Al Presidente, alla Giunta, al Consiglio di Comunità
Montana Bassa Valle Susa e Val Cenischia
Alle Forze Politiche che hanno sottoscritto il Progetto Valsusa
L’accordo di programma che ha dato vita alla presente maggioranza e giunta di
Comunità Montana, stabilisce come priorità l’opposizione ferma al progetto
TAV-TAC sotto qualsiasi forma e con qualsiasi tracciato esso venga presentato .
Allo stesso modo viene rifiutata ogni ipotesi di tunnel (compreso un eventuale
collegamento con Briancon) ed ogni prospettiva di raddoppio del traforo
autostradale del Freius.
Il concetto è ripreso più volte nel programma, proprio là dove si prefigura per la Valle un modello di vita e di lavoro volto a recuperare un rapporto corretto e responsabile con l’ambiente ed il futuro.
Ma “tra il dire e il FARE c’è di
mezzo il mare”.
La
storia dei cedimenti è lunga e viene da un passato che avevamo deciso di
superare, grazie soprattutto alle mobilitazioni che hanno avuto il punto più
alto nella liberazione di Venaus del dicembre 2005, ma che sono state
dimenticate per strada, nel momento in cui ha preso il sopravvento la logica
della concertazione e dell’Osservatorio, vera e propria carota avvelenata,
inventata per addomesticare la resistenza popolare ad un’opera lucrosa per la lobby
del TAV e delle grandi opere, costosissima per le finanze pubbliche, devastante
per i territori attraversati, funzionale al modello di sviluppo mercantile e
capitalistico, che trasforma il mondo in un reticolo di corridoi degradati,
dove tutto passa e nulla rimane, attraverso i quali si dilapidano beni comuni,
lavoro, socialità.
Da
sempre abbiamo espresso irriducibile contrarietà all’osservatorio Virano,
denunciandolo come il cavallo di Troia che avrebbe fatto rientrare dalla
finestra quello che la lotta popolare aveva cacciato dalla porta; ma i nostri
alleati sono andati avanti imperterriti, anche quando, l’Osservatorio si è
rivelato strumento preziosissimo per far inserire la linea TAV-TAC Lyon-Torino
tra le priorità strategiche UE, presentandosi come strumento di coinvolgimento
e consultazione democratica: un organismo sedicente tecnico, ma con pesanti
implicazioni economiche e politiche, voluto e sostenuto dal partito trasversale
degli affari.
Con
la stessa chiarezza ci siamo opposti, nelle sedi istituzionali e in mezzo alla
gente, al tavolo di pilotaggio per le compensazioni, al quale mai i nostri
rappresentanti hanno accettato di sedere, mentre vedevamo tutto intorno
aumentare i postulanti, mettere in campo proposte ridicole e indecenti.
Le nostre parole, ascoltate e
condivise dal popolo, erano lettera morta nelle sedi istituzionali, sempre più
blindate e avverse al confronto democratico, fino ad esautorare i Consigli
Comunali e il Consiglio di Comunità Montana attraverso la Conferenza dei Sindaci
assunta illegittimamente come organo decisionale, chiuso non solo al pubblico,
ma agli stessi consiglieri e assessori.
E’
questa la politica dei “piccoli passi” che ha nel documento FARE e nei Punti di
accordo per la progettazione della nuova linea e per le nuove politiche di
trasporto per il territorio i suoi prevedibili sviluppi: tali documenti
sanciscono il passaggio dal NO TAV originario, al “come TAV”. In essi quelle
che erano state le critiche allo smantellamento del servizio ferroviario pubblico,
col taglio dei treni pendolari, la chiusura delle stazioni, la soppressione dei
servizi merci vengono strumentalizzate ed inserite in un contesto che non
appartiene loro, per giustificare l’orizzonte del TAV/TAC, quasi si trattasse
di un’occasione per riqualificare il territorio e i suoi servizi
trasportistici, migliorarne la qualità della vita, salvaguardarne i beni
ambientali ed artistico-culturali. Ma già dal tempo dell’autostrada e dei
montaggi fotografici che prefiguravano “le magnifiche sorti e progressive della
Valle d’Europa” grazie all’”autostrada ecologica”, sappiamo che la realtà è ben
altra: inquinamento e degrado ambientale, taglio delle falde acquifere,
scomparsa dei posti di lavoro sicuri e dignitosi, soppiantati dal lavoro
precario e schiavistico dei cantieri, disagi senza fine dei territori
cantierizzati, discariche di materiale pericoloso, con infiniti rischi per la
salute; e, alla fine, vita grama nei paesi deturpati.
Non
ci faremo corresponsabili dei disastri futuri, non tradiremo la fiducia delle
popolazioni che hanno creduto nelle promesse elettorali e si aspettano dai loro
rappresentanti coraggio e coerenza.
Non
accetteremo di avallare documenti e pratiche che, fingendo di parlar d’altro,
sono l’assenso alla linea TAV/TAC e al tunnel di base, che del resto viene
esplicitamente citato.
Non
parteciperemo al teatrino dei referendum prima voluti da Bresso, Chiamparino e
C. ora proposti anche da sindaci nostrani: la volontà della Valle si è già
espressa chiaramente in una mobilitazione che dura da vent’anni ed è stata
ribadita dalle 32 mila firme consegnate al parlamento europeo, ai governi
nazionali italiano e francese, regionali e provinciali.
Né
ci presteremo a svendere le lotte che, anche altrove, grazie all’esempio della
nostra lotta, sono nate ed hanno messo in discussione poteri che sembravano
invincibili.
Altri
continuino sulla strada di “progettare la progettazione”; noi proseguiremo
nella resistenza aperta.
Qui finisce il percorso comune; da
questo momento ritiriamo il nostro assessore dalla Giunta di Comunità Montana e
usciamo dalla maggioranza.
Rifondazione
Comunista Valle Susa
Bussoleno,
3 luglio 2008