Tav, cresce in Valsusa l'allerta; già assegnati i primi lavori
Si stringono i tempi sul cantiere. La ditta che si occuperà di preparare l’area dove verrà realizzato il cunicolo esplorativo della Maddalena è già stata individuata: è un’azienda della zona
di Mariachiara Giacosa da Repubblica del
5/5/11 – Ed. Torino
In Val di Susa cresce il livello di allerta e si stringono i tempi sul cantiere. La ditta che si occuperà di preparare l’area dove verrà realizzato il cunicolo esplorativo della Maddalena è già stata individuata: un’azienda della val di Susa, neanche a farlo apposta, a cui Ltf ha assegnato lavori per 1,5 milioni di euro sul totale dei 10 che sono «prenotati» per i piccoli appalti relativi alle opere complementari al «buco» di Chiomonte. Il nome dell’azienda sarà reso noto solo la prossima settimana, perché sono ancora in corso alcune procedure burocratiche, ma quel che è certo è che, almeno dal punto di vista operativo, il cantiere è pronto per la partenza.
E anche il Movimento alza la guardia. In una riunione martedì
sera a Villarbasse, il coordinamento ha stabilito che da metà maggio ci sarà
sempre un gruppo di No Tav a presidiare l’area durante tutta la giornata e
verso la fine mese, via via che si avvicina la scadenza di giugno indicata come
il termine per l’avvio dei cantieri, i turni saranno intensificati per coprire
giorno e notte. Chiunque arriverà per impiantare la recinzione del cantiere
troverà gli oppositori dell’opera ad accoglierlo. «Noi teniamo alta
l’allerta e siamo pronti a resistere» assicura il Movimento e aggiunge che
«la mossa di congelare fino al 2023 i cantieri ad alto impatto, quelli in
bassa valle, non avrà effetti sulla mobilitazione». «Ora la gente è
informata - spiegano - e vede quest’opera, in qualunque punto della
valle di Susa si scavi, come un’aggressione al territorio e scenderà in piazza».
«Abbiamo già avuto i lavori dell’autostrada, sappiamo cosa
significa convivere coi cantieri - aggiunge Alberto Perino, uno dei leader
del popolo No Tav - E’ solo il gioco delle tre carte, ma qui non ci crede
più nessuno». La pensa diversamente il presidente della Regione Piemonte,
Roberto Cota, che promette di andare in val di Susa a spiegare le ragioni di sì
alla Tav: «Credo che la gente della valle sia disponibile a riflettere e c’è
una maggioranza, lo dicono i dati elettorali, che vuole l’opera. Ora si tratta,
con calma, ed anche con la coscienza di essere nel giusto, di spiegare
l’importanza dell’opera anche per il territorio».
Lo stato di mobilitazione permanente nelle valli è però
lanciato: serate informative e consigli comunali aperti nei Comuni della valle
per spiegare le ragioni, economiche, sociali e ambientali, del no alla Tav. E
sabato 21 maggio si torna in marcia tra Rivalta e Rivoli per ribadire
l’opposizione al progetto. «Che sia intera o nella nuova versione mutilata
che congela i lavori e li spalma in 30 o 40 anni - sostengono i Movimenti -
quest’opera resta inutile, dannosa e costosa. Il progetto che chiamano low
cost, è piuttosto long cost - ironizzano - perché realizza l’opera per
lotti costruttivi, che non servono a nulla se non si completa tutta
l’infrastruttura».
La marcia di maggio toccherà alcuni dei punti più «spinosi» del
percorso dell’opera nella pianura di Torino, in particolare l’ospedale di Rivoli,
che avrà, secondo l’attuale versione del progetto, a soli 650 metri, un
cantiere grande come 25 campi da calcio, con problemi di inquinamento
dell’aria, polveri e rumore. Tanto che Provincia e Regione, durante il vertice
di martedì a Palazzo Chigi, hanno chiesto al Governo massima attenzione su
questo punto perché si individuino soluzioni meno impattanti sulla qualità
della vita dei cittadini e sulle strutture esistenti.