il fuoco ai cumuli
di spazzatura, continuando a non spiegare cosa sta
realmente succedendo.
In questi ultimi giorni, l’Azienda Speciale
per l'Igiene Ambientale (Asia), ha raccolto a Napoli
circa 1.400 tonnellate di rifiuti, facendo rimanere
la situazione di pericolosità igienico-sanitaria.Nelle
strade di Napoli sono sparse almeno 2.750 tonnellate
di rifiuti.
Giorgio Napolitano, Guido Bertolaso, Antonio Bassolino
e altre autorità hanno recitato la loro parte
invocando "Soluzione in dieci giorni" e "basta ritardi".
In realtà si trattava di imporre l'apertura
delle discariche, senza tener conto dell'opposizione
dei cittadini. Mentre Napolitano avvertiva: "Lo Stato
faccia sentire la sua autorità. Servono decisioni
indispensabili: basta ritardi", Romano Prodi redarguiva: "Il
governo ha preso le sue decisioni, adesso bisogna metterle
in atto con assoluta fermezza".
In Campania, come in altre parti d'Italia, esistono
discariche illegali o non controllate, gestite da organizzazioni
mafiose. Già nel 1986, il Corpo forestale dello
Stato italiano (Cfs) aveva accertato l’esistenza
di 5.978 discariche illegali. Nel 1996, le discariche
illegali erano 5.422. Nel 2002 erano scese a 4.866.
Il Cfs accertò che 705 di queste discariche
abusive trattavano rifiuti pericolosi. Non risultano
interventi efficaci da parte dello Stato per estirpare
l'illegalità e proteggere la salute dei cittadini.
Secondo Legambiente, la camorra ha guadagnato, dal
1995 al 2005, almeno 26,9 miliardi di euro, un vero
e proprio impero economico.
Un dossier di Legambiente, dal titolo "Rifiuti S.p.A.,
radiografia dei traffici illeciti anno 2005", documenta
che la cosiddetta "ecomafia" tratta anche sostanze
altamente pericolose, come gessi contenenti amianto,
solventi, polveri di abbattimento fumi o rifiuti presi
dalle bonifiche di siti inquinati. Nel rapporto si
legge: "Per ogni tipologia di rifiuti trattato e per
ogni passaggio attraverso la ragnatela della Rifiuti
S.p.A. è prevista una tariffa, che può oscillare
da 1 a 50- 60 centesimi di euro". Le reti criminali
si fanno concorrenza sul prezzo: "quando il traffico
riguarda rifiuti provenienti da privati, il prezzo
complessivo dello smaltimento si riduce fino alla metà di
quello di mercato; se invece le attività hanno
come ’materia prima’ i rifiuti solidi
urbani, il prezzo di smaltimento lievita in maniera
esponenziale, tanto a pagare è lo Stato".
Si tratta di un vero e proprio potere distruttivo e
mortifero, come afferma anche un dossier stilato dall'alto
commissario anticorruzione, Gianfranco Tatozzi, presentato
nel dicembre 2006 al Consiglio Nazionale dell'Economia
e del Lavoro (Cnel). Il dossier dice:
"Vicende quali l’emergenza rifiuti in Campania,
Porto Marghera, Priolo, Punta Perotti, gli spiaggiamenti
di navi sulle coste meridionali, testimoniano di
un’emergenza ambientale che incombe da tempo
sul nostro paese... L’impatto per l’ambiente
che ne deriva è devastante per ampie aree,
investite anche da abusivismo edilizio imponente
e indiscriminato... Le tipologie dell’illecito
ambientale con gli anni hanno subìto modifiche.
Si è passati dalle grandi discariche abusive
ad un sistema basato sugli interramenti non visibili
e sull’abbandono incontrollato dei rifiuti
in aree e strutture preventivamente individuate.
Oggi i traffici di rifiuti seguono procedure complesse
che controllano l’intera fase del trasporto
e dello stoccaggio, previa falsificazione dei documenti...
il traffico di rifiuti pericolosi trattati e smaltiti
con sistemi illegali costituisce una vera attività economica,
lucrosa e ben sviluppata... una pressione ambientale
drammatica e l’acquisizione di rilevanti profitti
per le organizzazioni criminali".
