Comunità montana Valli Susa e Sangone
di Marco Giavelli
da Luna Nuova del 15/1/10 – pag. 5
Sul fatto che la
Comunità montana debba continuare a svolgere, anche sul Tav, un ruolo di
coordinamento territoriale, i 24 sindaci di centrosinistra e dell'area No Tav
che appoggiano la maggioranza di Comunità montana sono tutti d'accordo. E così
chiedono al governo di convocare un tavolo istituzionale prima che la presidenza
del Consiglio dei ministri emetta il decreto che dovrà sancire la nuova
architettura dell'Osservatorio. Decreto che, secondo lo schema delineato da
Regione e Provincia, coinvolgerà soltanto più i comuni.
Dunque la risposta dei
sindaci alla decisione di tagliare fuori la Comunità montana dal processo
decisionale sul Tav non si è fatta attendere: l'accordo è stato raggiunto
lunedì sera al termine di una concitata riunione di maggioranza, in cui alla
fine si è trovata una mediazione tra l'ala radicale e quella più moderata.
Nella lettera si dice che «queste amministrazioni comunali esprimono forte
preoccupazione per la volontà di proseguire il confronto sulla base di
condizioni estremamente restrittive per l'autonomia di giudizio delle comunità
locali sul progetto della nuova linea Torino-Lione al tavolo istituzionale di
Palazzo Chigi e nell'Osservatorio». I 24 sindaci firmatari sono quelli di
Almese, Avigliana, Bardonecchia, Bruzolo, Bussoleno, Caprie, Caselette,
Chianocco, Chiusa S.Michele, Giaglione, Gravere, Mattie, Mompantero,
Moncenisio, Novalesa, Oulx, S.Didero, S.Giorio, S.Ambrogio, S.Antonino, Vaie,
Venaus, Villardora e Villarfocchiardo.
Il documento risponde
poi punto per punto alle affermazioni del governo. Respinge ad esempio l'accusa
che la Comunità montana non si connota «con un profilo di sensibilità
politico-istituzionale idoneo a rappresentare il pluralismo delle comunità
locali» e al tempo stesso non condivide «la valutazione totalmente
positiva del lavoro tecnico dell'Osservatorio per la semplice ragione che, dopo
oltre quattro anni di riunioni, molti dei Comuni interessati hanno adottato
delibere contrarie alla nuova linea ferroviaria e ai sondaggi». I 24
sindaci, nel ribadire la loro piena fiducia al presidente della Comunità
montana Sandro Plano, confermano all'ente il suo ruolo di coordinamento
territoriale, sottolineando come «la volontà di escluderla d'autorità non
pare conforme allo spirito di confronto che aveva animato i rapporti tra
governo ed enti locali attraverso il tavolo istituzionale».
Inoltre viene
contestato sia il principio che possano sedere nel nuovo Osservatorio soltanto
i comuni che dichiarano esplicitamente la volontà di partecipare alla migliore
realizzazione dell'opera, sia l'affermazione che il Piano strategico riguarderà
soltanto gli ambiti territoriali e i comuni interessati che dichiareranno la
loro disponibilità a collaborare: per i 24 sindaci si tratta di «una totale
inversione di rotta rispetto ai ragionamenti sulla “territorializzazione” del
progetto in tutta la valle». Da tutte queste considerazioni nasce la
richiesta per «una immediata convocazione del tavolo istituzionale al fine
di ridefinire e attualizzare i rapporti degli enti locali con governo, Regione
e Provincia. Tale richiesta va considerata come contributo alla stesura delle
nuove linee guida in fase di redazione del Dpcm».
Dal centrodestra,
intanto, continuano a piovere bordate su Plano e sull'alleanza tra
centrosinistra e No Tav: «Con l'avvio dei sondaggi e il nuovo assetto
dell'Osservatorio voluto da Regione, Provincia e governo, che vedrà rappresentati
i comuni e non la Comunità montana, Sandro Plano dovrebbe prendere atto della
sua sconfitta politica e dimettersi - attacca il sindaco di Giaveno
Daniela Ruffino - Le nostre valli hanno bisogno di serietà, di economia e
soprattutto vogliono non essere isolate dal paese e dalle sue istituzioni. Essere
amministratori pubblici non vuoi dire fare "giuramenti" in assemblee
fra grida di piazza di estremisti che nulla hanno a che fare con il territorio».