A fronte del provvedimento governativo che ha disatteso gli impegni presi con i sindaci dei comuni valsusini e con i rappresentanti della Comunità montana è in corso un tentativo per forzare la partenza delle opere di costruzione dell’alta velocità. Il presidio svoltosi lo scorso 6 ottobre a Venaus, che ha visto la partecipazione di centinaia di cittadini, delle istituzioni, dei sindacati, dei partiti, ha ottenuto l’obiettivo di rinviare l’inizio dei carotaggi, nonostante tutto ciò non è ancora sufficiente e rimane fondamentale mantenere alta l’attenzione sugli sviluppi di questa vicenda.
Inoltre è in atto un tentativo per far passare sulla testa delle persone decisioni che non sono condivise, sia nel metodo che nel merito, giustificando tali azioni con una propaganda che cerca di far circolare l’idea che il TAV possa far aumentare i posti di lavoro e che porterà dei benefici economici agli abitanti.
I lavoratori della Val di Susa, sono al contrario convinti, che sia fondamentale avere un’idea di sviluppo sostenibile e compatibile alle esigenze ambientali e di salute dei cittadini, rifiutiamo l’idea che lo sviluppo abbia un’unica via, che la qualità del lavoro deve sempre essere messa in primo piano rigettando l’idea che quei pochi posti di lavoro (per giunta precari) che i sostenitori del TAV decantano con enfasi, siano la panacea di tutti i mali e la contropartita sui danni che si verificheranno.
Per queste ragioni i lavoratori della Val di Susa lanciano una petizione, con raccolta di firme, per chiedere alle proprie RSU ai sindacati di convocare un’assemblea delle RSU, aperta ai lavoratori ed ai movimenti, per discutere le forme di lotta necessarie sino ad indire uno sciopero generale della Valle nel momento in cui esso possa essere necessario per allargare il fronte di lotta, sciopero che per modalità e data da effettuarsi deve essere deciso in concordanza con i Sindaci, la Comunità montana ed i Comitati ed il movimento No–Tav.