Tutti conoscono l'esistenza di cave abusive in cui
la camorra gestisce i rifiuti industriali, ma le autorità non
le hanno mai avversate. Alcuni di questi siti sono
stati posti sotto sequestro soltanto dopo che il governo
ha mostrato l'intento di approvare lo smaltimento di
rifiuti attraverso la costruzione di inceneritori,
che permetteranno ad un gruppo di persone di incassare
miliardi di euro dalle casse pubbliche. Il piano del
governo prevede che lo Stato finanzi gli inceneritori,
come fossero "produzione di energia pulita", cosicché gli
stessi cittadini pagano per avere ambienti malsani
e malattie polmonari o cancerose.
I governi italiani, oltre a non fare nulla per l'occupazione
e lo sviluppo nel mezzogiorno, proteggono in vari modi
gli affari della mafia. A Napoli, in alcuni quartieri
popolari, la disoccupazione supera il 50% della popolazione,
e i capi clan detengono un potere per nulla avversato
dallo Stato. Pur non essendo affatto clandestine, e
pur sapendo assai bene chi le gestiva, le discariche
di rifiuti tossici hanno continuato a funzionare. Uno
studio commissionato dal dipartimento della Protezione
Civile all’Organizzazione Mondiale della Sanità ha
accertato che "la mortalità generale in Campania è superiore
alla media nazionale: +9% per gli uomini e +12% per
le donne; La percentuale aumenta se si parla di Tumori
del fegato: +19% per gli uomini, +29% per le donne;
Le malattie al sistema nervoso si presentano l’83%
in più della media nazionale, così come
quelle delle malformazioni congenite all’apparato
urogenitale: +84%". Le località in cui c'è un'alta
incidenza di tumori e malattie polmonari sono quelle
in cui si trovano gli impianti di smaltimento abusivo
dei rifiuti: Acerra, Bacoli, Caivano, Giugliano, Aversa,
Castelvolturno, Villalitarno, Marcianise.
Lo smaltimento illecito dei rifiuti ha provocato l’avvelenamento
delle falde acquifere, dell'aria, dei terreni e del
mare.
Le nostre autorità vorrebbero continuare questo
scempio ambientale costruendo 5 nuovi inceneritori,
che produrranno sostanze altamente nocive e inquinanti,
come diossina e polveri fini ed ultrafini (nanoparticelle).
Queste emissioni possono entrare nei tessuti organici,
generando tumori, problemi immunitari e persino alterazioni
del DNA nei bambini. Inoltre, gli inceneritori producono
sostanze non ancora studiate, che vengono generate
dalla combustione. L’Agenzia governativa di protezione
ambientale americana (l’EPA) ha calcolato che
il 90% delle emissioni degli inceneritori non sono
state studiate e identificate con chiarezza. Sull'autorevole
rivista scientifica Stroke, da recente è stato
pubblicato uno studio che dimostra che le polveri emesse
dagli inceneritori possono provocare l'ictus cerebrale.
Altri studi, effettuati dall’Organizzazione Mondiale
della Sanità, provano che le microparticelle
possono provocare malattie respiratorie, cardiovascolari
e cancro al polmone. L'inceneritore è un Killer "legale",
non considerato responsabile per le persone che uccide,
e una macchina per far soldi. E' una falsa soluzione
alla distruzione dei rifiuti, e deresponsabilizza le
industrie, facendo credere che fare prodotti che creano
molta spazzatura possa essere accettato.
L'inceneritore non è nemmeno la soluzione più economica,
al contrario, è la più costosa. La scelta
del nostro governo può dunque essere compresa
soltanto all'interno dell'esistenza del sistema camorristico,
che detta la sua legge. Esistono soluzioni alternative,
assai più economiche, e che proteggono l'ambiente.
Ad esempio, è stato messo a punto il Trattamento
Meccanico Biologico (Tmb), che non prevede combustione,
e dunque non produce sostanze altamente tossiche. Tale
sistema, che permette anche di tagliare i costi, è attualmente
utilizzato con successo in alcuni paesi, come l'Australia,
la Germania , l'Austria, l'Olanda e il Regno Unito.
