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Sardegna, «banditismo bancario» contro i pastori
(da il manifesto del 10-10-07)

Cinquemila aziende agropastorali all'asta, decine di migliaia di pastori messi in ginocchio. In nome del libero mercato l'Ue blocca gli aiuti regionali alla modernizzazione. I tassi lievitano, e il rischio di insolvenza mina la sopravvivenza di una regione agricola
Costantino Cossu - Cagliari

Gavino Ledda, l'autore di «Padre padrone», prima pastore ragazzino e poi scrittore, ci è andato giù duro: in un'intervista ha parlato di «banditismo bancario». Si riferiva al pignoramento, chiesto e ottenuto dalle banche, di almeno cinquemila piccole aziende agricole e di allevamento sarde. I proprietari non riescono a pagare i debiti e gli istituti di credito fanno mettere all'asta terreni, macchinari e bestiame. A Decimoputzu, un paese di poche migliaia di abitanti in provincia di Cagliari, i pastori e i contadini hanno occupato la sala del consiglio comunale e alcuni di loro da sette giorni fanno lo sciopero della fame. Ma la situazione è pesante in molte altre zone dell'isola, che per un fetta importante del proprio (modesto) pil dipende ancora dal settore primario.
La storia comincia molto tempo fa, nel 1988, quando la Regione Sardegna approva una legge per abbattere i tassi d'interesse dei prestiti contratti da contadini e pastori per rinnovare tecnologicamente le aziende. Chi punta sull'innovazione può contare su finanziamenti regionali a tasso agevolato. Per qualche anno le cose funzionano. Poi, nel 1991, l'Unione europea dichiara illegittimo il provvedimento della Regione Sardegna. C'è il libero mercato, dicono a Bruxelles, e le sue leggi vanno rispettate: i finanziamenti pubblici erogati a Cagliari a tassi molto bassi prefigurano, secondo l'Ue, un'inaccettabile turbativa delle regole della concorrenza. Di fronte al diktat, la Regione si ritira e i piccoli imprenditori agricoli sardi si ritrovano soli di fronte alle banche, che fanno progressivamente lievitare i tassi portandoli dal tre per cento praticato dalla Regione all'attuale tredici per cento. E così molte imprese vanno a gambe all'aria.
Contro il «banditismo bancario», per tornare a Ledda, si batte in queste settimane il Comitato di lotta dei contadini e dei pastori sardi, al quale aderiscono anche Soccorso contadino e Altragricoltura. In una conferenza stampa che si è tenuta ieri a Decimoputzu il Comitato di lotta ha fatto il punto sulla situazione. «Prima il 27 marzo e poi il 27 settembre siamo stati a Roma - dice Riccardo Piras, coordinatore per la Sardegna di Altragricoltura - per chiedere al governo di aprire un percorso della massima urgenza per una situazione delicatissima, senza pari in Europa: la vendita all'asta di cinquemila aziende agropastorali sarde, il rischio che, per oltre cinquantamila persone, sia cancellata ogni prospettiva di futuro». «Lo abbiamo fatto - dice ancora Piras - con una strategia chiara: portare il caso all'attenzione dell'opinione pubblica nazionale e obbligare la politica regionale e nazionale ad assumersi sino in fondo le proprie responsabilità e, dunque, bloccare subito le vendite per aprire con il sistema bancario e con l'Ue una trattativa vera, risolutiva».
L'assessore regionale all'agricoltura, Francesco Foddis, ha annunciato un incontro per domani con il ministro, Paolo De Castro, riconoscendo il carattere straordinario e la dimensione nazionale dell'emergenza sarda. Questo primo risultato ha indotto il Comitato di lotta ad interrompere lo sciopero della fame. La sala del consiglio comunale rimane, però, occupata. «Andremo - dicono i contadini e i pastori di Decimoputzu - sul territorio per coinvolgere gli altri comuni sardi, le istituzioni e tutti i cittadini in una serie di iniziative (consigli comunali aperti, assemblee, incontri) e per allargare la mobilitazione al più vasto numero di persone». Ma non è tutto: da domani, in concomitanza dell'incontro di Foddis con il ministro, una delegazione sarda del Comitato di lotta (integrata da componenti nazionali di Altragricoltura) andrà a Roma ed entrerà in sciopero della fame. «Sempre a Roma - spiegano quelli del Comitato - si terrà un'assemblea per coinvolgere l'opinione pubblica nazionale, la comunità sarda fuori dell'isola e gli organi di informazione sull'obiettivo in questo momento più importante: che l'incontro di domani sia l'avvio di un percorso. Intensificheremo le azioni d'informazione e faremo un appello ad inviare lettere di pressione al presidente della Regione Sardegna, Renato Soru».

 

Ultimo aggiornamento: Venerdì, 12-ott-07