Susa ora teme il disastro-cantieri della Torino-Lione

 

di Massimiliano Borgia da Luna Nuova del 8/10/10 – pag. 2

 

Susa, il comune che con Chiomonte ha aperto la breccia Sì Tav in valle di Susa, si scontra adesso con la realtà di quanto previsto dal progetto preliminare di Ltf. Mercoledì la sindaca Gemma Amprino è andata in Conferenza di servizi portando un documento votato dalla maggioranza comunale lunedì sera che non è per nulla tenero con le soluzioni proposte da Ltf per la gestione dei can­tieri di Susa e per la gestione dello smarino.

 

Il documento era già stato anti­cipato martedì in Osservatorio. Il Comune denuncia che le soluzioni previste da Ltf non sono in linea con quanto chiesto dal comune di Susa (che aveva collaborato con Osservatorio e Ltf all'interno di un gruppo di lavoro dedicato proprio ai cantieri di Susa) e che trasformano Susa nel centro degli "impatti" dei cantieri di tutta la valle. E visto che si tratta di convivere con i can­tieri almeno per 10 anni, la preoccupazione si fa seria.

 

In particolare «la soluzione per la logi­stica del marino (oltre 7 milioni di metri cubi estratti) prevede una inaccettabile, insalubre, complessa, inutile, disecono­mica movimentazione dei materiali di scavo» perché tutti i materiali estratti verrebbero portati nella piana di Susa per la lavorazione e una buona parte verrebbe successivamente riportata dall'altra parte di Susa per essere spedita (ma prima sareb­be stoccata) da Prato Giò alla Carrière du Paradis e a Cantalupo di Meana. Insomma, Susa teme dieci anni di vero assedio della polvere. E visto che si era sempre detto che questi cantieri sarebbero stati un esempio per tutta l'Italia...

 

Per questo Susa chie­de che: vengano messe in campo soluzioni per ridurre al minimo la mo­vimentazione dei mate­riali di scavo, di evitare al massimo l'accumulo del materiale di scavo nella piana di Susa e di prevedere siti di lavorazione dei materiali anche in pia­nura. Il Comune poi lancia l'allarme per l’impatto ambientale e sulla salute derivato dall'inquinamento da micropolveri e dal rumore già previsto dallo stesso progetto e chiede un costante monitoraggio sul rispetto dei limiti di legge. Stesse preoccupazioni per l'impatto sulle sorgenti e sui corsi idrici. Per questo Susa chiede come prima compensazione nuovi interventi sulle sponde della Dora e un nuovo ponte sul Cenischia (statale 25).

 

L'accusa della Amprino è rivolta anche verso quelle ricadute economiche per i comuni interessati dai cantieri, promesse e non ancora concretizzate e che erano invece parte stessa della concertazione all'interno della progettazione. Il timore è che i cantieri partano e che le famose ricadute economiche che hanno fatto diventare Sì Tav la città di Susa non si vedano. La richiesta è quindi di nuovo per riservare alle ditte di Susa quote di lavoro nei cantieri e di prendere a lavorare una quota importate di operai residenti a Susa e in valle.

 

Il Comune chiede poi una "fiscalità agevolata" per la città di Susa e ricadute positive per le frazioni e per il territorio del Comune attraverso compensazioni di accompagnamento, a partire da progetti per salvaguardare il servizio della casa di cura San Giacomo e i posti di lavoro di Consepi.

 

Infine, per la stazione internazionale il comune di Susa chiede che sia presto messo in campo un progetto di gestione e di collegamento con il resto della valle in rapporto con le aree Sud e Nord che devono essere ridisegnate con una nuova funzione di servizi. In particolare, come è noto, Susa chiede risorse e strumenti normativi per realizzare a nord della futura stazione internazionale la"Susa del terzo millennio" cioè una nuova cittadina dei servizi di valle collegata alla stazione internazionale.