Questo procedimento prevede la triturazione dei rifiuti
e il vaglio attraverso varie misure e passaggi davanti
a magneti, in modo tale da separare i rifiuti e poterli
in parte recuperare. In questo modo, si riciclano tessuti,
carta, legno, metalli, ecc. Utilizzando questo
metodo, l'Austria, l'Olanda e la Norvegia riciclano
almeno il 40% dei rifiuti, mentre la Svizzera oltre
il 50%.
La costruzione di inceneritori a spese dello Stato è una
truffa, oltre che una beffa per i cittadini italiani,
che devono pagare gli impianti e subirne le conseguenze
devastanti.
La truffa è stata quella resa possibile dal
Decreto Legislativo 79/1999, integrato col Decreto
Ministeriale dell'11 novembre 1999, che obbligava tutti
noi a pagare (nelle bollette) i cosiddetti Cip6 cioè gli
incentivi statali per la produzione di energia da fonti
rinnovabili, ma faceva entrare nel contesto, paradossalmente,
anche gli inceneritori. In tal modo, sono finite nelle
tasche di alcuni imprenditori miliardi di euro, per
la costruzione di inceneritori in varie parti d'Italia,
che avvelenano l'ambiente, nella disinformazione generale.
Quando la truffa del Cip6 è saltata alla cronaca,
l'Unione Europea ha emanato ben quattro procedure d'infrazione
(2004/43/46, 2005/50/61, 2005/40/51 e 2005/23/29).
L'idea del Cip6 era nata per incentivare le fonti rinnovabili
(sistema eolico e fotovoltaico), ma in realtà soltanto
il 19,6% è andato realmente a queste fonti.
Tutto il resto è andato nelle tasche di imprenditori
di pochi scrupoli, che hanno costruito gli inceneritori.
Spiega Angelo Bonelli, capogruppo alla Camera del Sole
che ride:
"Quella dei Cip6 è una vera truffa, valsa
nel 2005 ben 3 miliardi di euro sottratti alle fonti
rinnovabili consentendo di bruciare petrolio e rifiuti,
una cosa che accade solo in Italia e portandoci infrazioni
a iosa. Se gli inceneritori di rifiuti nel mercato
non si reggono da soli è evidente che il
sistema non regge. Oltretutto i cittadini pagano
con la tassa sui rifiuti, non si può avere
un sistema imprenditoriale finanziato con i soldi
dei cittadini... Un impianto che tratti 160.000 tonnellate
di rifiuti l'anno lavorando per 5.000 ore prende
20 milioni di euro ogni anno per 8 anni grazie al
Cip6. Così son bravi tutti a fare gli imprenditori".
Non c'è alcuna lotta delle nostre autorità contro
le attività mafiose, al contrario, viene punita
e penalizzata la gente comune, perché vuole
liberarsi dal potere camorristico e non vuole vivere
in un ambiente malsano.
Alcuni politici ammettono apertamente le complicità fra
Stato e mafia. Ad esempio, il leader dell'Udc Pier
Ferdinando Casini, durante un convegno su Legalità e
Sicurezza, nel novembre dello scorso anno, ebbe a dire: "Non
facciamo i nomi e i cognomi perché spetta alla
magistratura farli, ma sappiamo che dietro fenomeni
come quello dell'emergenza rifiuti c'è una subalternità alla
camorra". Il Sindaco di Napoli, Rosa Iervolino Russo,
ha reagito querelandolo.
La situazione della Campania è oggi una vetrina
del livello di corruzione e di immoralità che
le nostre autorità hanno raggiunto, e di come
esse non si fanno scrupoli a mettere in pericolo la
vita e la salute dei cittadini, pur di assecondare
poteri illegali e antidemocratici.
Lo spettacolo che i nostri governanti e parlamentari
stanno offrendo, e le politiche che attuano, hanno
distrutto il turismo, interi settori dell'economia
locale e l'ambiente.
