Meno treni per gli Italiani; tagli a Intercity e biglietterie

 

Il nuovo orario estivo delle FS riduce l’offerta del 3%

Moretti: senza soldi via il servizio notte. Certificato il flop dell’operazione-pulizia

 

Di Lucio CILLIS da Repubblica del 30/5/08 – pag. 26

 

Meno collegamenti con la Francia e con la Germania, qualche taglio secco su Intercity ed Eurostar che viaggiano semivuoti. Col nuovo orario estivo, operativo tra due settimane, e nel corso del 2008, l'azienda di tra­sporto guidata da Mauro Moretti darà una nuova stretta sulla pro­duzione: i servizi passeggeri of­ferti, secondo i sindacati, cale­ranno del 3%. I passeggeri di Udi­ne, Roma, Milano, il Brennero, Ventimiglia e più in generale Li­guria e Toscana (dove si stanno scatenando già le proteste) do­vranno rinunciare ad alcune coppie di treni o fare i conti con un numero ridotto di opzioni e di orari per spostarsi dalla propria città. La stretta comporterà inoltre la chiusura definitiva di 27 bigliette­rie tradizionali - quelle col ferroviere in carne ed ossa - vittime di Internet, delle prenotazioni online e delle macchinette automati­che. La scure cadrà anche sul car­go in crisi che mette a rischio la sopravvivenza del gruppo: gli im­pianti scenderanno da 314 a 198.

 

Le ragioni di Fs sono di natura prettamente economica: le tratte nel mirino non rientrano in quel­le sovvenzionate e quindi garan­tite dallo Stato e non caricano più di 180-200 passeggeri a viaggio. Le perdite vanno da un minimo di 500 milioni fino al record dei 2 mi­lioni di euro l'anno sul collega­mento tra Roma e Udine. Una vo­ragine che se non controllata al meglio, secondo l'ad di Fs Mauro Moretti, rischia di far precipitare il gruppo ai livelli toccati da Alitalia e di non fornire più ai passeg­geri i servizi notte.

 

I motivi di questa ulteriore stretta, sono quindi quelli di sem­pre in un'azienda come Ferrovie dello Stato oberata da perdite ri­levanti anche se in forte diminu­zione, grazie al lavoro di limatura delle uscite e l'accettazione di ul­teriori sacrifici da parte delle maestranze: il rosso è infatti pas­sato dai 2,1 miliardi del bilancio 2006 ai 400 milioni del 2007 pari a 1,7 miliardi in meno in dodici me­si.

 

Nonostante questo la "missio­ne" della controllata Trenitalia resta quella di coprire, finché possibile, una complessa rete na­zionale, dalle tratte pendolari delle Regioni fino ai convogli ad Alta Velocità che nei prossimi due anni collegheranno con tempi degni di un viaggio in aereo Na­poli con Milano. Mauro Moretti, nel frattempo, cerca di far qua­drare i conti e sottolinea a gran voce il bisogno di maggiori investimenti sul ferro da parte dello Stato e delle Regioni. Il servizio fornito da Fs, in sostanza in molti casi non è dovuto vista la carenza di risorse versate dal "proprieta­rio " e dagli Enti locali: «Che lo Sta­to dia meno soldi alle Ferrovie ri­spetto a quanto succede in Fran­cia e Germania è assolutamente vero e per quel che riguarda il trasporto regionale è il 50% per ogni passeggero a chilometro» spiega Moretti. Che cerca di mettere a frutto oggi come manager l'espe­rienza del suo passato da "ferro­viere" e da ex amministratore de­legato di Rfi, la società che ha messo in piedi la Tav in Italia. L'ad cita la Francia come esempio vir­tuoso: «Lì – sottolinea - pagano anche i treni nuovi al di fuori dei contributi pattuiti. Se questo pro­blema non viene risolto possia­mo cercare di fare al meglio den­tro le Ferrovie, ma i treni nuovi non li facciamo». Una possibile soluzione, che si profila all'oriz­zonte, è quella di staccare la parte buona di Trenitalia (quella ad "Al­ta velocità") trasformandola in società per azioni pronta a reperi­re risorse fresche sul mercato.

 

Ma per il sindacato serve uno sforzo in più: il lavoro di Moretti, giudicato per molti versi in modo positivo, «non può più prescinde­re dal rilancio, dalla volontà di servire al meglio anche le zone di­sagiate del nostro Paese», spiega Giovanni Luciano, segretario na­zionale Ferrovie della Fit Cisl, «al­trimenti il servizio pubblico spa­risce. L'Italia – aggiunge – è una Repubblica fondata sulla "gom­ma", una tendenza che potrebbe diventare inarrestabile: non vo­gliamo assistere ad una mummi­ficazione del trasporto ferrovia­rio, alla morte del cargo e alla ri­duzione progressiva di servizi al passeggero: i ferrovieri hanno da­to tutto il possibile sul fronte del­la produttività, erano 106mila nel 2000 e oggi sono 86mila». Luciano punta il dito proprio sulla scom­messa delle Fs: «L'Alta velocità? Va benissimo, ma ha drenato quasi tutti i fondi disponibili a scapito del resto della rete».