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RICONVERTIRE, DISARMARE, SMILITARIZZARE I TERRITORI

Non è possibile opporsi alle guerre e operare per la pace e la giustizia se non si guarda al territorio in cui si vive, per verificare se esso aiuta alla costruzione della pace oppure è complice della guerra permanente.

La provincia di Varese “ospita” diverse importanti fabbriche belliche (come AgustaWestland e Aermacchi che producono e vendono elicotteri e aerei da guerra) e un Comando Corpo di Armata di Reazione Rapida della NATO a Solbiate Olona pronto a condurre operazioni difensive e offensive anche fuori l’area di responsabilità della NATO. A pochi chilometri da questi luoghi, non casualmente, si trova poi Malpensa, aeroporto certamente civile che però alla bisogna si trasforma, come già accaduto, in utile supporto logistico per interventi militari. Ciò fa della nostra provincia un luogo strategicamente importante per la costruzione e il mantenimento della guerra.

Nel 2006 è nata DisarmiAMO la PACE, una rete di associazioni, gruppi, sindacati, singole persone che in provincia di Varese, con modalità ed esperienze diverse, operano a favore di un mondo senza guerre, col fine di rendere evidente e contrastare la complicità del territorio che abitiamo alla guerra, di ricercare e proporre possibili soluzioni alternative che promuovano invece la pace, di evitare un’assuefazione alla guerra, alle morti e alla distruzione che sempre comporta, svelando che essa non è un evento naturale inevitabile, ma che al contrario sono scelte economiche e politiche a prepararla e a condurla.

Il 20 maggio 2006 DisarmiAMO la pace ha promosso una Marcia per la Pace che dalla base NATO ha raggiunto, a Samarate, gli stabilimenti di AgustaWestland. Una marcia partecipata e colorata, che è stata capace di mostrare finalmente i luoghi della guerra della nostra provincia; una marcia che ha unito persone con storie e culture differenti, che ha creato relazioni e legami fra associazioni pacifiste, che ha saputo costruire rete fra esperienze diverse.

Una marcia che il 12 MAGGIO 2007 rifaremo.


Il Comando Corpo di Armata di Reazione Rapida della NATO si trova a Solbiate Olona.
Vi risiedono circa 2200 soldati appartenenti a 13 paesi: Italia (71%), Regno Unito (7%), Stati Uniti (6%), Ungheria (4%), Grecia (3%), Germania (2,5%), Olanda, Polonia, Portogallo, Spagna, Bulgaria, Slovenia e Turchia. In molti hanno già partecipato alle “missioni” nei paesi balcanici (Kosovo, Bosnia, Serbia, Albania, Macedonia), in Afghanistan ed in Iraq.

A seguito di una riorganizzazione delle strutture della NATO in Europa, nel corso del 2001, i vertici NATO hanno deciso i parametri guida per fornire all’Alleanza Atlantica una rapidità di movimento, organizzazione e flessibilità di comando delle forze armate multinazionali appartenenti alla NATO in attività nel mondo: su queste modalità sono state individuate 6 basi di comando, tra cui quella italiana. Il comando di reazione rapida è in grado di gestire 4 divisioni degli eserciti più alcune unità d’organizzazione e comando per un totale di 60000 militari coinvolti. La visione della base e le molteplici attività insite la connotano come un centro di comando predisposto per la ‘guerra informatica’ (numerosi sono gli impianti con paraboliche e radar, semoventi o su strutture fisse). Come è ben descritto nel sito della base www.nato.int/nrdc-it <http://www.nato.int/nrdc-it <http://www.nato.int/nrdc-it> > , ogni attività è collegata all’uso di computer e ad alte tecnologie di comunicazione e monitoraggio satellitare; in ‘tempo reale’, ad esempio, a computer si sorvolano montagne e deserti, si pianificano blitz, soccorsi e spostamenti di truppe in ogni parte del globo.

L’ampia ristrutturazione della caserma la porterà ad essere la prima base NATO in Italia con infrastrutture ed organizzazione della residenza pari alle grandi basi americane negli Stati Uniti ed in Europa. E’ già in atto la costruzione di quello che è chiamato “Villaggio Monte Rosa”, un vero e proprio paese abitato dai militari e dalle loro famiglie che prevede la complessiva costruzione di 227 palazzine, 448 uffici, 3 aree briefing, sale per congressi, impianti sportivi (piscine, palestra, sauna, campi da tennis, calcio, basket), centri ricreativi, un centro medico, scuole, sportelli bancari, alcuni negozi e aree verdi, due parcheggi, uno interno per 700 auto ed uno minore esterno. Infine, sono state modificate le vie d’accesso alla caserma e costruiti nuovi check point per l’ingresso. Il villaggio sorge su un’area di 35 ettari.

