Repressione pre-olimpica
Negli ultimi mesi si è andata intensificando a Torino l’attività di sgombero da parte della polizia di centri e laboratori sociali, così come la repressione nei confronti dei migranti, ed è tutt’altro che azzardato pensare ad un disegno di preventiva “normalizzazione sociale” in vista delle olimpiadi 2006. In questo quadro si colloca il clima di paura creato nei confronti dei migranti nella nostra città, vittime di continui abusi "legalizzati" (come se non bastasse il pretesto del terrorismo...); e in questo quadro si collocano gli arresti di 7 giovani sulla base di accuse pesantissime (devastazione e saccheggio) riferite alla manifestazione del 18 Giugno scorso organizzata in risposta alle aggressioni fasciste subite nei giorni precedenti.
A collegare la repressione all'esigenza di "ripulire" la città in vista delle prossime olimpiadi invernali non sono soltanto i protagonisti di una protesta sociale che non si rassegna ad un futuro sempre più segnato da precarietà del lavoro, cancellazione dei diritti, esclusione sociale e devastazione del territorio (riportiamo un comunicato congiunto dei centri sociali). Di "pulizia pre-olimpica" parla esplicitamente anche la stampa "moderata" (riportiamo un articolo di Repubblica), salvo poi mettere le proteste contro il TAV, contro la devastazione delle olimpiadi e contro la vergogna dei CPT sullo stesso piano delle proteste legate alle truffe del calcio nostrano; e soprattutto negando un disegno che vuole ammutolire la protesta sociale ("...Timore infondato... Torino gode del più alto numero d´Italia di centri sociali").
E' una chiave di lettura dei fatti, quella proposta dalla stampa, che disconosce il carattere popolare e di massa di molte lotte, a cominciare da quella contro il TAV ("La lotta contro l´Alta Velocità fatta in Val Susa dai Lupi Grigi e da Pellissero sette anni fa è lo stesso obiettivo che ancora oggi perseguono i centri sociali"): delegittimando le proteste sociali il manovratore può lavorare in santa pace e la democrazia è salva.
Con l'operazione del 20 luglio
2005 che ha portato all'arresto di 7 compagni, all'inquisizione di altri 10 per
devastazione, saccheggio, aggressione, resistenza e al sequestro del Fenix
nella nostra città qualcosa è cambiato.
Siamo di fronte a degli arresti inconcepibili e denuncie sproporzionate
rispetto ai fatti in sé contestati (disordini in pieno centro a seguito di una
carica scomposta delle forze dell'ordine), non solo: ci troviamo di fronte a un
"monstre" giudiziario in cui il PM Tatangelo cerca di unire
avvenimenti diversi (contestazione sotto il cpt di c.so Brunelleschi,
manifestazione antifascista del 18 giugno) provando a minacciare l'ipotesi di
un reato associativo. Siamo prossimi
alle Olimpiadi e chi a vario titolo governa la città vuole ordine e pace
sociale.
Ma non può esistere pace sociale all'interno di una città che mostra evidenti le sue pesanti contraddizioni e che di fatto è oggi immersa in una crisi che produce precarietà ed esclusione sociale. E che proprio per cancellare la crisi si riscopre vero e proprio laboratorio di repressione e criminalizzazione del dissenso. I migranti sono (anche grazie al clima di paure terroristiche costruito ad hoc) uno dei soggetti sociali più evidentemente esposti: braccati, rinchiusi nel lager di corso Brunelleschi, espulsi o uccisi durante le retate delle forze dell'ordine.
Perché a Torino si vuole imporre
una svolta legalitaria, che in realtà tutela interessi particolari, e vuole
annientare i bisogni materiali e le rivendicazioni sociali di cui si nutrono i
conflitti che nel quotidiano fanno vivere forme di autogestione ed
auto-organizzazione impossibili da mettere in scaletta nel grande show delle olimpiadi
invernali. Gli spazi sociali sgomberati e l'accanimento giudiziario che
colpisce ad ampio raggio tutti i settori del movimento antagonista sono tappe
di questo percorso. La repressione che
ha duramente colpito tutto il movimento torinese rappresenta quindi in
quest'ottica l'ennesimo segnale pubblico lanciato da chi tutela i poteri forti
della città. E' un segnale chiaro, che esige una risposta altrettanto chiara
che intendiamo dare proprio sul terreno delle lotte sociali che si vorrebbero
annientare.
