Le famiglie e le città della 'ndrangheta
di Giuseppe Legato da La
Stampa del 9/6/11 - Cronaca di
Torino
http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/406242/
'Ndrine e comuni, storia di spartizioni, di dissidi, di tensioni. Storie di droga, armi, estorsioni e famiglie storiche su cui si innestano nuovi arrivi. Ci sono dieci locali tra il capoluogo e l'hinterland. A Moncalieri, dopo la caduta di Peppe Belfiore, c'è una cellula particolarmente significativa. Perché di questa fa parte Rocco Vincenzo Ursini, ucciso durante una faida dai contorni ancora poco chiari. Insieme a lui c'è il - mancato genero - Rocco Schirripa. Moncalieri è un nodo centrale della geografia delle 'ndrine. E' la città più grande. Tanto che il referente individuato è Giorgio Francesco che è un padrino della 'ndrangheta (e viene prestato anche alla locale di San Giusto Canavese). Un segno di attenzione al territorio demograficamente più grande. A Torino si sono insediati anche i «sidernesi».
I
cognomi fanno paura: Commisso in testa, e a seguire Cataldo. Gente spietata.
Chiedere a Locri per informazioni. A Rivoli c'è Salvatore De Masi, detto
Giorgio: è lui che ha i contatti con alcuni politici altisonanti. Rivoli in
realtà è una cellula appena riaperta dopo la scarcerazione dei fratelli Adolfo
e Cosimo Crea. Oggi una figura influente è Rocco Pollifroni che detiene il
grado di «Santa». La cellula torinese più corposa - e più pericolosa - è quella
di Volpiano. Qui si incrociano vecchi cognomi storici e nuove leve. La famiglia
Marando ha ancora il suo peso. Tanto che tra i rappresentanti ci sono Domenico
(in carcere per l'omicidio Stefanelli), Rocco e Rosario che sono poi i
discendenti di quel Pasqualino Marando di cui oggi si sa con certezza la fine
infausta: ucciso e fatto sparire. Le famiglie Agresta, Trimboli e Portolesi
(compari d'anello di Marando) completano il puzzle di Volpiano.
A
Cuorgnè - altra roccaforte delle 'ndrine - i personaggi principali sono
quattro: Carmelo Bruzzese, Rodolfo Scali e Francesco Giorgio (tutti e tre hanno
un grado superiore a padrino nell’organizzazione). Infine c'è Bruno Iaria, lui
sì «padrino» di Cuorgnè dal 2008. Sotto la sua influenza sono stati battezzati
personaggi come «Giuseppe Gioffrè» di Settimo ucciso qualche anno fa a Bovalino
in un agguato mafioso. C'è poi la ‘ndrina di Natile di Careri, alla quale era
affiliato il pentito Rocco Varacalli comandata dalle famiglie Cua-Pipicella. La
new entry è la «locale distaccata» di Bagnara Calabra che si è insediata a
Salassa. La chiamano la bastarda perché ancora Polsi (il vertice nazionale
della mafia calabrese) non l'ha riconosciuta. Ne fanno parte Antonino Occhiuto
e le famiglie Versaci.
Fuori
dalle griglie di appartenenza rimane un personaggio di assoluto calibro: Renato
Macrì, noto biscazziere dell'Hermitage di via Salerno a Torino che aveva
sfidato i fratelli Adolfo e Cosimo Crea. Sono proprio questi ultimi che hanno
assunto negli ultimi anni il comando di Torino. Arrivati da Monasterace per
scappare a una faida sanguinosa con la famiglia Novella, erano riparati a
Settimo e si erano appoggiati a Vincenzo Argirò (anche lui arrestato in questa
operazione). In poco tempo si sono presi Torino. Violenti, arrivisti,
spregiudicati e coperti da un personaggio di assoluto spessore come «Ntoni
Pelle Gambazza» di San Luca, i fratelli Crea, a Torino, costituiscono «Il
Crimine» ovvero la struttura apicale destinata a eseguire le azioni più
efferate: bombe, estorsioni. Decidono della vita altrui e fanno fuori Giuseppe
Belfiore dal giro delle bische. Poi si siedono nei tavoli che contano. A suon
di bombe e violenza.