Plano, una spallata all’osservatorio
Primo
atto da Presidente
Con
una lettera chiede ai tecnici della Comunità di non partecipare ai lavori del
tavolo
di Marco Giavelli
da Luna Nuova del 17/11/09 – pag. 2
Non è ancora un'uscita dall'Osservatorio tout court, ma poco ci manca. Se vogliamo è il passaggio che permette a Sandro Plano di lanciare ai No Tav e alla sua maggioranza il primo segnale che qualcosa sta cambiando. L'inversione di rotta è annunciata nella lettera che ieri il presidente eletto della neonata Comunità montana valle Susa e val Sangone ha inviato al presidente dell'Osservatorio Mario Virano, ai presidenti di Regione e Provincia Mercedes Bresso e Antonio Saitta, ai commissari delle tre Comunità montane uscenti Antonio Ferrentino, Mauro Carena e Gianni Turello e soprattutto ad Angelo Tartaglia e Andrea Debernardi, i due tecnici che dal 2006 rappresentano i comuni della Comunità montana bassa valle nell'Osservatorio.
In pratica Plano, che
dovrebbe essere proclamato ufficialmente presidente giovedì con la
pubblicazione dei risultati elettorali sul Bur regionale, mette le mani avanti
dicendo che il presidente della Comunità montana, non essendo ancora
tecnicamente insediato, «non ha titolo a promuovere forme di consultazione
delle amministrazioni e conseguentemente - sottolinea il documento - non
può formalmente dare indicazioni ai rappresentanti delle valli. Si ritiene
pertanto opportuno che i tecnici nominati dalla valle di Susa sospendano la
loro partecipazione ai lavori dell'Osservatorio in attesa degli indirizzi
espressi dall'esecutivo della nuova Comunità montana». Come dire: anche
qualora i tecnici prendessero parte ai prossimi incontri del tavolo tecnico,
non parleranno a nome del nuovo ente a cui adesso fanno capo i comuni della
bassa valle che in questi anni, attraverso la conferenza dei sindaci della
vecchia Comunità montana, hanno sempre dato loro un mandato ben preciso.
Questo anche perché,
come noto, la maggioranza che sostiene Sandro Plano è stata eletta sulla base
di un programma che sul Tav e sull'Osservatorio dice cose di un certo tipo: «Le
recenti elezioni e diverse manifestazioni di protesta - prosegue la
lettera - hanno evidenziato che in molte amministrazioni e in una
consistente parte della popolazione esiste una forte contrarietà a una nuova
campagna di sondaggi in valle di Susa e il programma elettorale presentato
dalla lista risultata vincente esprime la volontà di aprire una fase nuova nei
rapporti tra governo ed enti locali». Il testo si conclude «rinnovando
la richiesta di sospensione della campagna di sondaggi», già avanzata da
Plano nell'incontro di qualche settimana fa con Bresso, Saitta e Virano, e «di
una ridefinizione dei rapporti istituzionali».
Questo documento, firmato da Plano in prima persona, rappresenta dunque il primo atto della sua nuova amministrazione. Una presa di posizione che naturalmente soddisfa la nutrita componente NoTav che farà parte della sua maggioranza, e che da due anni invoca l’abbandono del tavolo di Virano. Per il neo presidente della Comunità montana non si tratta però di un' uscita vera e propria dall'Osservatorio, anche se molti daranno questa lettura alla sua presa di posizione. Insomma, per Plano nessuno ha licenziato né sfiduciato nessuno: si tratta piuttosto di uno step momentaneo che, in attesa che il nuovo ente diventi operativo, gli consente comunque di indirizzare la discussione sui binari previsti dall'accordo con le liste civiche vicine al movimento.
«Non è né più né
meno quello che e 'è scritto nella lettera - chiarisce Plano, ben sapendo
che tutto questo, alla vigilia delle elezioni regionali, scatenerà un
putiferio nei palazzi torinesi e sui giornali - ci troviamo in presenza di
una situazione anomala dal punto di vista politico, con un territorio che
proprio in una fase così delicata non ha ancora nella sua Comunità montana,
ente che in questi anni ha coordinato la discussione dei problemi di area
vasta, un organo esecutivo in grado di prendere decisioni. Per questo ci è
sembrato giusto chiedere ai tecnici di sospendere il loro lavoro in attesa di
valutare politicamente che linea tenere».