Venaus, al presidio torna la speranza "Da questa
terra non ce ne andiamo"
Il cantiere non
c´è più, restano i contadini che vogliono tornare a coltivare il fieno
Il sindaco Durbiano: è la fine della tregua olimpica, mi auguro che sia anche
la fine della stagione della forza
di Paolo Griseri da Repubblica del 21/6/06 –
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VENAUS - A dispetto del nome
latino, la Phragmifera australis prospera nel Lago di Avigliana. Come la Tipha
latifoglia e il Serpens lacustris. Piante acquatiche arruolate d´ufficio dal
movimento No Tav per trasformare le latrine del presidio di Venaus «in uno dei
sistemi di depurazione più avanzati d´Italia». Ne è certo Alberto Perino,
bancario in pensione, oggi uno dei capi riconosciuti del popolo valsusino che
sta ricostruendo l´accampamento di protesta proprio dove dovrebbe cominciare il
megatunnel. Il blocco dei servizi è quasi pronto: tre cessi e due docce «per
rimanere in questi prati almeno vent´anni». Una grande vasca da 60 metri cubi
servirà a trattare i rifiuti organici restituendo acqua pulita grazie
all´azione delle piante lacustri.
Sul
lato opposto della strada il cantiere non c´è più. Sparite le ruspe, i camper
per gli operai e anche il blocco di servizi igienici. Non ci sono più i rotoli
di rete metallica e i pali verdi che dovevano servire a recintare il prato del
cantiere. L´unico prato rimasto con l´erba alta. «Fieno maturo», dice Gianni,
30 anni, assessore comunale e figlio di uno degli 84 contadini proprietari del
terreno. Formalmente l´area è stata restituita a Ltf, la società di
progettazione italo-francese che dovrebbe realizzare le opere preliminari della
Torino-Lione. Ma oggi il sindaco, Nilo Durbiano chiederà ufficialmente a Ltf di
consentire ai contadini di rientrare nei campi per la fienagione: «Due sfalci -
dice Gianni - ma il primo avrebbe già dovuto essere completato a metà giugno.
Se non usano il terreno per la ferrovia, perché impedirci di tagliare l´erba?».
Insomma c´è aria di ritorno alla normalità nell´ex fortino di Venaus. Durbiano, che non è certo tra i sindaci più accesi, rettifica: «Non è la normalità, è la fine della tregua olimpica. Ma mi auguro che sia anche la fine della stagione della forza. Quel che è accaduto lunedì sera è un segnale incoraggiante, la dimostrazione che c´è chi vuole ripartire con il piede giusto». Un segnale cui il duro Perino mostra di credere con qualche prudenza: «Forse si è capito che con lo scontro in val di Susa si perde». La partita diventa dunque più politica? «Anche nella politica - dice Perino - c´è chi continua a mantenere un atteggiamento arrogante, come la Presidente del Piemonte, Mercedes Bresso. Ma ci sono persone, come il responsabile dell´Osservatorio tecnico, Mario Virano, che hanno un atteggiamento più rispettoso per quanto distante dalle nostre posizioni». La Bresso vi accusa di favorire il raddoppio del tunnel autostradale del Frejus... Perino ribatte: «E noi proporremo che si limiti il traffico dei tir a 1.500 al giorno. Come accade in valle d´Aosta». Poi si allontana verso un campicello coltivato: «Lo abbiamo affittato. Piantiamo zucchini, patate, pomodori. Sono orti di guerra». Perché in fondo la guerra della Tav non è finita.