A Chiomonte “grande opera” No Tav

Un presidio in muratura per respingere il cantiere della Maddalena

 

di Marco Giavelli da Luna Nuova del 15/10/10 – pag. 4

 

Chiomonte - Nel week-end i No Tav inizieranno la loro "grande opera": il nuovo presidio di Chiomonte. Quello che dovrà difendere il territorio non dall'arrivo di una semplice trivella, ma dalla grande talpa che dal prossimo gennaio dovrà scavare il tunnel geognostico della Maddalena. Sarà quella la prova della verità, per tutti: per il governo, che per assicurarsi i fondi europei deve dimostrare all'Ue che anche in Italia si sono aperti i primi cantieri, e per il movimento No Tav, che naturalmente punta a impedire l'avvio dei lavori trasformando così Chiomonte in una nuova Venaus.

 

Finora i progettisti di Ltf era­no sempre riusciti a bypassare la strategia No Tav dell'acquisto dei terreni. Quando nel 2008, con il dossier presentato dall'allora ministro Di Pietro, si parlava di tunnel di base con sbocco alla Colombera e successivo viadotto che doveva attraversare le Gorge chiomontine, il movimento si era subito dato da fare per acquistare un terreno nella zona dell'ex cantiere Sitaf. Poi il terreno era stato frazionato in circa 1300 piccoli lotti che, con la giornata "Compra un posto in prima fila", erano stati rivenduti ad altrettanti attivisti No Tav. Ma alla fine il tunnel della Colombera sparì dal progetto per fare posto al nuovo tracciato con sbocco del tunnel di base a Susa.

 

Il secondo tentativo risale a quest'inverno: a febbraio il movi­mento ha acquistato un altro terreno alla Maddalena, nella zona dove nel frattempo era stato ipotizzato l'imbocco del tunnel geognostico. In primavera i vari comitati hanno chiamato a raccolta i No Tav per la giornata "Mettiamo radici in prima fila", in cui ciascun attivista ha pian­tato nel terreno un piccolo alberello. Ma alla fine, dal progetto del tunnel, è venuto fuori che quel terreno, per poche centinaia di metri, non figura tra quelli per cui viene dichiarato l'interesse all'esproprio in vista dell'insediamento del cantiere.

 

Così venerdì scorso, 8 ottobre, i No Tav hanno siglato il loro terzo atto d'acquisto in meno di tre anni. E stavolta la zona è quella giusta: il terreno, di circa mille metri quadrati, si trova infatti lungo la stradina sterrata che va verso il ponte sul Clarea, all'altezza di una curva. «Hanno provato a tagliarci fuori, e ci sono riusciti perché il terreno che avevamo acquistato quest'inverno rimane esattamente di fianco a quelli da espropriare - ricorda Alberto Perino - allora ne abbiamo comprato un altro proprio lì, in mezzo al cantiere. Comprato si fa per dire, perché ce lo ha venduto un amico No Tav per una cifra simbolica. Guardando le cartografie dovrebbe essere più o meno a 50 metri dal buco».

 

Rispetto agli altri presìdi della bassa valle, la vera novità è che quello di Chiomonte sarà un "presidio solido", come lo ha definito Perino sabato scorso al termine della marcia da Vaie a Sant'Ambrogio. «Lo faremo in muratura ovviamente per renderlo ancora più resistente - spiega Francesco Richetto, che sta seguendo da vicino l'iniziativa - sarà una struttura in pietra e legno, costruita con uno stile alpino e dal minimo impatto, ambientale. Tra sabato e domenica inizieremo a ripulire l'area da arbusti e ramaglie, poi la settimana prossima partiremo con i lavori. Bisogna fare in fretta, perché l'inverno incombe». E "la madre di tutte le battaglie", anche.