TORINO, UNA CITTA' IN VENDITA?
A Milano si discute sui grattacieli e sulle operazioni immobiliari legate all'Expo 2015; in Liguria dello scempio degli ultimi lembi di paesaggio costiero; a Firenze delle speculazioni del gruppo Ligresti patrocinate da alcuni assessori; a Roma, del Piano Regolatore recentemente approvato che premia i grandi costruttori; a Napoli delle trasformazioni delle aree industriali e delle operazioni sul patrimonio immobiliare, e la lista potrebbe continuare…
Torino viene presentata da alcuni
come "modello virtuoso", come città che ha saputo legare le Olimpiadi
invernali del 2006 alle trasformazioni delle aree industriali e ad uno sviluppo
sostenibile. Ma la realtà inizia ad emergere per quello che è: Torino è la
città più indebitata d'Italia, che ha fatto operazioni finanziarie azzardate
(derivati); che dopo aver promesso interventi olimpici ispirati al principio
della convertibilità non sa oggi come utilizzare gran parte dei contenitori
realizzati con ingenti fondi pubblici, che, dopo aver puntato sulla politica
dei “grandi eventi” e dopo aver sprecato enormi risorse, vede entrare in crisi
l’intera politica culturale. Dopo aver riscoperto il suo paesaggio storico ed
essere stata "Città delle Alpi”, ora Torino dovrebbe diventare la “città
dei grattacieli”, nonostante le prese di posizione contrarie di numerosi
cittadini, intellettuali, docenti, associazioni ambientaliste.
Prima dell'estate l'Assessore Viano
aveva presentato gli "Indirizzi di Politica Urbanistica" che
avrebbero dovuto aprire una vasta discussione nella città e nel Consiglio
Comunale. Nulla di tutto ciò è avvenuto, mentre si stanno attuando tutte le
proposte di quel documento che mai è stato discusso e approvato dal Consiglio.
Si aprono nuovi grandi centri commerciali, mentre il tessuto commerciale
tradizionale si sta desertificando. Si attuano varianti che vanno ad intaccare
aree destinate a parco naturale sulla collina e sulle sponde fluviali. Varianti
che riguardano le aree ex FIAT ISVOR di corso Massimo D’Azeglio, Ghia sull'asse
di corso Dante, Tecumseh in strada delle Cacce, ex Officine Grandi Motori e ex
Lancia, aree ricche di memorie storiche emblematiche per tutta la città, che
saranno distrutte per far spazio ad altre "palazzate" anonime, così
come si è già fatto per le “Spine 1, 2, 3, e, 4” i cui nuovi tessuti urbani
sembrano ricalcare la peggiore speculazione degli anni Sessanta. Si avvia la
realizzazione dei grattacieli del San Paolo e della Regione Piemonte che
appaiono sempre più mostri incomprensibili nell’attuale situazione di crisi
economica internazionale.
Con la Variante numero 200 (!) al
Piano Regolatore, si propone la "Madre di tutte le varianti”, che
agganciandosi ad una ipotesi di tracciato della Linea 2 della metropolitana,
permetterà vaste operazioni immobiliari sull'area dell'ex-Scalo Vanchiglia e su
tutta la zona Nord. Ad essa esponenti della maggioranza collegano il dogma
dell'Alta Velocità, l'interramento della Torino-Ceres sotto corso Grosseto, la
realizzazione del corso Marche "a tre livelli" e le future operazioni
immobiliari sulle aree ad Ovest. Il tutto è presentato come miglioramento della
qualità ambientale e dei servizi, "ricucitura" di diverse zone
urbane, realizzazione di improbabili "grandi parchi".
Con la parola "valorizzazione
territoriale" si spiana la strada ad ogni operatore immobiliare e alla
grande distribuzione, allettando il "partito del cemento" col mito di
un nuovo ciclo di "Grandi opere": TAV, corso Marche, Tangenziale Est,
Gronda ovest, grandi arterie lungo, sotto e sopra il Po ed una nuova
stagione di scavi per grandi parcheggi sotto le piazze storiche e i viali
alberati. Ma la vendita del patrimonio
immobiliare pubblico e la messa “a reddito” del territorio, con edificazioni sparse
in altezza ed eliminazione di spazi pubblici è l’unica soluzione possibile?
In sostanza per sfuggire
all’indebitamento della città, dovuto in gran parte al precedente ciclo di
"grandi opere" si propongono dosi crescenti di quella stessa medicina
che ha portato all'attuale voragine: 1) svendita del territorio per incassare
oneri di urbanizzazione da iscrivere a bilancio prima ancora che partano le
operazioni indotte dalle varianti; 2) svendita del patrimonio immobiliare, e
"ipoteche" sui beni demaniali (demanio comunale, statale, ferroviario,
militare, fluviale etc.) per una futura valorizzazione; 3) Incorporazione degli
utili delle aziende partecipate e operazioni societarie per mettere sul mercato
quote azionarie e favorire l'ingresso dei privati nei grandi business di
rifiuti, acqua, energia, trasporti. Torino ormai à una città che dopo aver
consumato quasi tutte le aree libere, si accinge a consumare anche tutto il
territorio periurbano, le aree agricole e a parco.
I cittadini non hanno il diritto di
chiedere se questo è il giusto investimento per il loro futuro?
Chiediamo
che la proposta Variante 200, non sia una partita giocata tatticamente
all'interno della presente o della futura maggioranza, e per finanziare
operazioni immobiliari e trasportistiche di dubbia utilità, ma sia l'occasione
per aprire una vera discussione sul futuro della nostra città, sui “limiti
dello sviluppo” urbano, sulla qualità dei servizi, sulla sostenibilità sociale
e ambientale delle trasformazioni che viviamo sulla nostra pelle.
Perché non partire da un bilancio
di questo Piano regolatore e avviare una discussione sulla sua revisione,
riducendo gli indici edificatori da esso previsti in un'epoca storica diversa,
mentre oggi subiamo gli esiti internazionali della bolla immobiliare? Perché
non bloccare le costruzioni in altezza previste con le varianti come richiesto
dalla delibera firmata da più di 2000 cittadini e parzialmente adottata dal
Consiglio comunale?
Perché non costituire un organismo
“super partes” di controllo della qualità urbana che scongiuri ulteriori
distruzioni del patrimonio storico della città e verifichi il progetto delle
nuove realizzazioni? Sono sempre di più i cittadini che vogliono intervenire
sulle trasformazioni della loro città: perché non dare loro la parola?
“Comitato non grattiamo il cielo di Torino” (sito: www.nongrattiamoilcielo.org,
e-mail: cieloditorino@libero.it)