Moratoria per il ponte sullo stretto
ll rischio
idrogeologico della costruzione del ponte è troppo alto
di Mario
Tozzi
da Il Girasole-online n. 11 anno
2009 – 3/11/09 http://www.girasoleonline.org/articolo.asp?id=199
(Fonte:
articolo pubblicato da La Stampa
del 28/10/2009)
La tragedia di Messina del primo
ottobre e le parole del Capo dello Stato sul dissesto idrogeologico impongono
un ripensamento attorno al ponte sullo stretto e, quanto meno, una moratoria
dovuta a motivi di natura territoriale, sociale e ambientale, oltre che di buon
senso.
Prima di tutto viene il rischio
idrogeologico, che si è appena dimostrato qui essere elevato come in pochi
altri posti: il versante siciliano è uno «sfasciume pendulo» che andrebbe
risanato e rinaturalizzato prima di ogni altro intervento. E il ponte
peggiorerebbe le cose sensibilmente: per piazzare il pilone di sostegno - alto
come l’Empire State Building e largo in proporzione - bisogna scavare una fossa
enorme, sottraendo 4-5 milioni di metri cubi di terreno. Sarebbe inevitabile
poi sconvolgere il già scarso equilibrio idrogeologico, prosciugare i laghi di
Ganzirri e distruggere il paesaggio con cave e scassi di ogni tipo che il
dissesto lo creerebbero ex novo anche in zone geologicamente più tranquille. A
meno che non si voglia ricoprire tutta la provincia di Messina con una colata
di cemento, il dissesto sarà aggravato dai lavori.
Ma sul versante calabrese la
situazione è peggiore, non tanto per le colate di fango, quanto per gli
«scivolamenti gravitativi profondi», frane con superfici di distacco talmente
profonde da mettere in pericolo la stabilità dell’altro pilone di sostegno,
quello di Cannitello. A Scilla la linea ferroviaria che tiene il Sud legato al
Nord della penisola è interrotta un anno sì e l’altro pure a causa delle frane
e la gente scende dal treno per superare i tratti dissestati in pullman: siamo
sicuri che non ci siano altre priorità?
Lo stretto di Messina è, in
aggiunta, la regione a maggior rischio sismico d’Italia: qui è avvenuto, appena
100 anni fa, il terremoto più violento che il Mediterraneo moderno ricordi,
seguito da un tremendo tsunami per complessivi 100.000 morti. Ma i centri
storici di Messina, Reggio Calabria e Villa San Giovanni non sono stati
risanati con criteri antisismici e si stima che solo un quarto delle
costruzioni resisterebbe a terremoti maggiori di magnitudo 6 Richter (quello
del 1908 è stato di 7). Per quanto se ne sa il ponte reggerebbe a un terremoto
di magnitudo 7 Richter, però nessuno ci assicura che il prossimo - che non è
certo evitabile - possa non essere più violento. Ma in quel caso saremmo di
fronte a un insopportabile storno di fondi pubblici o privati (non fa molta
differenza) dalla indispensabile ristrutturazione antisismica, a favore di
un’opera che non è certo urgente. Insomma, se il ponte resterà in piedi unirà
due cimiteri, con buona pace della sicurezza dei cittadini che dovrebbe
precedere ogni tipo di intervento pubblico.
C’è infine un ultimo punto
critico, il fatto che i due versanti non solo non sono «fermi», geologicamente
parlando, ma si muovono in maniera disarmonica. La Sicilia si solleva meno
rapidamente della Calabria (0,6 mm/anno contro 1,5) e si sposta (1 cm/anno)
verso una direzione diversa dalla prima. Un triangolo di crosta terrestre più
ballerino è davvero difficile trovarlo al mondo, siamo sicuri che si debba fare
proprio lì un’opera la cui redditività è messa in gravissima crisi dalla
congiuntura economica (ricordiamo che la stima di recupero dell’investimento
sarebbe positiva solo con un incremento del Pil del +3,8% annuo, mentre oggi
siamo a valori negativi)? Certo, i ponti si fanno anche in aree sismiche come
il Giappone, ma quello di Akashi - il più lungo finora realizzato a campata
unica - fu talmente provato dal terremoto di Kobe del 1995 che la sua
costruzione fu interrotta e rivista rispetto al progetto e che la linea
ferroviaria, inizialmente prevista, fu eliminata. E a Kobe la ristrutturazione
antisismica è stata iniziata prima di fare il ponte, e frane non ce ne sono.
In un’ipotetica scala di priorità,
quando di soldi ce ne sono così pochi, cosa viene prima, la sicurezza o gli
affari e la megalomania?