'NDRANGHETA
IN PIEMONTE
Le primarie
del Pd con la richiesta di aiuto al boss di Rivoli. L'incontro tra Porchietto
(Pdl) e il capocosca
di Antonio Castaldo da
Il Corriere della Sera on-line 8-9/6/11
TORINO - Il procuratore di Torino
Caselli parla di un «inquietante intreccio tra criminalità organizzata e
politica». Incontri al bar, telefonate. Da una parte deputati, consiglieri
regionali, funzionari pubblici, dall'altra pluripregiudicati, boss e capi di
locale. L'operazione Minotauro di carabinieri e finanzieri ha portato mercoledì
mattina all'arresto di 151 persone, tra i quali Nevio Coral, già sindaco di
centrodestra di Leinì (Torino) per 30 anni e suocero dell'assessore regionale
alla Sanità (che ha rimesso le deleghe in seguito allo scandalo tangenti
scoppiato di recente) Caterina Ferrero, del Pdl. Ma oltre ad infliggere un
colpo letale alle organizzazioni mafiose presenti in Piemonte, decimando le
«locali» di
'ndrangheta private in un sol colpo di vertici e affiliati, comincia a fare
luce anche sul sottobosco di frequentazioni «elettorali» tra le 'ndrine
piemontesi e pezzi delle istituzioni. «Pezzi, si noti bene - ha
precisato Castelli - non le istituzioni nella loro interezza. Che per
fortuna non sono compromesse».
I NOMI - Quello di Coral non è l'unico nome eccellente che compare nell'ordinanza firmata dal Gip di Torino Silvia Salvadori. Nelle pieghe delle indagini emergono invece i contatti tra un capo locale, il boss di Rivoli Salvatore Demasi con deputati, amministratori e funzionari pubblici. Naturalmente nessuno di questi è indagato, ma gli inquirenti sono riusciti ad accertare ad esempio gli orientamenti della cosca in occasione delle elezioni a Castellamonte. Oppure i contatti tra Demasi e alcuni deputati nazionali e regionali: «Tra la fine di gennaio e il febbraio 2011 - si legge nell'ordinanza - si è incontrato direttamente o tramite intermediari con l'onorevole Gaetano Porcino dell'Idv, con l'onorevole Domenico Lucà del Pd, con il consigliere regionale del Pd Antonino Boeti, con l'assessore all'Istruzione di Alpignanno Carmelo Tromby, sempre dell'Idv».
L'OMBRA SULLE PRIMARIE
DI TORINO - Gli inquirenti descrivono i preparativi di un incontro per il
giorno 29 gennaio 2011, al Bar Massaua di Torino tra Porcino e Demasi. In
un'altra circostanza è il deputato Lucà in persona a farsi vivo con Demasi, per
chiedergli aiuto in vista delle Primarie. Il candidato da votare è Piero
Fassino:
Lucà: «...Ascolta,
ti volevo chiedere questo, tu sai che a Torino abbiamo le primarie»..
Demasi:«Certo! Tu
dimmi qualcosa che io mi interesso».
Lucà:«Io sto
sostenendo Fassino».
Demasi: «Eh beh,
anch'io avrei fatto la stessa cosa».
Lucà: «Obbiettivamente
mi pare la persona più seria in questo momento (....) volevo chiederti se
magari, perché la partita è molto dura con Gariglio».
Demasi: «Sì, una
mano».
Lucà: «Se magari
hai qualche, amico a Torino».
Demasi: «Certo!...
certo che ne ho!».
Lucà: «A cui
passare la voce, perché possono votare tutti i residenti a Torino, che abbiano
compiuto sedici anni.»
Demasi: «Tutti i
residenti a Torino...esatto!».
Lucà: «Quindi
insomma, se qualcuno riesce, se hai qualche amico da consigliare».
Demasi: «Come non
nè ho... ne ho!... ne ho più di uno... grazie a Dio... ne ho più di uno».
IL SOSTEGNO AL SINDACO
DI CIRIÈ - Demasi si interessa anche alle elezioni di altri Comuni. Come Ciriè,
il centro più grande delle valli di Lanzo. A partire dalla metà dello scorso
marzo, comincia a spendersi telefonicamente per Francesco Brizio Falletti,
attuale Sindaco della città, a sua volta non indagato.
Enzo: ...ascolta un
attimo...siccome devo fare una cena a Ciriè con il Sindaco...tu hai qualche
conoscente?...su Ciriè?...fai mente locale poi mi dici...
Demasi: ...eeeeh...mah...faccio
mente locale.... si...c'è....va beh...va beh... poi te lo dico...
Enzo: ...ecco...c'è...praticamente
sto predisponendo questa cena per il Sindaco di Ciriè...che è Francesco Brizio,
che è un mio amico... gli ho detto: mah... ti faccio una cena di amici
paesani... qualche Calabrese c'è...
Demasi: ...va
beh...adesso...adesso...(inc.)...
L'APERITIVO CON
L'ASSESSORE PORCHIETTO - «Le belle donne si fanno aspettare», commenta
Giuseppe Catalano all'arrivo di Claudia Porchietto, assessore al Lavoro (Pdl).
Siamo nel Bar Italia, via Veglia, al centro di Torino. È il 23 maggio del 2009,
in piena campagna elettorale per le Provinciali. E il futuro esponente della
giunta Cota era candidata alla carica di presidente della Provincia. In quel
bar, che frequenta spesso, la signora della politica torinese (anche lei non
indagata) quel giorno si è fermata a prendere un aperitivo con il «responsabile
provinciale della Cosca di Siderno» a Torino. E con Franco D’Onofrio, padrino
del “ crimine torinese”. L'incontro è breve, dalle ore 13.54 alle ore 14.01, il
tempo di un crodino. Ma è preceduto da una lunga teoria di conversazioni tra
Catalano, suo nipote Luca, consigliere comunale di Orbassano, sempre per il
Pdl, e lo stesso D'Onofrio. Telefonate, di cui la Porchietto è ovviamente
all'oscuro, che il Gip Silvia Salvadori definisce «altamente rappresentativo
dell’influenza che la ‘ndrangheta assume nella vita democratica».
LA REPLICA
DELL'ASSESSORE - In serata l'assessore Porchietto ha emesso un comunicato
stampa per ribadire la propria estraneità: «Vorrei chiarire sin da subito
che qualsiasi incontro elettorale, durante la citata campagna elettorale peraltro
ne ho fatti a centinaia, è stato organizzato da amministratori locali,
simpatizzanti o semplici elettori. È impossibile per qualsiasi candidato quindi
conoscere chi incontrerà e soprattutto sapere se taluna di queste persone è
soggetta ad indagine. Resto a disposizione della magistratura per tutti i
chiarimenti del caso».