Ferrentino non ci rappresenta più: faccia un passo indietro
Lettera alla rubrica
Opinioni di Luna Nuova del 8/12/09 – pag. 5
Osservando il
cambiamento delle posizioni di Antonio Ferrentino viene da chiedersi se negli
scorsi anni, al fianco di chi ha manifestato con forza e coerenza contro la
costruzione della linea ad alta velocità Torino-Lyon, c'era un suo sosia o
un'abile controfigura, sovente insopportabile per la prepotenza esercitata nei
rapporti tra i diversi punti di vista, ma almeno combattiva.
E' evidente che non
c'è stato alcun sosia. Il problema è che in questi anni l'ex leader mediatico
del movimento No Tav ha sviluppato una metamorfosi per certi aspetti kafkiana,
scivolando dal No Tav al Come Tav. E allora, con la dovuta
chiarezza, ad Antonio Ferrentino va detto che se cambiare, nel corso del tempo,
la propria posizione è un percorso personale legittimo quando questo avviene,
per onestà intellettuale e per correttezza politica e per il dovuto rispetto
che, soprattutto in questo caso, si deve alla comunità valsusina, è doveroso
fare un passo indietro. Non farlo significa creare confusione e, soprattutto,
continuare a fare danni, sempre più gravi.
Antonio Ferrentino ha commesso il grave errore politico di difendere, ottusamente, l'Osservatorio anche quando questo aveva di fatto esaurito una prima breve fase positiva per passare subito, velocemente, alla lunga fase negativa. Questo errore è figlio di una forte presunzione e di una concezione accentratrice ed autoritaria del "fare politica" che, in sostanza, non comprende il rispetto e la considerazione dei punti di vista degli altri, ed ha creato sconcerto e divisione nel movimento No Tav, permettendo a Virano di sviluppare in pieno la strategia per attivare i finanziamenti europei e per arrivare alla vigilia di una pesantissima campagna di sondaggi pro Tav.
In sostanza chi ha
"diretto il gioco" all’interno dell'Osservatorio è stato Virano che
non ha cambiato di una virgola la sua posizione mentre le posizioni di Antonio
Ferrentino sono irriconoscibili: oggi non è più contrario ai sondaggi e,
posizione proprio inaccettabile, ha dichiarato che il tunnel non è un totem
dimenticando che il movimento No Tav, nel suo insieme, ha sempre avuto come
obiettivo unificante tra le varie componenti di movimento ed istituzionali il
rifiuto del tunnel di base. I suoi ragionamenti di sostegno a questi
capovolgimenti di linea sono solo escamotage dialettici perché, ad esempio,
l'opzione zero non ha bisogno di alcun sondaggio; la "sostanza"
della sua posizione è quindi rappresentata dalla disponibilità alla
realizzazione dell'opera.
Per Ferrentino
difendere l'Osservatorio, per "dovuta coerenza", ha voluto dire difendere
il ruolo di Mario Virano, quando, come movimento No Tav, denunciavamo, con
ragione, sia il conflitto d'interessi dell'architetto sia che era sbagliato
accettare come presidente dell'Osservatorio un uomo che, per la sua storia
personale e politica e amministrativa, era ed è l'espressione delle lobbies
economiche e politiche che non vogliono un razionale e necessario sviluppo
della rete ferroviaria nazionale, obsoleta sia rispetto alla sicurezza sia
rispetto alla qualità del servizio, ma continuare a saccheggiare le risorse
pubbliche con il più grave scandalo finanziario del secolo scorso e del nuovo
millennio: il progetto Tav nel suo complesso, che rappresenta anche
l'evoluzione moderna di "tangentopoli" con il perfezionamento dei
meccanismi di rapina delle casse pubbliche scoperti ai tempi di
"tangentopoli".
Di recente Antonio
Ferrentino ha minacciato l'uscita dall'Osservatorio perché ha affermato, dopo
anni spesi nel difenderlo, che Virano non è super partes. Riconoscerlo adesso,
a distanza di anni, è solo un'ulteriore conferma del suo errore e dei danni,
conseguenti di questo errore, subiti dalla valle di Susa; ma la rottura sull'Osservatorio
non è in realtà praticabile, e difatti la minaccia è rientrata, da parte di chi
oggi si candida ad una alleanza organica, a livello provinciale e regionale,
con Saitta e Bresso.
