Di
GIORGIO SANTILLI
su IL SOLE 24 ORE del 19-09-2004
ROMA. Legge obiettivo sulle grandi opere ancora nel mirino dell'Unione europea. La commissione ha infatti inviato al Governo italiano a fine luglio un parere motivato (finora rimasto riservato) per violazione delle direttive europee sulla valutazione di impatto ambientale. Si tratta del secondo e ultimo avvertimento prima del deferimento alla Corte di giustizia Ue, inviato dopo aver valutato le controsservazioni italiane, ritenute evidentemente insufficienti per archiviare il caso. Il rischio che la procedura d'infrazione Ue si abbatta sulle opere strategiche con un pesante allungamento dei tempi si fa ora realistico.
Il procedimento era stato avviato lo scorso mese di giugno sulla base del
ricorso presentato dalla senatrice verde, Anna Donati, e dalla parlamentare
europea dello stesso gruppo, Monica Frassoni. Alla base del provvedimento
comunitario (si veda Il Sole-24 Ore del 9 giugno scorso) ci sono due violazioni
che vengono imputate all'Italia: la prima è un contrasto fra il decreto legislativo
190/2002 (attuativo della <legge obiettivo>) e la direttiva 85/337
<nella misura in cui la disposizione italiana (articolo 20, comma 5) non
prevede che, in caso di sensibili differenze tra progetto preliminare e
progetto definitivo, sia obbligatorio aggiornare e integrare la Via (cioè
aggiornare e ripubblicare lo studio di impatto ambientale e consultare
nuovamente i soggetti pubblici e privati interessati)>; la seconda
violazione è ipotizzata <nella misura in cui la disposizione italiana
(articolo 17, comma 2) non prevede che la procedura di Via debba essere
conclusa prima del formale rilascio dell'autorizzazione a costruire>.
La Commissione censura, in sostanza, l'eccessiva discrezionalità concessa al
ministro dell'Ambiente nel valutare se il progetto definitivo debba essere
sottoposto nuovamente a Via in quanto <sensibilmente diverso> da quello
preliminare che aveva avuto l'ok della commissione Via. E, più in generale,
Bruxelles attacca la filosofia italiana di anticipare il parere di compatibilità
ambientale sul progetto preliminare anziché su quello definitivo.
La nota Ue con cui la procedura d'infrazione era
stata avviata ricordava infatti che la Via europea <è fondata sul principio
secondo cui il progetto al quale viene rilasciata l'autorizzazione a costruire
sia esattamente lo stesso sul quale viene effettuata la procedura di Via>.
Il Governo italiano ha ora tre possibilità: adeguare la normativa nazionale
alle prescrizioni comunitarie, lasciare che la commissione vada alla Corte di
giustizia negando l'adeguamento, tentare un'ultima mediazione.
Nel primo caso, quello dell'adeguamento della
normativa, si registrerebbe un allungamento dei tempi progettuali di molte
grandi opere approvate con la legge obiettivo. <Riteniamo che la censura Ue
- dice Anna Donati - obblighi il Governo italiano ad avviare un nuovo
procedimento pubblico di Via in tutti i casi in cui il progetto definitivo
risulti significativamente diverso da quello preliminare, anche, e anzi a
maggior ragione, nel caso in cui le varianti apportate al progetto derivino da
prescrizioni del precedente parere Via>. La parlamentare verde auspica
comunque <un immediato adeguamento della normativa italiana alle direttive
europee, per ripristinare un adeguato procedimento di valutazione di impatto
ambientale sulle opere della legge obiettivo>.
Se l'interpretazione verde dovesse risultare corretta - e la commissione dice
in effetti che la procedura deve essere riattivata ogni volta che c'è
scostamento fra progetto preliminare e definitivo, senza discrezionalità da
parte delle amministrazioni - praticamente tutte le opere della <legge
obiettivo> dovrebbero essere nuovamente sottoposte a un procedimento di Via,
con pubblicazione del progetto, tempi per le osservazioni dei cittadini, istruttoria
della commissione, decisione e parere ministeriale.
Questo perché è stata proprio la linea scelta
dalla commissione speciale di Via per le infrastrutture strategiche quella di
prevedere pareri "pesanti" anticipati sul preliminmare, con la
possibilità di adeguamento alle prescrizioni al momento della stesura del
progetto definitivo. In altre parole, la scorciatoia scelta dal Parlamento e
dal Governo italiano per comprimere i tempi progettuali in relazione alle
prescrizioni della Via verrebbe completamente smontata, con l'effetto di un
ritardo di molti mesi sull'iter delle opere.