E’ Fabrizio Palenzona. Esponente politico della Margherita, ex presidente della Provincia di Alessandria (fino al 2004), a Marzo 2006 ricopre le cariche di: - vicepresidente di UNICREDIT, - consigliere e membro dell’esecutivo di MEDIOBANCA, - presidente dell’AISCAT (Associazione delle concessionarie autostradali), - Presidente nazionale della FAI (Federazione Autotrasportatori Italiani), - Presidente di SLALA (Società Logistica dell’Arco Ligure e Alessandrino), … Fautore da sempre della nuova linea TAV Genova-Milano (terzo Valico) e della realizzazione di un’enorme interporto nell’alessandrino, è riuscito nel tempo a collocarsi ad un crocevia tra finanza, infrastrutture, trasporti, logistica che è indubbiamente strategico per chi voglia candidarsi a gestire un processo di trasformazione del Paese verso un temibile futuro da grande imbuto per flussi di merci. |
Dall’articolo Anche Fabrizio Palenzona
fra i “collezionisti di poltrone” del 26/8/04, sul sito web www.giornal.it
E’
Fabrizio Palenzona l’unico alessandrino inserito dal settimanale l’Espresso
fra i "Collezionisti di poltrone", anche se probabilmente avrebbe
fatto volentieri fatto a meno della citazione.
Galeotto è un articolo dal titolo appunto birbante, "Collezionisti di
poltrone", in cui il settimanale in edicola questa settimana prende in
esame le strutture di controllo di molte aziende e banche italiane e, ad un
attento vaglio, rileva come queste strutture di controllo non siano poi così
supra partes...
Dal sito
web dell’opposizione al TAV terzo valico (http://digilander.libero.it/altavoracita)
un ritratto efficace:
... IN UNA PAROLA: SPUDORATO
La
caricatura e l’articolo di cui pubblichiamo ampi stralci sono tratti
dall’inserto Affari e Finanza de La Repubblica dello scorso 26 marzo.
Sia la caricatura che l’articolo ritraggono in un bianco e nero netto e senza
tante sfumature il nostro presidente della provincia che proprio in quei giorni
era assunto all’onore delle cronache economiche nazionali per il suo ingresso
nel consiglio d’amministrazione di Medio-banca, quello che un luogo comune
ampiamente inflazionato definisce il “salotto buono” della finanza italiana.
Un’articolo senza tante sfumature dicevamo, in cui lo stile e le mosse di
Palenzona vengono più volte definite “spudorate”. Ma crediamo che lo stesso
Palenzona in questo ritratto si riconosca e ne sia - tutto sommato - soddisfatto,
non avendo mai fatto mistero di questo suo modo d’agire. Chi dovrebbe restare
attonito sono gli elettori del centrosinistra alessandrino che per due volte
hanno riconfermato la propria fiducia ad un individuo che ha utilizzato il
loro consenso per dare il via ad una carriera tutta personale.
Palenzona oggi è ancora presidente della provincia, ma a Palazzo Ghilini ormai
lo si vede di rado: d’altra parte ha ben altro a cui pensare.
A noi che di Palenzona, della sua arroganza, dei suoi furori cementificatori,
siamo sempre stati avversari dichiarati resta la magrissima soddisfazione
di aver capito per tempo con chi avevamo a che fare. Oltre che al ricordo
per Pasquale Cavaliere, che venne a sfidare il lupo Palenzona nella sua tana
e che quando gli raccontammo delle bandiere rosse sotto Palazzo Ghilini che
festeggiavano la rielezione di Palenzona ci rispose: ”Bandiere rosse? Saranno
stati gli operai di Gavio!”
Gianni
Agnelli è stato a lungo sindaco di Villar Perosa, ma notoriamente non era per
quello che sedeva nel consiglio di amministrazione di Mediobanca. Poi a un
certo punto, anno 2001, mese di marzo, arriva un certo signor Fabrizio
Palenzona, che percorre via Filodrammatici, varca il portone di Mediobanca,
sale e si siede su una poltrona da consigliere per la ragione che è il
presidente della Provincia di Alessandria. Complimenti, non si era mai visto.
