Risposta di Alberto Deambrogio (Consigliere regionale e
segretario piemontese del PRC) alla lettera di Paolo Mattone
Torino 28 11 07
Caro Paolo,
ho
letto la tua lettera aperta sulla attuale situazione della lotta contro la TAV.
Ti ringrazio innanzitutto per l’approccio complessivo che tu hai utilizzato:
preoccupato, ma allo stesso tempo problematico e disponibile a verifiche
costanti. Mi pare davvero utile mantenere questo profilo, perché esso assume
sino in fondo la difficoltà e la complessità di una battaglia che continua
intelligentemente da tempo e che dovrà continuare nei prossimi mesi.
Ma
veniamo agli elementi di merito che tu poni.
In
primo luogo il ruolo dell’Osservatorio e i suoi limiti in termini di efficacia
comunicativa.
Concordo
con te sul fatto che l’Osservatorio ha svolto un ruolo importante. In modo
particolare voglio rilevare che i lavori di quest’ultimo hanno fatto emergere
in modo inequivocabile, sinora, la validità assoluta delle argomentazioni che,
da tempo, i movimenti no tav avevano espresso in termini di valutazioni
sull’insieme dell’opera. Insomma: i movimenti no tav hanno ragione da vendere e
i lavori dell’Osservatorio sono lì a dimostrarlo.
I
problemi sul terreno della comunicazione verso l’opinione pubblica dei suddetti
risultati sono evidentissimi. D’altro canto queste difficoltà non sono
peculiari e riferibili solo a questo caso. A me sembra, in realtà, che questa
vicenda confermi una volta di più quanto lo spazio “politico” sia sempre di più
uno spazio mediatico, nel senso che sono i media attuali a disegnare quasi
completamente la sfera politica, della rappresentanza e del suo controllo. I
media utilizzano la stessa materia di cui è impastata la politica (il
linguaggio, i simboli...) e finiscono, purtroppo, per essere loro a dettare
codici, priorità, “verità”. E’ un problema enorme per la politica in generale e
per la politica di sinistra in modo particolare. Non basta certo la grande
capacità dimostrata dai movimenti di costruire reti di comunicazione
alternativa e tutti e tutte noi dobbiamo sapere che questo è un nodo irrisolto
per l’oggi e per i prossimi anni.
In
secondo luogo, la questione dei finanziamenti europei.
La
decisione dell’Europa rende oggettivamente più difficile la situazione, ma,
allo stesso tempo credo sia utile evitare di pensare questo passaggio come una
sorta di “ultima spiaggia” per chi lotta contro il progetto, che, tra l’altro,
ad oggi proprio non esiste.
Io
non so se sarà possibile utilizzare le risorse europee per fare ulteriori studi
(in particolare sul nodo di Torino). Credo che chiedere fermamente questo tipo
di utilizzo sia doveroso a fronte dello schema di lavoro che l’Osservatorio si è
dato. Se quest’ultimo deve proseguire i suoi lavori non può certo farlo a
“dispetto dei santi” e cioè delle regole condivise da tutti. Se qualcuno pensa
a una sorta di doppio canale, da una parte l’Osservatorio che continua a
discutere e, dall’altra, i lavori che iniziano comunque si sbaglia di grosso.
Nessun sondaggio o lavoro può partire senza che l’Osservatorio salti e che si
torni, dunque, a una situazione di muro contro muro.
Certo,
occorre fare tutti gli approfondimenti del caso. Bisogna capire sino in fondo i
vincoli collegati al finanziamento per sapere quali sono i margini
discrezionali che l’UE lascia per l’utilizzo dei fondi, bisogna, in ogni caso,
esercitare tutte le pressioni politiche e sociali affinché non si esercitino
forzature. Se non ci saranno spazi se ne prenderà atto e si dovrà lavorare per
ridislocare la lotta.
Come
vedi ho cercato di essere realista e di non caricare nessun passaggio come
l’ultimo, il più importante o l’unico. D’altro canto nel mio ultimo comunicato,
non tutto ripreso da “Luna Nuova”, ho comunque ribadito che nessun sondaggio o
lavoro è accettabile e che nessun passo decisivo si può o si potrà fare senza
il consenso delle popolazioni della Valle di Susa.
E’
un momento sicuramente delicato, ma spero e lavoro, per quel poco che mi è
possibile, per tentare di mantenere un buon livello di fiducia e comunicazione
tra tutti i soggetti, istituzionali e sociali, che si oppongono alla Tav. Per
tentare di vincere, infatti, occorre che questa unità si mantenga in tutta la sua
originalità anche in frangenti complicati.
Mi pare che una lettera come la tua aiuti a mantenere questi rapporti
salvaguardando il rispetto, la franchezza, la volontà a proseguire nella lotta.
Spero
di aver contribuito in parte anche io a mantenere un buon livello di
discussione.
Con
amicizia
Alberto
Deambrogio