di Massimiliano
Borgia da Luna Nuova del 23/3/07
I PCB che erano stati trovati nei terreni, nel latte e nella carne delle mucche sono entrati anche nel sangue dei valsusini. Dopo un anno e mezzo di ricerche è stato consegnato ieri ai sindaci lo studio dell'Asl e dell'Arpa sulla presenza di questi composti cancerogeni nel sangue di un campione accuratamente scelto di 244 abitanti in bassa valle e in val Cenischia. Si chiama "Studio epidemiologico di prevalenza di esposizione a Pcb e diossine nella popolazione residente nella valle di Susa". Il risultato dello screening di massa è che non esiste una vera contaminazione della popolazione, ma i Pcb sono presenti nell'organismo dei residenti dei comuni indagati; in percentuale maggiore nei residenti dei comuni "sottovento" rispetto alle acciaierie Beltrame.
In mancanza di un limite
di legge per l'uomo, ci ha pensato il laboratorio che ha condotto le analisi
sui Pcb a fissare una soglia. Il dottor Ivo Pavan, direttore del laboratorio di
tossicologia e igiene del lavoro del Cto, ha suggerito così un limite oltre il
quale ci sarebbero problemi per la salute. Il limite scelto è di 7 microgrammi
per litro di sangue nelle persone che non sono esposte per ragioni di lavoro
all'assorbimento dei Pcb (cioè tutti i valsusini analizzati). Un valore scelto
consultando la letteratura scientifica mondiale a cui gli esperti coinvolti
nello studio danno forte credibilità. Pavan è infatti considerato un grande
esperto di Pcb e diossine, e del loro effetto sull'organismo.
Nessuna delle persone sottoposte al controllo supera quel limite, e dunque non ci sarebbero pericoli presunti per la salute. Però il dato accertato è che i Pcb nel sangue di chi abita in valle di Susa ci sono, eccome. Il dato più interessante è che sono presenti in misura maggiore tra i residenti dei comuni dove sono stati trovati in buona quantità anche nel terreno e negli animali. I valori di chi abita a Bruzolo, San Didero, Villarfocchiardo, Borgone, Chianocco, San Giorio sono del 30 per cento superiori a chi abita a Susa, Mompantero, Venaus, Novalesa.
Inoltre è presente in misura
maggiore tra la popolazione anziana, che ha avuto più anni di tempo per
accumulare le molecole killer nel grasso corporeo. In più, i livelli sono più
alti tra i residenti della "zona esposta" che hanno dichiarato di
mangiare carne, pesce, uova, latte, formaggi, burro prodotti in loco; rispetto
a chi ha dichiarato di comperare alimenti provenienti da zone diverse dalla
valle di Susa. Un dato, questo, che se mal gestito e mal diffuso, rischia di
creare nuovi danni economici alle aziende agricole che cercano di sopravvivere
nella zona intorno alle acciaierie.
Un altro dato (atteso)
riguarda i livelli inferiori riscontrati nelle donne rispetto agli uomini,
forse come conseguenza dell'allattamento che permette una maggiore
"dispersione" dei Pcb con il latte. Sulle conseguenze nei neonati serviranno
studi più approfonditi.
Ma la popolazione della
valle è più "ammalata" per colpa della presenza dei Pcb nel proprio
organismo? Le malattie tumorali normalmente collegate alle diossine e dunque
ai 15 Pcb-diossine simili indagati, non sono superiori alla media. L'unico dato
certo è il "disturbo" osservato nei livelli ormonali della
popolazione dei comuni più esposti. Un altro dato che fa riflettere è la
segnalazione di percentuali "statisticamente rilevanti", tra tutte le
donne sottoposte al test, dell'endomitriosi, malattia che provoca l'aborto
spontaneo; riconosciuta dalla Commissione sanità del Senato come
"invalidante".
Lo studio è il primo in
Italia su un campione così vasto di popolazione. Ma è anche uno dei pochi mai
fatti: c'è solo un precedente a Brescia. E' stata scelta l'analisi del sangue
anche se non è proprio nel sangue che si accumulano diossine e Pcb. Queste si
fissano ai grassi e provocano il cancro proprio quando c'è un forte accumulo
dovuto ad anni di ingestione di alimenti contaminati. Ma prelevare il grasso
delle persone sarebbe stato troppo difficile e invasivo, perciò si è scelto un test
classico come l'esame del sangue che permette comunque di osservare se
nel periodo in cui il sangue prelevato è attivo (il sangue si ricambia
continuamente) c'è una presenza istantanea dei contaminanti. Una presenza
istantanea che appunto non dovrebbe superare i 7 microgrammi per litro di
sangue.
E' difficile però dire se
i vai-susini siano più contaminati dei torinesi o di altre popolazioni. Proprio
perché non esistono screening come quello fatto in valle di Susa. Si sa però
che i Pcb sono presenti, sia pure in percentuale minima, in tutti gli organismi
animali. Il livello zero sembra sia stato riscontrato soltanto in rarissimi
casi.
I policlorobifenili sono
infatti molecole appartenenti alla grande famiglia delle diossine. Ne esistono
209 conosciuti e 15 di questi sono considerati simili alle diossine e per
questo considerati come le loro terribili cugine. Dal 1985 è vietata la
produzione in Italia ma in passato sono stati ampiamente utilizzati per i
fluidi dei trasformatori elettrici, per i condensatori e scambiatori di calore
e per lubrificare cavi elettrici. Una presenza massiccia e diffusa quindi, che
attraverso i rottami di componenti elettriche industriali e civili finisce
nelle acciaierie, dove i Pcb vanno afinire nei fumi prodotti dalle colate di
fusione.
Per ora dunque non
sarebbe giustificato un allarme per la salute della popolazione, ma i dati
suggeriscono di approfondire gli studi. Si tratta infatti di un primo
rapporto. Dovrà essere comparato ai nuovi dati sui livelli di Pcb e diossine
nei fumi della Beltrame, nei terreni, nel latte e nelle carni bovine.
Proprio per il latte, dal novembre scorso sono in vigore
i nuovi limiti di legge che per la prima volta sommano diossine e Pcb. Sono
fissati a 3 picogrammi per grammo di grassi sia per le diossine che per i Pcb:
in questo caso l'unità di misura sono i picogrammi, un miliardesimo di
milligrammo; mentre un microgrammo equivale a un milionesimo di grammo. La
somma non deve comunque superare i 6 picogrammi. Inoltre, la nuova legge fissa un
limite per l'assunzione da parte dell'uomo: non si devono ingerire più di 14
picogrammi per grammo di grasso per ciascun chilo di peso della persona; un
dato che vale un massimo di 2 picogrammi al giorno.