La prima cosa che viene in mente è che questo signor Palenzona non deve essere
preso sottogamba. A mettere il piede in Mediobanca non c’era riuscito neppure
Andreotti, che, come dire, aveva metodo (e continua ad averlo): se c’è riuscito
Fabrizio Palenzona, piccolo imprenditore nel ramo trasporti ma di professione
politico (nelle file del Ppi), ci deve essere della stoffa. (...)
Cominciamo da Fabrizio Palenzona: in effetti uno con un curriculum così in quel
palazzo dietro il Teatro della Scala non c’era probabilmente mai entrato.
Palenzona è un politico vero, di quelli che cominciano consiglieri comunali (di
Tortona) e poi imparano a fare le alleanze, a tessere i rapporti, e dal comune
passano alla provincia (di Alessandria). Uno di quelli che se fossimo indietro
di quindici anni sarebbe finito a fare il peone a Montecitorio con la
prospettiva di conquistare un sottosegretariato per un pezzo di legislatura.
Democristiano doc, cresciuto dentro Forze Nuove, la corrente di Donat Cattin,
allevato con cura da Riccardo Triglia, che era parlamentare dc e anche
sottosegretario, che ora Palenzona ha messo come vicepresidente a presidiare la
Fondazione Cassa di Risparmio di Torino.
In queste poche righe c’è già un bel pezzo delle ragioni del suo potere: da
sindaco di Tortona era diventato grande amico di Marcellino Gavio, l’uomo della
Torino-Milano, vicino al Polo. Sempre a Tortona Palenzona era stato uno dei
primi a fare maggioranza con il Pci, e di lì i rapporti con quel mondo che poi
gli sono tornati buoni quando si è candidato alla provincia di Alessandria.
Essendo dei ragazzi di Donat Cattin, forti sono i legami con Marini, ma anche
dall’altra parte della barricata con Buttiglione, che ha raccolto un bel pezzo
di Forze Nuove tra le sue fila. Del buon politico democristiano non gli manca
niente: coltiva anche la corporazione, tradizionalmente una buona base dei
poteri duraturi, e da piccolo imprenditore nel settore dei trasporti è da una
decina d’anni presidente degli autotrasportatori italiani.
L’altra ragione del potere, quella che dal curriculum non emerge, è la
spudoratezza: perché di amministrazioni locali che nominano consiglieri delle
fondazioni bancarie l’Italia è piena, ma di presidenti di provincia che a
rappresentare la provincia abbiano nominato se stessi ce n’è pochi. Forse
nessuno. Palenzona lo ha fatto, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Probabilmente aveva ragione: nessuno sarebbe riuscito a far contare così tanto
la Provincia di Alessandria.
E qui torniamo alla stoffa. Torino non è una città facile, c’è un sacco di
gente importante e smaliziata che sa come si gestisce il potere, e non è
proprio ovvio che uno arriva da Tortona e in quattro e quattr’otto diventa il
padrone della Fondazione Crt. Palenzona lo ha fatto. Non solo con le tattiche,
questo va riconosciuto. Lui ha spinto la Crt all’alleanza con Cariverona e poi
a quella con il Credito Italiano dalla quale è nata Unicredito, e sono state
battaglie vere con avversari veri, come Cornelio Valetto, amico di Scalfaro,
che il Palenzona da Tortona riuscì a sconfiggere quando Scalfaro era ancora sul
Colle.
Spudoratezza per spudoratezza, essendosi nominato rappresentante di se stesso,
in quanto presidente di Alessandria, nella Fondazione, si è nominato nuovamente
rappresentante di se stesso. Questa volta in quanto Fondazione, nel consiglio
di Unicredito. Tanto forte e tanto sicuro da aver rinunciato a cariche nella
Fondazione, che non gli servono per governarla poiché la governa lo stesso, per
la vicepresidenza della banca, da cui, ultimo anello di questa catena,
l’ingresso nel consiglio di Mediobanca. Tanto di cappello, si sarebbe detto una
volta. (...)