Zinco
e altre schifezze - Il presidio di Bassano
Il modello del nordest visto da un
comitato cittadino
Una battaglia che dura da anni per difendere da una zincheria
un territorio segnato dalle industrie inquinanti e dagli
affari della politica (leghista). Nel silenzio dei media
e di Roma
Orsola Casagrande - il manifesto
14 febbraio 2007
San Pietro
di Rosà (Vicenza). Pip49. Parte da questa sigla la storia di San Pietro
e della lotta dei suoi abitanti. Quasi tutto. Perché il giro panoramico
di questo territorio (a pochi chilometri da Bassano e ai piedi del Grappa) rivela
una dopo l'altra fabbriche della morte, qualcuna in disuso, altre ancora in
produzione. Lì si producono vernici, qui solventi, lì si lavora
il cromo, qui c'è la zincheria. C'è la V Orlandi solventi e diluenti,
oggi è dismessa. E' come se in questa zona si fossero concentrate solo
aziende nocive. E non sorgono su un territorio isolato. Ci sono le case che
circondano letteralmente le fabbriche tossiche, e «perfino in cimitero
e nel campo sportivo hanno trovato il cromo», dice Lorenzo Signori, il
portavoce del comitato di cittadini di San Pietro. E in questa zona c'è
una falda acquifera importante. «A noi - dice Signori - vietano di prendere
l'acqua dal pozzo, ma al supermercato si comprano acque che vengono da qui».
In effetti a Trezze sul Brenta, qualche mese fa è stato riaperto il caso
di alcuni operai deceduti che lavoravano alla Pm Galvanica (ex Tricom, oggi
chiusa). Morti sospette, morti da cromo esavalente secondo la polizia giudiziaria
del corpo forestale. 14, finora.
Il figlio di Signori, Mattia, racconta dell'unica volta che è entrato
alla zincheria Valbrenta. «Volevo scappare subito. Era impossibile resistere.
L'odore acre ti prendeva alla gola». Alla zincheria, punta di diamante
del Pip49, lavorano tra le 50 e le 70 persone. Gli operai sono tutti stranieri.
«Del resto, chi vuole fare in Italia quel lavoro?». La zincheria
Valbrenta è la più grande d'Italia. Il Pip49 è un complesso
industriale di 140mila metri quadrati. Viene approvato dall'amministrazione
pubblica, nonostante in questa zona non ci sia necessità di nuove industrie
(quelle che ci sono, quasi tutte in stile nordest, a conduzione familiare lavorano
bene). Ma il Pip49 è un investimento e all'amministrazione fa gola. Così,
prima di decadere dal suo incarico di sindaco, Giovanni Didonè (oggi
deputato leghista), firma il via libera per il piano industriale. La direzione
dei lavori è affidata dalla nuova sindaca, la leghista Manuela Lanzarin
a Beniamino Didonè (fratello dell'ex sindaco e già assessore all'urbanistica).
I terreni del Pip49 appartengono per una parte all'amministrazione e per una
parte a privati. Alcuni amici degli amministratori che vendono senza problemi.
Altri invece oppongono resistenza. O meglio, ci provano. «Con le buone
e con le cattive - ironizza Signori - i terreni vengono acquisiti dal comune
che li rivende». Naturalmente, guadagnandoci: se aveva comprato a 60mila
lire al metro quadro, infatti, ha rivenduto al doppio.
Siamo agli inizi degli anni '90. La storia è confusa. Ecco che spunta
la zincheria Valbrenta che vuole spostarsi dal suo sito (non lontano da San
Pietro). Ufficialmente la zincheria è di proprietà di Anna Loro,
moglie di Giuseppe Bordignon. Per il 41% è di proprietà dell'istituto
bancario Mediocredito Friuli. In sordina iniziano i lavori e il mostro (cioè
la zincheria) lentamente si materializza. «Hanno cominciato a costruire
i capannoni prima ancora delle opere di urbanizzazione - dice Signori - e poi
non hanno minimamente rispettato le altezze. Chiunque vede che questa fabbrica
non è alta dieci metri». In effetti è alta almeno quindici.