E di Mercedes Bresso va
sottolineato e ricordato che nell'agosto di quest'anno ha scritto una lettera
al ministro Matteoli per confermare, da parte della Regione, la condivisione
dell'adozione delle procedure della Legge obiettivo per quanto riguarda
l'approvazione del progetto definitivo del tunnel geognostico della Maddalena,
in cambio, nella sostanza, di una conferma dello stanziamento, da parte del
governo, di 200 milioni di euro per il "nodo di Torino".
La lettura di questo
grave atto è: se il governo finanzia i lavori per il "nodo di Torino"
può riprendersi, complice la Regione, una delle principali conquiste delle
lotte dei cittadini della Valsusa, l'esclusione della Torino-Lyon dalla Legge
obiettivo. Si tratta di un baratto: soldi del governo in cambio di un pezzo di
democrazia conquistata dai valsusini.
E che dire del recente
Si espresso da Antonio Ferrentino al raddoppio autostradale del traforo del
Frejus a patto che la seconda canna sia utilizzata solo per la sicurezza? Come
se tra gli azionisti Sitaf non ci fosse, in posizione di forza, il gruppo di
Marcellino Gavio (defunto di recente, già latitante all'estero ai tempi di
tangentopoli e "grande elettore" di Mario Virano alla direzione della
Sitaf), e come se non siano già state fatte pericolose dichiarazioni da parte
dell'attuale amministratore delegato della Sitaf e da rappresentanti del
governo su una possibile, ad opera eseguita, destinazione d'uso del nuovo
tunnel da canna di sicurezza a canna di transito.
L'unica garanzia che
abbiamo sulla corretta "destinazione d'uso" della seconda canna è
impedire la realizzazione di un'opera che è anche funzionale e complementare,
all'interno di un progetto di trasporto intermodale, alla costruzione della
linea ad alta velocità Torino-Lyon.
E cosa dire della
presa di distanza di Ferrentino dalla manifestazione fatta ad Oulx contro la
seconda canna del traforo autostradale? Cos'è cambialo dal 22 luglio 2006
quando Ferrentino era alla guida del corteo a Bardonecchia contro il raddoppio
del traforo e disse cose ben diverse? A cosa è dovuta questa metamorfosi? Alla
nomina di consigliere provinciale?
E poi ci sono le
risposte date a chiarificatrici interviste del giornalista Massimiliano Borgia
tra cui spicca quella in cui sostiene: "Se dovesse esserci un'azione di
forza del governo io tornerei in piazza ma da privalo cittadino non più
come figura istituzionale. E non chiederei a nessun cittadino di S.Antonino di
seguirmi". E' una affermazione grave, un'ulteriore posizione politicamente
scorretta, ancor più inaccettabile perché proviene da chi, senza il contributo
di decine di migliaia di sconosciuti cittadini della valle di Susa, non sarebbe
mai stato considerato, a livello istituzionale, da alcun esponente di governo.
Per dirla come la
cantava Guccini, è una lettera "avvelenala" ma tutto ha un limite e
quando Antonio Ferrentino su cui in molti, a suo tempo, avevamo riposto la
fiducia, ha operato ed opera per ostacolare o depotenziare l'accordo Pd e
liste civiche No Tav e, pur di non perdere la sua posizione dominante sostiene,
supportato da Saitta, che non sia più la Comunità montana ma l'Assemblea dei
sindaci a gestire la questione Tav e i rapporti con l'Osservatorio, tacere
l'amarezza non è più possibile.
E se la misura è colma
il vaso strabocca di fronte alle compensazioni spacciate per un "Piano
strategico" che ci riporta al secolo scorso, prima delle lotte operaie che
misero fine alla svendita della salute in cambio di indennità salariali. Come
non si deve svendere la salute sui luoghi di lavoro non si deve svendere il
territorio che è strettamente legato alla salute dei suoi abitanti.
La richiesta è cortese
ma ferma e decisa: Antonio Ferrentino deve fare un passo indietro; nessuno ha
il diritto di voler essere sempre il numero uno e di parlare a nome della
comunità valsusina, soprattutto chi non tiene mai in considerazione le opinioni
dei cittadini della valle.
GIOVANNI VIGHETTI - Bussoleno