Torino, 17 Febbraio 2004
Si chiamava Giovanni Renda, era
originario di un paese della Calabria, anche se risiedeva da tempo ad Orio Canavese
ed aveva 48 anni.
Stamattina alle 8,30 nel cantiere dell’alta velocità di Rondissone
(TO) è rimasto schiacciato sotto quintali di tubi e traverse di acciaio
mentre con i compagni della sua squadra
stava rimuovendo l’impalcatura di sostegno alla volta di una galleria.
Il suo posto era sulla gru, ma era probabilmente sceso per aiutare gli altri,
alle prese con un imprevisto: qualcosa non stava andando per il verso giusto.
Quando si sono accorti del cedimento di una paratia gli operai sono fuggiti
fuori dal tunnel, ma lui non ce l’ha fatta ad evitare che il crollo lo
investisse. I soccorsi del 118 sono arrivati rapidamente, però non c’era
più nulla da fare: Giovanni era già morto davanti a suo figlio,
che opera nello stesso cantiere.
Cantiere che veniva sequestrato per ordine della Procura allo scopo di eseguire
i rilievi utili a ricostruire la dinamica dell’infortunio mortale, mentre
il corpo di Giovanni era trasportato all’ospedale di Chivasso per l’autopsia
disposta dalla magistratura.
I sindacati di categoria degli edili hanno protestato, ma (come sempre ormai)
troppo debolmente, lamentando che le imprese trascurano la sicurezza del lavoro
perché pressate dai tempi di realizzazione stretti e che le istituzioni
non fanno abbastanza per controllare le condizioni di operatività dei
cantieri.
Subito dopo l’infortunio centinaia di lavoratori hanno spento i macchinari
e si sono riuniti sul piazzale della galleria, a lato dell’autostrada
per Milano; è stato proclamato uno sciopero di 8 ore a Rondissone, Settimo
e Chivasso, ma ben prima le attività sono riprese su tutta la linea.
Chiuso l’incidente: non c’è nemmeno il tempo per piangere
il terzo operaio che muore sul lavoro in meno di due anni su questi 90 chilometri
di nuova, faraonica, devastante linea ferroviaria.