Da alcuni anni la base NATO sta coinvolgendo con sempre più intensità il territorio, in un’ottica di militarizzazione delle coscienze e legittimazione degli interventi armati. Così, ad esempio, la partenza dei militari per l’Afghanistan è stata accompagnata dalla giornata ‘a porte aperte’ e si sono organizzati festeggiamenti con le amministrazioni comunali. La caserma cerca anche di coinvolgere associazioni, gruppi di ex-combattenti e soprattutto studenti.

Le visite delle scuole pubbliche e private, di ogni grado, nella caserma sono frequenti; e dove non è la caserma ad accogliere è la NATO ad uscire per promuovere momenti di festa e ricreativi.

RICONVERTIRE LA PRODUZIONE BELLICA E’ POSSIBILE E UTILE

L’Italia è una delle maggiori produttrici ed esportatrici di armi sia verso paesi europei che verso paesi sotto embargo come la Cina; rifornisce paesi a rischio di conflitto (India, Pakistan, Medio Oriente), paesi altamente indebitati (Cile, Perù, Brasile) o che violano i diritti umani (Kuwait, Emirati Arabi, Arabia Saudita, Siria). Ed intanto in Italia e nel mondo cresce la consapevolezza dell’urgenza di scelte attive di pace che ripensino le politiche della difesa e le politiche industriali di produzione bellica. Lo dicono milioni di voci levate contro la guerra in Iraq, per il rispetto dell’art. 11 della Costituzione, per la riduzione della spesa militare. Lo dicono migliaia di firme raccolte in Lombardia per il rilancio dell’Agenzia di riconversione dell’industria bellica.

Questa Agenzia, che fu istituita con la legge regionale n. 6 del 1994, può diventare oggi un reale strumento di promozione di progetti e processi di disarmo e riduzione degli armamenti, capace di sostenere la riconversione della produzione militare verso beni utili socialmente ed ecocompatibili (energie rinnovabili, trasporti puliti, risparmio energetico, etc.). Naturalmente accanto a un’iniziativa lombarda (importante perché la Lombardia è una delle regioni maggiormente implicate nell’industria bellica), serve un’analoga politica nazionale ed europea.

Una scelta, quella della riconversione, utile anche ai lavoratori dell’industria militare: i processi di fusione e ristrutturazione iniziati negli anni novanta hanno comportato la perdita di migliaia di posti di lavoro, mentre i guadagni delle aziende sono costantemente cresciuti.

La fine della guerra fredda vedeva impiegati in Italia circa 51.000 dipendenti nel comparto bellico, di cui 14.000 in Lombardia (a cui vanno aggiunti 11.500 occupati nell’indotto) su un totale di 4 milioni di impiegati nella regione. Già nel 1993 i lavoratori del comparto si riducevano a circa 39.100, di cui 10.000 in Lombardia. Nel 2003 sono scesi a 27.200.

Percorsi di progressiva demilitarizzazione dell’apparato produttivo possono invece salvaguardare sia i posti di lavoro sia il know how accumulato.

Leggi regionali e nazionali sulla riconversione permetteranno inoltre un ripensamento dell’organizzazione militare italiana che consenta di dare finalmente spazio a esperienze di difesa popolare nonviolenta, di obiezione fiscale alle spese militari, di organizzazione di corpi di pace al posto di reparti armati che puntualmente rappresentano l’Italia nei scenari di crisi internazionali.

LE PIÙ IMPORTANTI FABBRICHE BELLICHE IN PROVINCIA DI VARESE

AgustaWestland - Nata nel 1923, ha oggi 9 luoghi di produzione: Brindisi, Benevento, Anagni (FR), Frosinone, Cameri, Vergiate, Samarate, Sesto Calende e Somma Lombardo. Ogni sede è specializzata in una particolare tecnologia (Sesto Calende per l'aspetto addestramento-scuola-simulazioni, Brindisi per strutture metalliche di parti dell’elicottero, Frosinone per i rotori) e fa giungere i vari componenti ai centri di integrazione finale di Samarate e Vergiate, responsabili dell’assemblaggio e dei test di funzionamento.

A Samarate l’azienda occupa 876.000 mq.: superficie collocata a fianco dell’aeroporto di Malpensa, caratterizzata dalla “brughiera”, ecosistema presente solo in quest’area del Parco del Ticino. Produce fra l’altro un rilevante traffico di automezzi che trasportano i componenti degli elicotteri. E’ qui il cuore pensante ed operativo di Agusta: è il riferimento per i settori commerciali, di import/export, di pubbliche relazioni e sviluppa i progetti e i prototipi.

Nel febbraio 2001 Agusta si è fusa con l’inglese Westland produttrice di elicotteri con sede a Yeovil. Dal novembre 2004 Finmeccanica né è proprietaria al 100%.