Il conflitto non si arresta. Lo dice la Val di Susa con la sua opposizione popolare al TAV, lo dicono i migranti con le fughe e le lotte estreme nel lager di corso Brunelleschi, e lo vogliamo ribadire ancora una volta in piazza: non siamo disposti a fare nessun passo indietro in difesa dei bisogni collettivi, in difesa della nostra agibilità politica e sociale. E' una battaglia che non può essere solo nostra, ma che deve riguardare la Torino dell'opposizione sociale, a cui chiediamo di scendere in piazza per riaffermare un diritto collettivo di resistenza.
Torino: pulizia pre-olimpica
Il retroscena: Tav, Olimpiadi e ribellione I vecchi
volti e i nuovi slogan dell´antagonismo
Di Alberto Custodero
da Repubblica del 21/7/05- pagina III – Cronaca
di Torino
Sette anni di storia dell´antagonismo
torinese sono in qualche modo evocati nella misura cautelare che ha portato
in carcere, ieri, dieci persone. Tutto, si può dire, ha avuto inizio nel ´98:
tre date di quell´anno sconvolsero il movimento segnandolo pesantemente da
lì in avanti. Il 28 marzo si suicidò in carcere Baleno (Edo Massari), il 4
aprile sfilarono a Torino 5 mila anarchici da tutta Italia devastando il Palazzo
di Giustizia allora non ancora in funzione. L´11 luglio si tolse la vita Sole
(Maria Soledad Rosas). Da allora fantasmi del passato, protagonisti di ieri
e di oggi continuano a incrociarsi in una incredibile serie di coincidenze.
Del resto - lo dice in un articolo l´«anziano» dell´antagonismo arrestato
ieri, Tobia Imperato, «un anarchismo vissuto intensamente non può avere certezze,
ma deve sapersi continuamente interrogare sul passato, sul presente, sul futuro».
Eccoli, gli intrecci di questa storia
giudiziaria senza fine. Il pm che arrestò Sole e Baleno (e Silvano Pellissero),
Marcello Tatangelo, è lo stesso che ha chiesto, ieri, le misure cautelari.
La lotta contro l´Alta Velocità fatta in Val Susa dai Lupi Grigi e da Pellissero
sette anni fa è lo stesso obiettivo che ancora oggi perseguono i centri sociali.
Non a caso uno degli arrestati di ieri, Fabio Benintende, è stato ammanettato
a Venaus, mentre partecipava al presidio No-Tav. Il libro di Tobia Imperato,
leader dell´antagonismo, intitolato «Le scarpe dei suicidi» (dedicato a Sole
e Baleno), è stato pubblicato proprio dal centro Fenix sequestrato dalla magistratura
e restituito, le porte e le finestre murate, al comune. E nei prossimi giorni
avrebbe dovuto essere ri-proposto ai campeggi No-Tav in Alta Val Susa.
Oggi gli obiettivi della protesta
sono più d´uno: a quelli storici (come l´Alta Velocità), si sono aggiunti
le Olimpiadi, la questione degli immigrati nei Cpt (di qui il tentativo dei
mesi scorsi di coinvolgerli nelle proteste violente), e, da qualche giorno,
anche la vicenda del Toro, del quale molti del Movimento sono tifosi. Dai
nomi che compaiono nell´inchiesta di ieri si può dire che sarebbe in atto
- per estremismo delle proteste - uno scavalcamento degli Autonomi (l´ala
più radicale dell´antagonismo), da parte dei Disobbedienti, in teoria più
movimentisti e meno violenti. Gli autonomi di Askatasuna hanno detto ieri
di «essere di fronte a un atto intimidatorio che mira a rendere minore l´azione
antagonista in una città che vive sempre più aspramente le sue contraddizioni».
Timore infondato, questo: gli atti giudiziari non fanno alcun riferimento
alla protesta del Movimento che a Torino gode del più alto numero d´Italia
di centri sociali. Ma parlano solo di episodi di vandalismo e violenza stile
stadio che nulla hanno a che vedere con una forma, seppur forte, di lotta
politica - per dirla con Tobia Imperato - da parte di «chiunque si ponga contro
lo Stato in quanto tale e si batta per la sua abolizione».