Sito, tutto l’utile finisce in dividendo. Ecco
l’ultimo “regalo” ai soci privati
La società che
gestisce l’interporto di Orbassano ha versato per i bilanci 2005, 2006 e 2007
oltre 9 milioni
di Marco Trabucco da Repubblica del 8/10/09 pag. VII Cronaca di Torino
Nel 2008 3,5 milioni di euro, come quota parte degli utili della società nell'anno precedente. Poi nel 2009 altri 5 milioni e 790mila euro, che sono invece il risultato della gestione degli anni 2005 e 2006. Sono i dividendi che i soci privati di Sito hanno ricevuto negli ultimi due anni, grazie alla decisione che l'assemblea della società che gestisce l'interporto di Orbassano in due diverse occasioni ha deciso di prendere. Decisione con cui era perfettamente d'accordo Finpiemonte partecipazioni, la società della Regione che aveva la maggioranza del capitale di Sito (ma non nella governance della società). Una prassi inusuale, quella di destinare tutti gli utili a dividendo, anche perché negli esercizi precedenti gran parte dei guadagni erano stati conferiti a patrimonio. E una decisione che sembra favorire ancora una volta la parte privata in un'azienda in cui il soggetto pubblico ha messo sempre il denaro e gli «altri» ci hanno sempre guadagnato.
È l'ultima novità di una vicenda, quella della società Sito di Orbassano, che già nei mesi scorsi aveva portato alla luce gravi storture nei rapporti tra soci i pubblici e quelli privati. E che, dopo molte polemiche e la decisione della presidente Bresso di bloccare il pagamento di una somma cospicua (28 milioni di euro) ai soci privati (un gruppo di immobiliaristi torinesi) come compenso della loro fuoriuscita dalla società, aveva portato alle dimissioni dell'allora presidente di Finpiemonte Partecipazione, Giuseppe Trabucco (sostituito da Fabio Massimo Cacciatori). La novità emerge dall'indagine conoscitiva che un gruppo di consiglieri regionali ha concluso nei giorni scorsi e che è stata presentata ieri davanti alla seconda commissione di Palazzo Lascaris (presieduta da Bruno Rutallo). La relazione è ancora secreta, perché dovrà essere votata la prossima settimana, ma Repubblica è in grado di anticiparne i contenuti.
Il documento, undici
pagine, ripercorre in modo puntuale la storia di Sito da quando fu costituita
nel 1980 ad oggi. Società mista da subito, ma in cui i soci privati hanno la
maggioranza del capitale fino al 2002 quando, con alla guida della Regione la
giunta Ghigo, la Regione stessa attraverso una complessa manovra conquista la
maggioranza del capitale: «In questo momento, cruciale, - sottolinea la bozza
di relazione - curiosamente non si mette mano allo statuto e agli equilibri
di governance». Cosicché, nel cda continuano ad essere i privati ad avere la
maggioranza. Un fatto che non cambierà nel 2008 (quando la Regione riunificherà
le sue quote di maggioranza in Finpiemonte Partecipazioni, ma la maggioranza
del cda rimarrà ai soci privati) e che avrà poi pesanti conseguenze.
Bisogna sottolineare
tra l'altro che i capitali propri versati dai soci pubblici e privati in Sito
sono pari a circa 5 milioni di euro a fronte di contributi a fondo perduto
pubblici investiti, dal 1991 ad oggi, per circa 64 milioni. Fondi che hanno
fatto crescere ovviamente il valore della società. Così quando, proprio nel
2008, i soci privati decidono di uscire da Sito una perizia ne stima il valore
in poco più di 64 milioni: e sulla base delle quote ne chiedono appunto 28
milioni. Bresso blocca l'operazione ritenendo quella cifra una impropria
rivalutazione del capitale di rischio. I dividendi però sono già stati
pagati.
Anche perché emerge
nel frattempo, e la relazione lo conferma, che negli anni sono stati
utilizzati fondi pubblici, in particolare contributi europei, per realizzare
non solo opere infrastrutturali necessarie all'interporto, ma anche capannoni
ed altri edifici destinati poi ad essere affittati o ceduti con profitti ancora
una volta almeno «impropri» per i soci privati.
Insomma una
guazzabuglio che potrebbe però comunque concludersi male per la Regione.
«Quale sarà l'esito della vicenda è difficile da prevedere - recita la
relazione - opportunamente la Regione ha bloccato il pagamento dei 28 milioni,
ma è verosimile prevedere che, a fronte del quadro sopra descritto, possano
svilupparsi trattative che porteranno magari a ridimensionare quella cifra,
senza però uscire dallo schema "insano" che vede un soggetto pubblico
compensare la fuoriuscita di un soggetto privato. Dopo una successione di
cedevolezze agli interessi di questi ultimi che compone un quadro davvero
inquietante».