Gli occupati sono circa 5000, di cui circa 800 a Vergiate e 2000 a Samarate; sia a Somma Lombardo (ex Caproni) sia a Sesto Calende sono occupati circa 300 lavoratori.

Il clima culturale e sociale è da quasi un secolo condizionato dall’azienda: Agusta partecipa, promuove o finanzia feste di paese e manifestazioni pubbliche come quelle all’aerodromo di Vergiate (la cui linea di volo ha continuità con il piazzale dello stabilimento locale di Agusta) con dimostrazioni di volo di elicotteri e della pattuglia acrobatica delle Frecce Tricolori.

Aermacchi - Sita a Venegono Superiore, di proprietà Finmeccanica, si è specializzata nella produzione di aerei addestratori militari, spesso venduti nel Sud del mondo come cacciabombardieri leggeri. Occupa circa 1800 lavoratori.

AgustaWestland, Aermacchi insieme con Alenia Aeronautica fanno parte (e fanno da volano) del gruppo Finmeccanica, che va sempre più rafforzandosi nel settore “difesa”, come emerge chiaramente osservando l’import-export del 2005 e 2006.

L’A109, l’elicottero moderno più prodotto da Agusta, ha aperto all’azienda il mercato asiatico e africano. Nonostante l’embargo dell’Unione Europea sulla vendita d’armamenti, la Cina ha ricevuto il primo A109 per la marina militare, così come è stato venduto alla Malaysia e al Sudafrica per un importo di 258 milioni di $. A fine giugno 2005 è stata annunciata un’imponente commessa per la fornitura di elicotteri EH101 (120/140 unità) nella versione US 101 per le forze armate statunitensi, cui si accompagna la scelta della Casa Bianca di fornire una flotta di 23 US101 (nella configurazione "marine one" per il proprio presidente).

L’elicottero EH101 ha lunga autonomia di volo e ampia capacità di carico (può trasportare artiglieria pesante, veicoli da combattimento ‘leggeri’ o 40 soldati dotati di completo equipaggiamento). Un elicottero EH101 sarà anche in uso al Presidente della Repubblica Italiana. Altri committenti sono la marina italiana con 24 elicotteri, quella inglese con 44, l’aeronautica inglese con 22 (3 elicotteri sono già operativi nel sud Iraq in supporto al contingente britannico), le forze aeree danesi, portoghesi e giapponesi.

Sono poi entrate a regime le produzioni di AW139, NH90 e SuperLynx300, tutti elicotteri con funzioni analoghe all’EH101 ma con minori capacità di carico. L’ AW139 è stato richiesto da Emirati Arabi Uniti, Oman ed Irlanda. Un SuperLynx300 è stato consegnato alla marina tailandese, mentre nella versione Lynx300 opera per le forze armate di Brasile, Corea del Sud, Germania, Gran Bretagna, Malaysia, Portogallo e Sudafrica. Sono previste consegne dell’NH90 all'esercito e marina italiana (al costo di 6 miliardi e 700 milioni di €) e alla Grecia.

Vi è poi il rilancio dell'A129 Mangusta con l’ammodernamento dei 48 elicotteri dell'esercito italiano per 250milioni di €, visto il bisogno nei nuovi scenari di guerra, come sostiene Agusta, “di un elicottero che possa rispondere a molteplici necessità, incrementando la potenza di fuoco”. Elicottero simile al Mangusta è il famigerato Apache usato da statunitensi, israeliani e inglesi. Ed è per i 67 elicotteri da combattimento britannici che AgustaWestland, in cambio di 284milioni di euro, ammodernerà il sistema di visione e puntamento per una “maggiore efficacia operativa”.

Diverse commesse violano la legge 185/90, come i contratti siglati con Libia, Nigeria e Malesia. AgustaWestland e la Lybian Company for Aviation Industry hanno sottoscritto un accordo per costituire la joint-venture LIATEC con sede a Tripoli, con il compito di rimettere in efficienza le flotte di elicotteri e aerei libici. L' AgustaWestland, con l'annuncio della firma, ha ottenuto dalla Libia la commessa per 10 elicotteri A109EPower, per un contratto di 80 milioni di €, predisposti per il pattugliamento costiero. Ma l'affare ha riflessi assai più rilevanti per il business Finmeccanica in Africa: la neosocietà beneficerà di diritti commerciali per la vendita di elicotteri, assemblati localmente. Fornirà manutenzione e parti di ricambio.

Aermacchi ha siglato un contratto da 88milioni di € per la vendita di 8 velivoli MB339CM alla Malesia e da 84 milioni di $ con la Nigeria che prevede la rimessa in efficienza dei 12 MB339A in dotazione e la fornitura di ricambi, servizi di assistenza tecnica ed addestramento di piloti e tecnici.

