Sindaci divisi, ma il dialogo continua

Ferrentino: “Il posto degli amministratori è al tavolo, dove si discute”

 

di Marco Giavelli da Luna Nuova del 30/1/09 – pag. 3

 

BUSSOLENO - Avanti con il dialogo: la bassa valle resta nel­l’Osservatorio sulla Torino-Lione, ma quello uscito dalla conferenza dei sindaci di mercoledì è un via libera su cui si allungano le ombre di parecchi comuni. Almeno se stiamo ai fatti: Avigliana, Chiu­sa S.Michele, Condove, Vaie e San Giorio si sono "astenuti", subordinando la loro posizione al confronto con le rispettive mag­gioranze; Bussoleno, Mattie, Bruzolo, Villarfocchiardo e Caselette non hanno parlato; Mompantero, Borgone e Rubiana erano assenti; Susa, Venaus, Novalesa, Chianocco, Sant'Antonino, Caprie, Sant'Ambrogio, Almese e la Co­munità montana sostanzialmente favorevoli, così come i comuni della gronda; San Didero l'unico apertamente contrario.

 

A volerlo sintetizzare al massi­mo, il quadro generale è questo. Un quadro venuto fuori dal consueto giro di opinioni, non da un voto vero e proprio che in conferenza dei sindaci, trattandosi di un organo consultivo, non è previsto. In realtà se davvero tutti i sindaci consultas­sero le loro maggioranze, il fronte dei comuni anti-Osservatorio (fin qui capitanato da Bussoleno e San Didero a cui, col passare del tem­po, si sono accodati San Giorio e Caselette) non dovrebbe essere destinato a lievitare di molto (in bilico ci sono Avigliana, Chiusa e Villarfocchiardo).

 

Ma dopo il burrascoso incontro di martedì pomeriggio in Prefet­tura, pieno di tensioni tra sindaci, Antonio Ferrentino non nasconde di aver «temuto il peggio» in vista dell'assemblea di mercoledì mat­tina. Se si fosse trovato davanti ad una sfilza di no "alla San Didero", giustificare l’OK all’Osservatorio in una posizione di maggioranza risi­cata sarebbe diventato parecchio problematico per lui e per i sindaci allineati. In questo modo, invece, la Comunità montana incassa un sì molto titubante, tra riserve, silenzi e giudizi sospesi, ma pur sempre un sì che, a fronte di un unico no dichia­rato, scongiura almeno per ora il rischio di una vera spaccatura.

 

«In molti colleghi permangono forti perplessità, anche da parte di chi continua a credere in questo percorso - ammette Ferrentino - alla fine ha prevalso il senso di responsabilità: il posto di noi amministratori è ai tavoli dove si discute di infrastrutture, per confrontarci, condizionare e con­trastare. Finché ci sono gli spazi, le istituzioni devono esserci». Ma non temete, come sostengono gli anti-Osservatorio, che le rassicurazioni fornite dal governo siano soltanto un "contentino" per tenervi a bada? «E evidente che quella del governo è una timida, piccola apertura, ma quale l'alternativa? Qui non siamo più nella commissione Rivalta. L'Osservatorio va avanti, punto. Il bando per la progettazione Ltf lo fa, punto. Non è che se noi ci fermia­mo, si ferma anche l'Osservatorio. Sulle indagini geognostiche, aver ottenuto un anno di tempo in più per discuterne è comunque un piccolo risultato. Sul Fare ci è stato detto che non contrasta con gli accordi internazionali. Con la politica dei piccoli passi abbiamo già portato a casa qualcosa, per le barricate c'è sempre tempo».

 

Avigliana è senz'altro il comune più in difficoltà sul tema Osserva­torio, che ogni giorno tiene sulla graticola la traballante coalizione composta da democratici e indi­pendenti. La sindaca Carla Mattioli (Pd), parte della delegazione che venerdì scorso ha incontrato il governo, è ben consapevole dei rischi che corre e non a caso ha rimandato ogni valutazione alla sua maggioranza: «Ora come ora direi che è più un no che un si - os­serva - è un problema di fiducia: il governo vuol fare l'opera a tutti i costi senza tenere conto dei dati si­nora usciti daII'Osservatorio, che è stato utilizzato come strumento per dire all'Europa che i sindaci sono d'accordo. In consiglio comunale avevamo detto sì a condizione che si concretizzassero alcune premes­se che per ora sono state eluse. Non ci sono garanzie sui soldi per il nodo di Torino, non ci sono segnali credibili sul trasferimento modale, il Fare è stato giudicato interessan­te ma chissà se e quando si parlerà di "fasaggio " dell'opera».

 

Resta critico Villarfocchiardo, che mercoledì era rappresentato dal sindaco Luigi Franco e non dal suo vice Emilio Chiaberto, a cui da tempo il primo cittadino ha delegato la questione Tav: «Non mi sono espresso perché l'avrei fatto a titolo personale - sottolinea Franco - a breve convocherò il consiglio, in modo formale o anche informale: mi sembra però che si stia prenden­do una strada diversa da quella di qualche anno fa, francamente sono rimasto un po’ spiazzato». Bruzolo si riunirà già stasera, ma il sindaco Mario Richiero da il suo placet all'Osservatorio: «Ho convocato una riunione di maggioranza per ascoltare l'opinione di tutti. Credo però sia giusto rimanere: vista la volontà assoluta del governo di fare questo maledetto Tav, ritengo più logico provare ad ottenere il massimo per la valle e la sua vivi­bilità. L'opposizione fatta finora è servita ad accantonare il vecchio, sciagurato progetto. Adesso mi sembrerebbe illogico arroccarsi sul no al dialogo, tanto poi gli altri vanno avanti come vogliono loro».

 

Torna invece su posizioni dure la sindaca di Condove Barbara Debernardi, che a suo tempo aveva appoggiato il documento della Ri­posa ma che ora, a titolo personale, non nasconde la sua insoddisfazio­ne: «È esattamente quello che mi aspettavo: il governo ha intenzione di fare l'opera partendo dal tunnel, solo che non può dirlo. L'interes­samento al Fare che è venuto fuori da Palazzo Chigi mi sembra un capolavoro di aria fritta, uscito dalle migliori scuole Dc del passato. Assolvo i miei colleghi che sono andati a Roma, ma per me quelle del governo non sono risposte: il Fare resta in aperta contraddizione con il dossier presentato a Bruxel­les; non si dice nulla sul comitato di garanzia che avevamo richiesto. Io non lo reputo un documento che concede degli spazi».