Cantieri senza fondi, stop ad agosto
Una lunga lista: dal passante di Mestre all´alta velocità
Bologna-Milano le opere a rischio
Anas e Ferrovie sono con l´acqua alla gola: mancano in tutto 4,5 miliardi.
Prodi: dobbiamo evitare il peggio
Pozzi
lancia l´allarme, ma anche per i lavori ferroviari i soldi sono agli sgoccioli
dopo i tagli della Finanziaria
Di Pietro: il
Tesoro non ha neanche le risorse ordinarie; Berlusconi ha fatto come Vanna
Marchi, ha venduto placebo e chiacchiere
Primo incontro tra il neo ministro dei Trasporti, Bianchi e il presidente delle
Fs, Elio Catania, sui conti dell´azienda e sui possibili tagli
di Lucio Cillis e Luca Iezzi da Repubblica del 30/5/06 pag. 19
ROMA - Due miliardi per l´Alta velocità, uno per la linea ferroviaria tradizionale
e 1 miliardo e mezzo per strade e cantieri. In totale 4,5 miliardi di euro,
necessari a Ferrovie e Anas per modernizzare e rendere più efficiente il sistema
dei trasporti in Italia. Un processo che in assenza di fondi, rischia lo stop
già a fine luglio-inizio agosto.
Le Fs, infatti, devono proseguire nella costruzione di nodi ferroviari strategici,
come il completamento della linea ad Alta velocità su rotaia che collegherà
Torino, Milano, Bologna, Firenze, Roma e Napoli. E l´Anas deve investire per
la famigerata Salerno-Reggio Calabria o per gli ultimi 4 chilometri che mancano
per completare l´anello del Grande raccordo anulare di Roma.
Il premier sta seguendo con grande attenzione la questione: «La chiusura dei
cantieri Anas e Fs? È quello che vorremmo evitare» ha detto ieri da Bruxelles
Romano Prodi. Il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro ha invece
puntato il dito contro il precedente governo «che ha illuso i cittadini, ha
fatto come Vanna Marchi con i prodotti placebo». Ed ha confermato i tempi
ormai strettissimi dell´emergenza: «Non ci sono i soldi, il ministero del
Tesoro non ha neanche le risorse ordinarie da trasferire ad Anas e Ferrovie
e tra due-tre settimane questi soggetti potrebbero non essere in grado di
far camminare i cantieri».
Un allarme rosso che sta suonando nelle stanze dei manager delle Ferrovie.
Ieri il numero uno Elio Catania è stato a colloquio dal ministro dei Trasporti
Alessandro Bianchi per più di due ore. Un incontro che ha passato in rassegna
i nodi delle Fs, i conti in rosso, e il tema dei cantieri a rischio dell´Alta
velocità.
In cima alla lista delle opere a rischio blocco c´è l´arteria stradale del Mezzogiorno: la Salerno-Reggio Calabria i cui 443 sono stati divisi in 6 maxi-lotti in diverso stato di avanzamento. Completati 121 Km, un altro centinaio è fermo alla progettazione, mentre per il resto, diviso tra procedura d´appalto e lavori in corso, la chiusura dei cantieri è questione di mesi.
Altro investimento a rischio è il Passante di Mestre. Per l´attesa che questa opera genera nel Nord Est il blocco dei lavori sui 32 Km già finanziati dal Cipe potrebbe trasformarsi in una vera bomba politica.
Sul fronte ferroviario una rinuncia clamorosa sarebbe quella sui lavori per la Tav che - difficoltà in Val di Susa a parte - è stata definita opera strategica anche nel programma di Centrosinistra.
Il problema è che gli orientamenti politici centrano poco. La carenza di fondi è stata sancita in modo bipartisan: ha iniziato la finanziaria 2006 che ha tagliato le richieste sia delle Ferrovie che dell´ Anas. Catania aveva chiesto 4 miliardi (Tav esclusa), Tremonti ne aveva concesso uno solo. Le Ferrovie hanno fatto fronte alla necessità racimolando 900 milioni dalla vendita degli immobili e puntando a 1,1 miliardi di risparmi interni. Mentre sull´Alta velocità i fondi necessari di 2 miliardi non sono nemmeno stati previsti dal governo Berlusconi. Discorso analogo per le strade: il presidente dell´ Anas Vincenzo Pozzi aveva segnalato un fabbisogno di 3 miliardi, invece è stato imposto un tetto da 1,1 miliardi creando un buco di 1,9, cui si aggiungono altri 400-500 milioni necessari per gli interventi di manutenzione straordinaria e ordinaria sull´intera rete di 20.286 Km. Anas e Fs sono i due più grandi committenti di appalti del Paese: «Se i cantieri fossero bloccati - spiega il presidente dell´ Associazione dei costruttori, Ance, Claudio de Albertis - ci sarebbe un caduta degli investimenti nel settore delle opere pubbliche di circa il 3%, con severo impatto sull´economia e sull´occupazione». Un calo sul Pil che complicherebbe le difficoltà del nostro bilancio pubblico.