Rivoli scopre la ‘ndrangheta: lotta intestina per gli
affari in città
La piazza locale “merce di scambio” tra i gruppi criminali.
La Maxi retata tocca la città. Arresti anche ad Orbassano
di
Carlotta Rocci da Luna Nuova del 16/7/10 – pag. 9
Rivoli - Storie di
affiliazioni, tradimenti, promesse di obbedienza e rotture interne. Questo il
retroscena di una città, Rivoli, che si scopre lambita dai tentacoli della
'ndrangheta. Uno spaccato emerso dalla maxioperazione "cosca
Lombardia", che in tutt'Italia ha portato all'arresto di oltre 300 persone
ed ha decapitato una delle organizzazioni mafiose più potenti. Dimostrazione
che la criminalità è arrivata anche in Piemonte, e questa non è una novità.
Già nel 2008 la polizia aveva arrestato Adolfo e Cosimo Crea, i fratelli del
"locale" di Rivoli, così si chiamano le sotto strutture della
'ndrangheta in Piemonte. Nella regione esistono nove "locali", ognuno
controllato da un capo: in pratica nove persone che si contendono la supremazia
sul territorio.
Gli equilibri sono
delicatissimi, tanto che dalle intercettazioni di questi ultimi mesi emerge che
Giuseppe Catalano, imprenditore edile con aziende a Orbassano e Rivalta, ma
anche capo del "locale" di Torino e dunque referente sotto la Mole
della 'ndrangheta calabrese, avrebbe voluto istituire una camera di controllo,
come ne esistevano già in Lombardia e in Liguria, per gestire la situazione.
E se ne lamenta con
Giuseppe Commisso, suo superiore in Calabria detto "U Maistru",
perché gestire le incomprensioni tra capi non è facile, e Catalano teme possano
scoppiare faide sanguinose, tanto che la questione trova sede di discussione
addirittura durante un matrimonio in Calabria. La situazione, dopo la condanna
a dieci anni per i fratelli Crea, si è fatta difficile. I loro quaranta uomini
sono allo sbando e gli altri "locali" ne approfittano. Salvatore De
Masi, capo di San Mauro cerca di annettere Rivoli, spalleggiato da Francesco
D'Onofrio, ex terrorista di Prima Linea, oggi imprenditore. Tentativo fallito
perché ai calabresi De Masi non piace, e i Crea anche dietro le sbarre possono
ancora contare sull'appoggio dei picciotti di Pazzano.
Catalano
intanto promette il controllo su Rivoli a Pasquale Cufari, in cambio di alcuni
uomini. Rivoli sotto la luce fosca della mafia diventa merce di scambio, territorio
da conquistare e controllare. Ora con la nuova raffica di arresti quegli
equilibri già traballanti a fine 2008 rischiano di rompersi, e nessuno sa con
certezza cosa potrebbe accadere. In manette oltre a Catalano al quale è stata
sequestrata un'ingente somma di denaro in contanti, sono finite altre cinque
persone tra Torino e Provincia: Francesco D'Onofrio, che secondo gli
investigatori della Sco di Torino, è uno degli elementi più pericolosi
dell'affiliazione piemontese; Francesco Tamburi, e Carmelo Cataldo, titolare di
una ditta di demolizioni a Grugliasco, insieme poi a Michele Correale, per gli
affiliati "U Zorru", l'uomo di fiducia di "U Maistru".
Questa squadra, sotto la Mole e non solo, controllava una serie di esercizi
commerciali, tra i quali scorrono anche nomi noti di Torino, Chivasso e
Settimo.
di Clara Calavita da
Luna Nuova del 16/7/10 – pag. 9
Orbassano - Chiede cautela
il sindaco Eugenio Gambetta, in merito all'arresto di Giovanni e Giuseppe
Catalano, rispettivamente padre e zio del consigliere comunale Pdl Luca
Catalano. L'arresto è avvenuto nell'ambito dell'azione congiunta tra Direzione
distrettuale antimafia di Reggio Calabria e Procura di Milano, che ha messo le
manette a circa 300 persone e reso evidente il problema delle infiltrazioni
della criminalità organizzata nel nord Italia. Giuseppe Catalano risiede a
Volvera ed è titolare di un bar a Torino, mentre il fratello è imprenditore
edile e abita a Orbassano, dove il figlio è consigliere comunale e presidente
della commissione territorio.
