‘Ndrangheta, radici al nord. Allarme della Dia
da Narcomafie , 18/11/10
http://www.narcomafie.it/2010/11/18/ndrangheta-radici-al-nord-allarme-della-dia/
La ‘Ndrangheta nel nord Italia vive e prospera, intriga con la politica, condiziona l’economia. Una ”costante e progressiva evoluzione” che “radicata da tempo su quei territori interagisce con gli ambienti imprenditoriali lombardi”. A dirlo non è un oppositore del ministro Maroni, che in queste ore polemizza con Roberto Saviano, ma la Dia (Direzione Investigativa Antimafia) che ha appena consegnato al Parlamento una relazione relativa all’attività delle cosche nel primo semestre del 2010. La Dia agisce nell’ambito del Dipartimento di pubblica sicurezza del Ministero degli Interni, e gode di totale autonomia sia gestionale che amministrativa. Al ministro degli Interni e al Parlamento consegna ogni sei mesi una relazione sull’attività investigativa e sui risultati conseguiti.
Ebbene, i risultati di
questo semestre sono allarmanti. La “consolidata presenza” in alcune aree
lombarde di “sodali di storiche famiglie di ‘Ndrangheta ha influenzato la vita
economica, sociale e politica di quei luoghi”, si legge nella relazione, che
sottolinea il “coinvolgimento di alcuni amministratori pubblici locali e
tecnici del settore”. Il condizionamento sulla vita politica ed economica
lombarda è forte, le infiltrazioni sono soprattutto nel “sistema degli appalti
pubblici, nel combinato settore del movimento terra e, in alcuni segmenti
dell’edilizia privata” come il “multiforme compartimento che provvede alle
cosiddette ‘opere di urbanizzazione’.”
La presenza del
crimine organizzato in nord Italia è talmente radicata da non avere più bisogno
dell’intimidazione quale meccanismo di coercizione. Anzi, il sistema è così
permeato che, come sottolinea la Dia, la ‘Ndrangheta oggi si serve di “nuove e
sfuggenti tecniche di infiltrazione, che hanno sostituito le capacità di
intimidazione con due nuovi fattori condizionanti: il ricorso al ‘massimo
ribasso’ nelle gare d’appalto e la decisiva importanza contrattuale attribuita
ai fattori temporali molto ristretti per la conclusione delle opere”. Insomma,
una volta radicatasi sul territorio, la ‘Ndrangheta ha imparato a giocare con
le regole del posto utilizzando leggi e bandi a proprio vantaggio.
La Lombardia è poi la
più ghiotta delle prede, l’Expo previsto per il 2015 è già un intrico di
corruttele e infiltrazioni: ricordando infatti l’arresto di amministratori
pubblici e imprenditori che hanno collaborato con la ‘Ndrangheta, la Dia lancia
il suo monito: “Si rischia che l’associazione criminale s’infiltri con successo
negli appalti per l’Expo 2015″. Per evitarlo, si legge nella relazione, occorre
un “razionale programma di prevenzione”.
Non solo Lombardia,
però. La ‘Ndrangheta ha ramificazioni in Piemonte al Veneto, passando per
la Liguria, l’Emilia Romagna e anche la Toscana: in questi territori – come
ricorda Sos Impresa – interessati da grandi appalti e opere infrastrutturali,
ci sono enormi possibilità di riciclaggio e di occultamento nell’economia
legale. Sos Impresa ricorda il caso di Rocco Lo Presti che, morto il 23 gennaio
2009, arrivato a Bardonecchia nel lontano 1963, riesce nel giro di pochi anni a
prendere il controllo del piccolo comune piemontese facendone un paradiso del
cemento facile, del riciclaggio di denaro, della corruzione politica in
collaborazione con la ‘ndrina dei Mazzaferro, clan che ha la sua “capitale” in
quella Marina di Gioiosa Jonica che a Lo Presti diede i natali.
A rischio anche il
Lazio: “La Capitale – si legge nel rapporto della Dia – come altre grandi aree
metropolitane costituisce un favorevole luogo per il rifugio di latitanti. Nel
primo semestre 2010 sono infatti stati tratti in arresto alcuni esponenti di
rilievo delle cosche reggine, sfuggiti alla cattura in precedenti azioni di
polizia”, ricorda ancora la Dia. A Roma “gli interessi economici delle cosche
si sono via via evoluti concentrandosi nel multiforme e diffuso settore
commerciale della ristorazione”. E “le ‘ndrine dei Gallace e Novella sarebbero
orientate verso il settore degli appalti pubblici”.