Il commissario Bertolaso ha avuto la funzione di tirare
avanti una situazione pazzesca, per costringere ad
accettare la costruzione dei nuovi impianti di incenerimento.
La gara d'appalto per la costruzione degli inceneritori
era di 4,5 miliardi di euro, ciò nonostante,
stranamente, non si è presentato nessuno ed è rimasta
soltanto la Fibe , che era stata in un primo tempo
allontanata perché accusata di complicità con
la camorra.
Il decreto del governo Prodi impone l'apertura delle
discariche contro la volontà dei cittadini,
utilizzando ampiamente la polizia, i carabinieri e
l'esercito, per aggredire i presidi dei Comitati di
Lotta, al fine di terrorizzare e scoraggiare il proseguimento
delle proteste. Ciò è avvenuto,
ad esempio, a Serre e a Nocera Superiore. A Serre i
cittadini, che protestavano per la vicinanza della
discarica ad un'oasi protetta, si sono trovati contro
1000 poliziotti antisommossa.
Occorre ricordare che le zone di Serre, Giugliano,
Qualiano e Villaricca sono quelle in cui c'è un'incidenza
molto alta di tumori.
Nel nostro paese, dall'inizio degli anni Novanta,
anziché seguire il principio delle "4 R" (riduzione,
riutilizzo, recupero di materia e recupero di energia), è stato
considerato soltanto il recupero dell'energia. Sono
stati creati impianti per produrre del "combustibile
derivato dai rifiuti" (Cdr), e si è imposta
l’idea di creare inceneritori (detti anche termovalorizzatori),
per bruciare i rifiuti e ottenere energia. Ma si è capito
che questo modo di affrontare il problema era uno dei
peggiori.
I cittadini campani chiedono la tutela della salute
e dell'ambiente, e in molti comuni, come Visciano,
Cimitile, Nola, Comiziano, Casamarciano, San Paolo
Belsito e Cicciano, hanno protestato perché le
discariche non erano state messe a norma.
Le proteste vanno ancora avanti, appoggiate da altri
cittadini vittime della stessa arroganza, come i No
Tav della Val di Susa, i centri sociali, gli ambientalisti,
ecc.
Moltissimi sindaci hanno sostenuto la popolazione,
ad esempio, Salvatore Vozza, sindaco di Castellammare
di Stabia e Francesco Russo, sindaco di Frattamaggiore.
Anche il sindaco di Serre, Palmiro Cornetta, si è messo
dalla parte dei cittadini, e ha denunciato l'aggressività delle
forze dell'ordine contro la popolazione inerme: "da
oggi la cittadinanza è in guerra contro lo Stato",
ha dichiarato stupefatto. L'11 maggio scorso, contro
la popolazione di Serre, hanno scatenato mezzi blindati
di carabinieri e polizia, oltre al 21° Genio guastatori
di Caserta, reduci della missione Antica Babilonia
in Iraq. Oltre 2.000 persone, per resistere, formarono
una catena umana. I manifestanti dichiararono: "La
carica dell'esercito a Serre è imminente. Siamo
fuori da ogni patto democratico. Un decreto legge ha
dato a Bertolaso il potere di scavalcare la sentenza
della magistratura di Salerno e intervenire con l'esercito
per realizzare una discarica da 700 mila tonnellate
a 250 metri dal fiume Sele, l'unico ancora non inquinato
in Campania. Una popolazione inerme è qui, pronta
a resistere fino alla fine".
Un appello via Internet ha avvertito numerosi giovani,
donne e anziani dei comuni vicini, che giunsero ad
unirsi ai manifestanti. Si formò anche una delegazione
che creò un presidio sotto la sede della Prefettura.
La popolazione si unì a costituire uno scudo
umano e tentò di parlare con le "forze dell'ordine" per
sensibilizzarle alla lotta, facendo presente che la
tutela dell'ambiente è anche nel loro interesse.