I cittadini di San Pietro cominciano a mobilitarsi. Nasce un comitato. Si svolgono
assemblee. Ma gli amministratori rifiutano il confronto. Le cose vanno avanti
per una decina d'anni. «Hanno cominciato - dice Daniele Pasinato, giovane
operaio metalmeccanico, una delle anime del comitato - a costruire devastando
il territorio». Nel 1997 il gruppo archeologico Medoacus ottiene il riconoscimento
dell'area come rilevante sito archeologico. Qui (il cartello c'è ancora)
sorgeva infatti il sito romano-longobardo più importante del bassanese.
Ma le ruspe non si fermano, il comune approva la variante al piano regolatore
e legittima la collocazione della zincheria in area protetta.
La battaglia dei cittadini si fa più difficile. E tutta in salita. Ma
loro non demordono. Nel 2002 montano un presidio di fronte alla zincheria, che
nel frattempo dopo i primi due capannoni ne ha costruiti altri tre. Il Pip49
per contro è il flop che del resto tutti avevano previsto. I capannoni
sono dismessie. «Alcuni sono diventati piste per le gare dei go-kart»,
dice Signori. Che racconta intimidazioni a iosa, denunce, volantini minatori,
fino al tentato omicidio del presidente del comitato, Stefano Zulian, preso
a sprangate da ignoti e lasciato a terra morente. È rimasto in coma per
mesi. Nonostante lo choc i cittadini continuando la loro battaglia, nel silenzio
dei media. «Ci siamo sentiti soli per tanto tempo - dice Daniele Pasinato
- era come se nessuno ci credesse». Un silenzio che è omertà,
dicono al presidio. La signora Clelia denuncia di non poter nemmeno avere un
orto per l'inquinamento. E la signora Nerina ha visto i camion che nella notte
venivano a scaricare rifiuti tossici. «In questo presidio - dice - ci
siamo stati giorno e notte». I terreni della zincheria sono contaminati.
Sono stati scaricati nottetempo centomila metri cubi di materiali, dice Tomas,
un altro giovane di San Pietro. E alla fine è stato stabilito dalla procura
che su quel terreno c'è della poliacrilamide. Ma la zincheria sporge
denuncia contro ignoti: quel materiale tossico, dice, è stato gettato
lì volutamente, per incolpare la zincheria. Una storia di silenzi e intimidazioni
in questo nord est di cui Lorenzo Signori dà una fotografia spietata
e inquietante. «Ai figli si è insegnato non soltanto a lavorare,
lavorare, lavorare. Ma a gabbare la legge, a ingannare gli altri pur di raggiungere
l'obiettivo del profitto. In altre parole, si è detto che l'illecito
in fondo non era illecito se usato per raggiungere uno scopo». La proverbiale
razza-Piave, dunque, si è macchiata di «atteggiamenti mafiosi»,
sostiene Signori. Che sul miracolo nordest, lui che lavora al Sert di Bassano
ha più di un dubbio. E snocciola i dati dei tossicodipendenti che ha
in cura, 2000 nella sola Bassano. Una cifra enorme. Che «è il segnale
più concreto del disagio cresciuto con il miracolo». Il presidio
di San Pietro parteciperà in massa alla manifestazione di sabato a Vicenza,
contro la base Usa. «La difesa del territorio - dice Daniele - è
anche la difesa di un altro sistema di sviluppo, sostenibile, che non distrugga
né gli uomini né l'ambiente». Al presidio tra una fetta
di torta e un caffè si parla della delusione avuta dal governo Prodi,
su Vicenza e non solo. Nel tendone, con il cartellone che indica le tappe dell'autotassazione
ci sono le bandiere della pace, no Tav e no Dal Molin.
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