Sul versante europeo, Aermacchi e Hellenic Aerospace Industry (HAI) hanno firmato un accordo di cooperazione per l'addestratore militare M346, con il probabile auspicio di ripetere la storia dei precedenti MB339 e MB326 (venduti a Sudafrica, Zaire, Ghana, Zambia, Nigeria, Tunisia, Dubai, Argentina, Perù, Brasile, Australia e Malesia), ovvero predisporre un aereo utilizzabile come addestratore militare in Italia e in Europa, che funzioni anche come cacciabombardiere leggero.

Alenia opera principalmente con i Paesi ex-satelliti dell’URSS. Il biturboelica da trasporto tattico militare C27J è stato acquisito da Bulgaria, Lituania e Romania. Sta però espandendo il mercato al Nord Amercia: negli USA il C27J concorre per l’ammodernamento della flotta degli aerei da trasporto, mentre in Canada viene proposto per il rinnovo della componente da ricerca e soccorso. Il C27J è inoltre in fase di valutazione da parte di Australia, Taiwan, Irlanda, Malaysia, Arabia Saudita, Repubblica Ceca e Slovacchia. Da due anni Alenia è impegnata nel fornire all’Aeronautica italiana 121 cacciabombardieri Eurofighter, il cui impegno di spesa complessiva, in Finanziaria 2005, è di 18.100 milioni di € (termine nel 2015).

Ma la più imponente operazione di Alenia sarà la costruzione del nuovo cacciabombardiere F35 Joint Strike Fighter della Lockheed, che può trasportare, diversamente dall’Eurofighter, anche testate nucleari. Si progetta di costruirlo a Cameri (Novara), dove è presente un aeroporto militare per la manutenzione dei Tornado che verrebbe trasformato ad hoc per l’assemblaggio degli F35. L’Italia prevede l’acquisto di 131 esemplari. Tuttavia Alenia ne produrrà 570 anche per altri paesi: Olanda, Danimarca, Norvegia, Turchia, Canada e Australia.

Proprio a Cameri AgustaWestland ha iniziato la produzione del convertiplano.


ALTRE BASI MILITARI IN ITALIA

Ghedi (Brescia) è una base italiana che ospita 40 bombe atomiche B61 statunitensi.

Aviano (Pordenone) è divenuta famosa come partenza dei cacciabombardieri verso Serbia e Kosovo. E’ una base USA a disposizione del comando strategico che controlla le armi nucleari (attualmente si stima che vi siano 50 bombe atomiche). www.vialebombe.org 

Camp Derby (Pisa) ospita 26 unità e attività dell’US Army, dell’Air Force del servizio logistico.
Nei suoi 125 bunker sono mantenute le riserve strategiche europee di munizioni. Nel 2003 fu supporto logistico all’aggressione all’Iraq.

Sigonella (Catania) ospita la quarta flotta e reparti dell’aviazione Usa e NATO. Nel 2005 è divenuta la struttura logistica di rango principale per la US Navy in Europa. Connessa alla base è la funzione del porto militare di Augusta.

La Spezia è una delle principali basi navali della Marina Militare Italiana che ospita una struttura della NATO e il Centro di ricerca per la guerra sottomarina.

Taranto è la più importante base navale della Marina Militare dove ormeggia la portaerei Garibaldi.
E’ in progetto la realizzazione di una terza base navale a comando statunitense capace di offrire ormeggio a sottomarini nucleari USA.

Napoli è il comando delle principali basi navali della Marina Militare USA nel mediterraneo

Decimomannu (Cagliari) è uno dei maggiori spazi per l’addestramento dei piloti da caccia della NATO e di altri paesi.

La Maddalena (Sassari) a seguito di accordi segreti mai ratificati in Parlamento fornisce approdo a sommergibili nucleari. Sono stati documentati 177 casi di tumore al sistema linfatico e 355 melanomi.

Camp Ederle (Vicenza) custodisce e costruisce le testate nucleari per le forze armate alleate nella regione meridionale della NATO. Sono operative forze da combattimento terrestre USA. Presso l’aeroporto militare si trova il gruppo tattico di paracadutisti. Il tentativo di ulteriore allargamento della presenza militare sta incontrando una forte contrarietà dei cittadini (www.nodalmolin.it ).

Capo Teulada ospita un poligono esteso per 7200 ettari a disposizione della NATO per esercitazioni terra-aria-mare. Nelle guerre simulate vengono regolarmente usati proiettili e bersagli all’uranio impoverito.


a cura del Tavolo di lavoro contro gli F35 all'aereoporto di Cameri - Novara

Ultimo aggiornamento: Giovedì, 10-mag-07