SIAMO TUTTI VALSUSINI
C’è davvero bisogno di esprimere
concreta solidarietà e partecipazione al movimento No-Tav della Val di Susa.
Fino ad oggi la resistenza ed il blocco dei lavori sono stati condotti in modo
esemplare, utilizzando solo metodi nonviolenti, con un enorme coinvolgimento
popolare fino allo straordinario successo dello sciopero generale della Valle
il 16 novembre scorso.
Ora, dopo che il governo ha scelto
la via della militarizzazione del territorio e della repressione violenta, c’è
il rischio che qualche frangia non adeguatamente preparata, qualche
infiltrazione esterna, o vere e proprie azioni di provocatori, preparino una
trappola e facciano degenerare la situazione, portando acqua al mulino di chi
vuole criminalizzare e annientare l’intero movimento. E’ dunque il momento
della massima allerta nonviolenta, e dell’esplicitazione del metodo scelto per
condurre questa lotta sacrosanta.
Ancora una volta “nei mezzi sta il
fine”. Da una parte la nonviolenza scelta dai valsusini per difendere la loro
valle e il loro futuro; dall’altra parte la violenza del potere che vuole via
libera per realizzare loschi affari. I valsusini vengono accusati dal governo
nazionale e regionale, e persino da gran parte dei partiti di opposizione, di
essere egoisti, di fare una lotta localista, di opporsi al progresso solo per
salvare la loro pace paesana. Chi spinge per aprire il cantiere dell’alta
velocità, parla invece di sviluppo, di occasioni economiche, di modernità. Sono
obiettivi contrastanti, che per essere raggiunti richiedono strumenti e mezzi
contrastanti.
Dunque il metodo nonviolento degli
abitanti della Valsusa prefigura già il fine della decrescita e del rispetto
del patrimonio naturale. Nel mezzo violento delle forze militari, invece, c’è
già il fine della devastazione ambientale e di uno sviluppo dissennato.
Ciò che oggi avviene in Val di Susa è un fatto che riguarda tutta la nazione, perché è in gioco il modello di sviluppo che si vuole perseguire. La lotta della Va di Susa è la stessa lotta contro il Ponte di Messina, contro gli inceneritori, contro le centrali nucleari; è lo stesso impegno di chi vuole rallentare, di chi ha iniziato a dare retta ai segnali di crisi del pianeta, di chi propone un futuro sobrio, di chi fa i conti con le risorse limitate e pensa che tutti gli uomini abbiano diritto a godere di ciò che la terra offre.
E’ già tutto chiaro e ci sono
tutti gli elementi per scegliere da che parte stare. Ognuno faccia la propria
parte e la propria scelta, dal Presidente della Repubblica all’ultima sezione
di partito. O di qua o di là. Per quello che ci riguarda, come amici della
nonviolenza, oggi ci sentiamo tutti valsusini.
Mao Valpiana
Direttore di “Azione nonviolenta”