Proprio questo legame
di parentela con i due arrestati ha portato l'opposizione orbassanese a
lanciare un grido d'allarme sulle infiltrazioni criminali nell'amministrazione,
puntando in particolare il dito su alcune varianti al piano regolatore che
avevano trasformato zone agricole in produttive. Il sindaco, tuttavia, respinge ogni
accusa: «Attendiamo gli sviluppi dell'inchiesta e nel frattempo continuiamo
a lavorare come prima. La mia giunta non è coinvolta, e non è nemmeno un
problema del consigliere Catalano, dato che riguarda i suoi parenti ma non lui».
Gambetta parla di una
strumentalizzazione politica da parte di alcuni elementi della minoranza. «Se
dovessero esserci coinvolgimenti diretti, naturalmente, prenderemmo dei
provvedimenti, ma per ora la attuazione non è quella - prosegue Gambetta - Il
consigliere non ha potere decisionale, quindi anche il discorso relativo alla
variante non è pertinente. I cittadini possono stare tranquilli, io sono
garante per la mia amministrazione, e se non dovessi più esserlo mi dimetterei».
Franco Dessì, sindaco di Rivoli, minimizza: «La
mafia da noi non s'è mai vista»
di
Chiara Priante da Luna Nuova del 16/7/10 – pag. 9
Rivoli - II sindaco di
Rivoli Franco Dessi è tranquillo: «Non ho mai avuto un segnale della
presenza a Rivoli della mafia. Sanno che qui non c'è trippa per gatti, come
dicono a Roma. Non si sente, e non si è mai sentita la presenza della
'ndrangheta. E non la si è neanche mai vista». Il sindaco, perciò, è
sereno. Anche le forze dell'ordine garantiscono che, al di là di qualche
presenza fisiologica di malvivenza, Rivoli è una cittadina sana e pulita. Sugli
arresti degli scorsi giorni dice: «Non erano clan che avevano scelto
questa zona ed erano venuti apposta per creare celle. Erano presenze storiche».
Il
Comune di Rivoli è tranquillo anche per i suoi cantieri: «Per le
opere pubbliche è richiesta la certificazione antimafia delle imprese: sennò
non lavorano per noi». Ciò vi rende sicuri e tutelati? «Assolutamente
sì. Siamo tranquilli per i nostri cantieri». Chi è dispiaciuto è Giuseppe
Misuraca, uno dei tanti calabresi di Rivoli, una città che ha accolto Nino
Boeti, per due legislature sindaco, o Mimmo Lucà, onorevole. Tutti calabresi: «Mi
dispiace vedere associata la mia terra alla 'ndragheta. La nostra è una terra
che ha reso grande Torino e il Piemonte», ricorda l'ex assessore. Il problema?
«E' una questione politica. In Italia la mafia trova autostrade».
«Non illudiamoci, la criminalità è anche
qui»
Luna
Ambrosino – Associazione
Libera
di
Chiara Priante da Luna Nuova del 16/7/10 – pag. 9
Rivoli - «Non
bisogna essere troppo ingenui. I nostri territori sembrano un'isola felice ma
le mafie operano anche qui». Luna Ambrosino, una delle
ragazze del presidio Libera di Rivoli, non è sorpresa davanti alla notizia
degli insediamenti della mafia a Rivoli di questi giorni. «Ce
lo aspettavamo in un certo senso. Le mafie sono insediate a livello strutturato
ovunque, non si può pensare che siano confinate solo in una parte d'Italia. Per
noi è chiaro che la realtà felice non esiste».
L'associazione contro
le mafie, a Rivoli, ha un presidio dal luglio del 2006 nel quale operano 15
ragazzi in modo continuativo, più vari volontari saltuari. «Proprio la
scorsa settimana, nel programmare le iniziative del 2011, pensavamo che oltre
ai corsi di legalità che portiamo avanti nelle scuole, dobbiamo pensare ad
attività per aprire gli occhi alla cittadinanza,
incontri con esperti e giornalisti come Marco Travaglio».
Luna spiega ancora: «La mafia c'è dove ci sono i grandi
cantieri e dove in generale ci sono i soldi. A Rivoli anche l'anno scorso si è
parlato di mafia: c'è un'altra indagine in corso. Serve un contrasto
preventivo, bisogna informare la cittadinanza anche
qui». Poi entra nello specifico: «Se
guardiamo alla nostra situazione si verificano degli spostamenti di capitali,
dei movimenti reali di affari, nei grandi appalti: e qui il grande appalto in
ballo è il Tav. Bisogna monitorare la situazione»