"C'è un amico all'Asl", i cantieri dei boss a prova di controllo
Così le cosche ammorbidivano le ispezioni sul lavoro
di Giampiero Maggio da La Stampa del 12/6/11 –
Cronaca di Torino
http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/406724/
C’era l’ispettore sanitario compiacente, che avvertiva in anticipo gli amici sui controlli dell’Asl. O che si prodigava per «sistemare le cose» ed evitare che avessero fastidi. Ma c’erano anche il medico del lavoro o il carabiniere amico pronti a chiudere un occhio. A dare consigli e suggerimenti su come porre «rimedio» ai guai che potevano arrivare dalle ispezioni amministrative. Insomma, i cantieri gestiti dalla ’ndrangheta erano a prova di controlli.
Il
gip Silvia Salvadori nelle oltre 2500 pagine dell’ordinanza fiume
sull’operazione «Minotauro» dedica un intero capitolo a quello che definisce
«l’episodio Racco». Poche pagine, ma l’obiettivo è chiaro: spiegare «le indubbie
infiltrazioni delle associazioni mafiose in settori amministrativi». È un
passaggio importante dell’inchiesta, questo: il gip parla di «assoggettamento
esterno». Due parole per definire quei «rapporti confidenziali venutisi a
creare tra apparati istituzionali ed esponenti della ’ndrangheta». Nel caso in
questione, fa notare ancora il gip nell’ordinanza, «la verifica del cantiere
viene effettuata soltanto dopo che il “controllato” ha comunicato al
“controllore” di essersi “messo a posto”».
Una
prassi. Una sorta di sistema che garantiva alle cosche di fare soldi con
l’edilizia senza avere fastidi nei propri cantieri. Impiegando, ad esempio,
extracomunitari non in regola. Tanto c’era l’amico all’Asl che avvertiva.
Stiamo parlando della vicenda che riguarda Domenico e Giuseppe Racco, padre e
figlio, impresari edili originari di Rotteria, in provincia di Reggio Calabria.
Vivono a Prascorsano, nel Canavese, sono i titolari dell’impresa edile Edil-Ra
e sono finiti in manette nell’ambito della maxi operazione dei carabinieri
perché affiliati alla locale di Cuorgnè gestita da Bruno Iaria.
L’episodio
Racco riguarda un’ispezione in un loro cantiere per alcuni dipendenti che non
sono in regola. È il 19 luglio 2007. Quella mattina la soffiata dell’ispettore
compiacente non arriva. Un motivo c’è: il funzionario dell’Asl è in ferie e non
fa in tempo ad avvertire gli amici. Il gip lo spiega nell’ordinanza citando una
conversazione telefonica tra Domenico Racco e il geometra che segue i cantieri
per conto della «famiglia». Racco è molto alterato, è infastidito dalla
situazione e fa notare al suo collaboratore che se ci fosse stato «il nostro
amico» (nell’ordinanza il gip cita nome e cognome del vigile sanitario
compiacente che però non risulta indagato) tutto questo non sarebbe successo. «Perché
lo avrebbe avvisato in anticipo del controllo dell’ispettorato di Torino».
Ma
è già pronta la soluzione. La rete degli amici degli amici si mette subito
all’opera. Ci sono una serie di telefonate che vengono intercettate tra il mattino
e il tardo pomeriggio di quel 19 luglio. Racco prima parla con un medico del
lavoro suo amico in servizio all’ex Asl 9 di Ivrea. Quest’ultimo lo informa che
sarà lui a effettuare il controllo, di non preoccuparsi, ma di sistemare prima
il cantiere. E poi c’è il maresciallo dell’ispettorato del lavoro (anche lui
non risulta indagato) che in qualche modo potrebbe aiutarli. C’è una telefonata
intercettata, sempre quel pomeriggio: un amico spiega a Racco di aver parlato
con lui, il maresciallo che al telefono viene definito «il lupo». E che non
bisogna preoccuparsi: «Tutto a posto».