Alle 7,15 del 12 maggio, i manifestanti vennero selvaggiamente
pestati, persino i bambini, che scesero da uno scuolabus
per unirsi ai manifestanti, vennero trattati con ostilità e
caricati su camion dell'esercito. Col passare delle
ore, l'attacco si fece sempre più violento,
fino al pestaggio con scudi e manganelli. Intanto un
elicottero controllava la situazione per informare
il governo in tempo reale. La battaglia sul campo durò più di
due ore. Alle 9,30, il ministro dell'Interno Giuliano
Amato annunciava che "il capo della polizia mi ha riferito
che non ci sono state cariche", mentre in realtà numerose
persone erano state aggredite e ferite, e le ruspe
del genio militare avevano iniziato i lavori.
Alle 14,30 vennero apposti i sigilli e posta l'area
sotto sequestro perché si sostenne che "mancano
i progetti, manca la valutazione di impatto ambientale
e manca anche la notifica dell'ordinanza commissariale".
Tuttavia, le "forze dell'ordine" militarizzarono la
zona, suscitando ovvie reazioni della cittadinanza,
che gridava slogan di vario genere: "Via l'esercito
dalla nostra terra. Vogliamo l'oasi non la guerra", "Serre
non si tocca, raccolta, raccolta differenziata", "Con
Bertolaso alla camorra la porta è aperta", "13
anni di emergenza è ora di fare la resistenza", "Afghanistan,
Irak, Serre risolvete tutto con le guerre", "Discariche,
inceneritori e camorra fuori dai nostri territori", "L'oasi
di Serre non si tocca la difenderemo con la lotta", "Dimissioni,
dimissioni" (di Bertolaso e Bassolino).
In seguito alla "battaglia di Serre", il governo ha
spostato la costruzione della discarica a Macchia Soprana
(Salerno). Dovrebbero occorrere almeno due mesi per
la costruzione della discarica, cosicché il
governo, nel frattempo, come previsto dal decreto legge
n. 61, può requisire e utilizzare le cave o
discariche illegali sequestrate dalla magistratura.
Per confondere le acque, e non far capire la sconcertante
realtà ai cittadini, le nostre autorità si
mettono anche a litigare fra loro, impuntandosi su "dove" deve
essere fatto il sito. Ad esempio, Bertolaso si è espresso
contrario al sito a Macchia Soprana, per non dare ad
intendere che è l'intera situazione ad
essere assurda e inaccettabile. Il sito di Macchia
Soprana è stato contestato anche dal ministro
dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio.
I cittadini campani continuano a protestare contro
l'apertura degli inceneritori, presidiando i siti scelti
dal governo.
Le proteste contro la costruzione degli inceneritori
non hanno riguardato soltanto la Campania. Ad esempio,
a Forlì, quattrocento medici hanno sottoscritto
un documento per impedire il raddoppio degli inceneritori
costruiti a Hera e a Mengozzi. Alcune associazioni,
come Medici per l’Ambiente, hanno prodotto documenti
che denunciano la truffa degli inceneritori, e che
andrebbero diffusi su tutto il territorio nazionale.
Tutti gli italiani dovrebbero sapere che mentre nel
resto del mondo gli inceneritori vengono chiusi per
essere soppiantati con metodi più rispettosi
dell'ambiente e della salute, il nostro governo costringe
i cittadini ad accettare sul loro territorio fonti
di distruzione e di malattie, ovvero di accettare il
loro stesso sterminio.
L'operato del governo è contrario alla normativa
UE 2001/77/CE, che disincentiva il fenomeno degli inceneritori,
inducendo i paesi europei a tassare coloro che vorrebbero
costruire impianti per l'incenerimento dei rifiuti.
Oggi l'Italia è l'unico paese a sovvenzionare
inceneritori, permettendo ad alcune persone di avere
alti profitti sulla pelle dei cittadini. Senza questi
sussidi nessun impianto verrebbe costruito. Tutto questo
si sta imponendo agli italiani anche con l'utilizzo
dell'esercito. Qualcuno spieghi cosa c'è di
diverso fra la situazione attuale di dominio autoritario
e distruttivo e la vecchia dittatura fascista. A mio
avviso, la sola differenza sta nella rassicurante illusione
degli italiani di essere "liberi e informati".
Movimento "Serre
per la vita" |