“Sui treni il GPL caricato senza nessun controllo”
Dopo
Viareggio accertati 50 casi di
fuoriuscita di gas o di cisterne difettose
di Alberto Gaino
da La Stampa del 10/1/10 – pag 52 Cronaca di Torino
«Dopo la tragedia
di Viareggio nulla è come prima», ci dichiarò un dirigente sindacale
torinese. Sei mesi dopo, la gestione della sicurezza sotto il profilo della
prevenzione di disastri ferroviari balla la tarantella di sempre: «Non
tocca a noi, questo lo fa l'altro».
Raffaele Guariniello,
il magistrato che apre le indagini sulle criticità per prevenire il peggio, si
è letto il Regolamento internazionale per il trasporto ferroviario di merci
pericolose (RID è l'acronimo) ed ha avuto la conferma che della sicurezza
delle ferrocisterne devono occuparsi più soggetti: i committenti dei trasporti
eccezionali, i proprietari dei mezzi e la stessa società che gestisce la rete
ferroviaria, in Italia Rfi, del gruppo Ferrovie dello Stato. Siccome da questi
ultimi soggetti si erano sentito ripetere «ci pensa l'Eni», l'altro
giorno il magistrato ha convocato in procura alcuni dirigenti della «spa
petrolifera di Stato», committente del trasporto su rotaie di Gpl dalla raffineria
di Sannazzaro de' Burgondi, provincia di Pavia, ai vari scali.
Sorprendenti le
dichiarazioni messe a verbale dai dirigenti Eni: «Noi ci preoccupiamo
soltanto di effettuare una verifica documentale, che le ferrocisterne abbiano
le certificazioni». E poi: «Non siamo nemmeno in grado di fare di più,
non abbiamo gli strumenti tecnici».
In una precedente
puntata dell'inchiesta giudiziaria Guariniello e i suoi ispettori avevano
perquisito due aziende che si occupano della manutenzione ordinaria e straordinaria
del materiale rotabile destinato al trasporto di merci pericolose. Dove si
sono sentiti dire dai rappresentanti legali: «E' successo che i clienti,
non volendo sostenere i costi dei test previsti dalle norme, ci abbiano
chiesto di sottoporre le riparazioni a prove di tenuta di livello inferiore
per la sicurezza». Altra perla: «Arrivano in officina ferrocisterne da
revisionare con presenza di silicone sulle valvole di sicurezza, applicato per
contenere le perdite dei materiali liquidi trasportati». Il magistrato ha
raccolto la documentazione di 50 casi di perdite di gas o di ferrocisterne in
servizio con dispositivi guasti.
Il RID prevede che
siano 3 le chiusure di sicurezza delle ferrocisterne. Nel caso di quella da
cui è nata l'indagine del magistrato, per omissione colposa di cautele o
difese contro disastri o infortuni ferroviari, le importantissime valvole del
serbatoio erano tutte guaste.
La ferrocisterna era
giunta semivuota allo scalo ferroviario di Orbassano ed era ripartita senza
essere stata bonificata, diretta a Sannazzaro, allo scalo Eni. Dove le tre
chiusure di sicurezza difettose saranno state riparate? Si era ad agosto 2008
e l'incidente per fortuna senza conseguenze passò inosservato. Solo dopo la
segnalazione di Guariniello l'Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria
(Ansf) ha cominciato a cercare la ferrocisterna, trovandola in un'officina
austriaca.
Il convoglio cui era
agganciata, per raggiungere lo scalo di Orbassano proveniente da Milano
Smistamento, aveva attraversato la città (Torino, ndr) per oltre 2 chilometri.
Mano a mano che vengono completati i lavori a Porta Susa, il percorso in
galleria si prolunga, ad un'altezza fra i 7 e 13 metri sotto il piano stradale.
E Guariniello ricorda: «Le fuoriuscite di gas in galleria sono
potenzialmente devastanti. Sono molto preoccupato di come non si fanno i
controlli».
I suoi collaboratori stanno cercando l'analisi di valutazione del rischio per le gallerie sotto Torino che alle Ferrovie dello Stato tocca adempiere in base ad un decreto ministeriale del 28 ottobre 2005. Finora il documento non gli è stato consegnato. Speriamo salti fuori al più presto.