Sindaci No Tav alla sbarra
nell’aula bunker di brigatisti e mafiosi
E' iniziato ieri nel carcere di Torino il processo a Simona Pognant, ex primo cittadino di Borgone, e a Mauro Russo, primo cittadino di Chianocco, accusati di lesioni a due agenti di polizia nel dicembre 2005, nel periodo “caldo” del movimento. Il presidente del tribunale: "Facciamo il dibattimento qui per evitare contestazioni"
di Andrea Giambartolomei da Il Fatto Quotidiano del 13/4/11
Alla
sbarra nell’aula bunker delle Vallette, il carcere di Torino. Come i terroristi
negli anni Ottanta, quelli delle Brigate Rosse e di Prima Linea, o come i
membri del clan dei Catanesi o gli ‘ndranghetisti negli anni Novanta. Ieri, in
quello stanzone, davanti al giudice Alessandra Danieli, ci
sono finiti due sindaci “No-Tav” della Val di Susa, Simona Pognant,
all’epoca dei fatti primo cittadino di Borgone, e Mauro Russo,
sindaco di Chianocco, accusati di lesioni a due agenti di polizia nel dicembre
2005, nel periodo “caldo” del movimento. Una situazione che sembra ormai
lontana, ma che potrebbe riesplodere tra maggio e giugno con l’inizio dei
lavori in valle. Proprio per evitare grosse proteste il tribunale di Torino ha
stabilito di tenere lontano dal centro cittadino, in un luogo iperprotetto, la
prima udienza di questo processo.
Il
blocco della Val di Susa – Il mattino del 6 dicembre 2005, dopo una
notte passata a sgomberare il presidio No Tav al cantiere di Venaus per la
linea ad alta velocità tra Torino e Lione, gli agenti di polizia cercano di
tornare in città, ma vengono bloccati a Bussoleno da una barriera composta da
cassonetti e reti metalliche costruita dai circa 300 manifestanti. Dopo una
mediazione della Digos, parte un lancio di palle di neve, sassi, sacchi della
spazzatura e altro. Gli agenti si schierano, fanno una carica leggera e poi
arretrano. In quel momento intervengono i sindaci e gli amministratori della
Val di Susa, molti dei quali presenti in aula a sostegno dei colleghi imputati.
Vogliono che la polizia passi per altre vie, ma entrano in contatto diretto col
cordone e la situazione peggiora. In quegli istanti, per il pm Patrizia
Caputo, Pognant ha spinto sul fianco un poliziotto, Francesco
De Rosa, parte civile al processo, mentre Russo ha dato una gomitata
sul casco di un altro agente, Marco Avola, anche lui parte
civile. Secondo la ricostruzione, il sindaco di Chianocco stava respingendo
l’agente e nella foga la sua spinta è diventata una gomitata capace di rompere
“l’apice delle ossa nasali”, nonostante il casco del poliziotto.
La difesa,
rappresentata dall’avvocato Roberto Lamacchia, non crede che
ciò sia possibile. Per l’ex presidente della comunità montana della Val di Susa
Antonio Ferrentino resta una sorpresa che si sia andati a
processo: “Noi sindaci e amministratori facevamo da cuscinetto tra il movimento
e le forze dell’ordine per evitare episodi violenti. Botte ne abbiamo prese
anche noi, ma proprio per la collaborazione con gli agenti abbiamo pensato di
abbassare i toni”. Nonostante ciò si dice “assolutamente certo che le accuse
contro i colleghi cadranno”. E lo sono anche loro, Pognant e Russo, che hanno
preferito non risarcire le parti lese in cambio del ritiro della querela, così
da fare chiarezza fino in fondo.
Una
questione di ordine pubblico – La competenza territoriale spetta al
tribunale di Susa, ma le sue aule non sono abbastanza grandi per contenere il
pubblico e tenere lontani i contestatori. E non lo sono neanche le aule del
palazzo di giustizia torinese, quelle dei maxiprocessi Eternit e ThyssenKrupp,
al punto che il presidente del tribunale Luciano Panzani ha
chiesto di svolgerlo nel bunker: “In passato ci sono state manifestazioni No
Tav molto nutrite, per cui abbiamo deciso di fare il processo in quest’aula
appena rinnovata”, spiega a ilfattoquotidiano.it. Ecco allora che
torna utile uno spazio inutilizzato da dieci anni, se non per girare le scene
di alcuni film, come Il Divo, per un paio di concorsi a procuratore e
per il riconteggio delle schede delle elezioni regionali 2010: “Doveva essere
usato già prima per un altro processo e in futuro sarà usato ancora per grandi
procedimenti. Se Thyssen iniziasse oggi lo terremmo nell’aula bunker”, aggiunge
il presidente del Tribunale.
“L’idea di
mettere due sindaci in un bunker, come se fossero dei mafiosi, è un
accostamento infelice”, afferma il sindaco di Venaus Nilo Durbiano.
Per Ferrentino, l’aula scelta “è un luogo simbolo troppo carico di significati”,
mentre per l’attuale presidente comunità montana della Val di Susa Sandro
Plano è semplicemente “un’esagerazione”. “Non c’entra nulla – ribatte
Panzani –. Non credo che all’epoca il presidente del Tribunale andasse a
parlare con gli imputati come ho fatto io oggi.