I
soldi della mafia dai paradisi fiscali ai cantieri TAV
Da San Marino a Vaduz, da Londra a Torino, il viaggio per ripulire i proventi del crimine
di Massimo Numa da La Stampa del 29/7/07
TORINO
Soldi «provento di attività delittuose» finiti prima nei forzieri di una banca
di San Marino e poi, mesi dopo, felicemente riciclati in attività produttive.
In Piemonte. Come? Si parte da un conto intestato a un’azienda di beni primari.
Che ha sede a Vaduz, Liechtenstein, uno dei paradisi fiscali più conosciuti nel
mondo. I colletti bianchi delle cosche hanno un compito: ripulire in fretta i
capitali necessari ad acquistare una catena di market di media dimensione,
presente anche nel Nord Ovest. L’azienda X, che ha ottenuto una serie di
finanziamenti da un istituto bancario londinese garantito da fidejussioni
intestate ad altre società, sempre nell’orbita dei clan, improvvisamente e
misteriosamente fallisce. A Londra, vengono acquisite le fidejussioni - subito
riscattate - che si trasformano in denaro cash, ormai spendibile anche in
Italia. Anche nel Torinese. Risalire al primo passaggio non è solo difficile,
ma è un’impresa disperata. A meno non entrino in scena i «pentiti». Indagini
sono in corso e gli esiti tutt’altro che scontati. Lo Stato, alla fine, si
limita a monitorare il fenomeno. E non è poco.
Un passo indietro. Siamo nel 2003. Gli investigatori della Dia furono, allora, profetici. «Le ‘ndrine che operano in Piemonte, legate alle famiglie del “mandamento ionico” sono dedite ai traffici di sostanze stupefacenti e di armi, usura, estorsioni, gioco d’azzardo e lo sfruttamento della prostituzione di donne extracomunitarie». Ma, spiegavano allora gli specialisti dell’Antimafia, «la criminalità calabrese è ora in una fase di “inabissamento”».
Con
un piano preciso: «Insinuarsi nell’«economia legale». Riferimenti espliciti ai
lavori delle Olimpiadi 2006, allora in via di definizione. Erano «emersi
interessi e partecipazioni di soggetti gravati da pregiudizi di polizia».
Quattro anni dopo, il quadro che emerge dalle carte degli 007 dimostra che
l’operazione è stata conclusa con successo dalle cosche: «In questo contesto
operativo sono state effettuate verifiche antimafia nei cantieri dell’Alta
Velocità ferroviaria, in quelli relativi all’ammodernamento dell’A3 Salerno
Reggio Calabria ed in quelli dell’autostrada Messina-Palermo, che insistono,
rispettivamente, nella zona ASI di Caivano (NA) ed a Torino, nonché nel Comune
di Vibo Valentia ed in quello di Palermo». Le tracce di uomini e società legate
alla criminalità organizzare nelle rete economica del Nord Ovest sono «apparse
rilevanti e molteplici, tali da rivelare una pluralità di interventi
economici-finanziari». La seconda fase, cioè colpire, arrestare, bloccare
l’infiltrazione criminale è il compito più arduo. Scrivono gli specialisti
della polizia di Torino: «...Per simili sodalizi...presenti nel territorio si
rileva la presenza di alcuni soggetti, talvolta si uniscono per la commissione
anche di più reati, senza tuttavia dar vita a forme associative in qualche modo
riconducibili alla figura prevista dall’art. 416 bis».
Finito
il processo di inabissamento, le mafie sono tornate ad operare in modo del
tutto inedito. Questo è lo sfogo di un investigatore dell’Antimafia, che opera
in Piemonte: «Se mai dovessimo procedere ogni volta che emergono dalle
intercettazioni storie di eccezionale gravità, saremmo di fronte a un boom di
inchieste e di arresti. In realtà, almeno qui al Nord, spesso ci si arena, per
mancanza di uomini e di mezzi, di fronte all’impossibilità materiale di trovare
le prove dei delitti commessi». Anche per quanto riguarda il processo di
infiltrazione delle imprese sospette nei grandi appalti pubblici? La risposta è
un secco, amaro, sì. Le imprese
collegate alle cosche operano con «ingenti capitali di origine illegale ma
perfettamente ripuliti attraverso sofisticate triangolazioni finanziarie.
Soprattutto attraverso i più importanti money transfer, «molti dei quali
concentrati in Piemonte e soprattutto a Torino». Fanno parte delle catene più
importanti. Le indagini non finiscono mai.