Mompantero e il Tav: dai lavori conseguenze gravissime
di Paola Meinardi
da Luna Nuova del 15/10/10 – pag. 17
Mompantero - L'amministrazione
comunale ha inviato la scorsa settimana le osservazioni al nuovo progetto per
la Torino-Lione, facendo rilevare come l'impatto sul territorio panterese
sarebbe gigantesco, in particolar modo dal punto di vista idrogeologico. «Le
conseguenze per il territorio sarebbero gravissime - spiega il sindaco
Piera Favro - e andrebbero ad aggiungersi a quelle già note e dovute
alla gestione dei cantieri. Perché le polveri, l'impatto sulla viabilità, il
rumore non si fermano certo ai confini comunali e se Susa è sede di cantiere,
per la nostra piccola cittadina le conseguenze sono ben più drammatiche».
In quattro pagine, l'amministrazione panterese, integra le osservazioni di massima già fatte pervenire in passato con quelle puntuali, riferite al progetto odierno, che vedrebbe a Susa la stazione internazionale. Quello che preoccupa maggiormente è l'instabilità dei versanti. «Secondo quanto indicato nel progetto Ltf - scrive l'amministrazione - le vibrazioni indotte dalle operazioni di scavo del tunnel sugli affioramenti rocciosi potrebbero aumentare la probabilità di riattivazione dì fenomeni di crollo in quest'area. Esprimiamo grandissima preoccupazione poiché i fenomeni di crollo e la loro possìbile riattivazione, pur non interessando l'opera, coinvolgerebbero sicuramente le strade poste sul versante già in condizioni precarie con, nel caso migliore, data l'alta frequenza di passaggi, la sola interruzione della viabilità. Tali crolli potrebbero, inoltre, colpire gli edifici degli abitati sottostanti (Urbiano) con danni facilmente immaginabili. Le abitazioni colpite potrebbero essere anche sul territorio comunale di Susa nella zona di fondovalle altamente abitata (Sant'Eusebio, Cascina Roma)».
Proprio sotto Urbiano,
infatti, è previsto lo scavo della prima parte del tunnel mediante esplosivo.
«Le vibrazioni avrebbero un grave impatto sul tessuto urbano già colpito in
passato durante la realizzazione dell'imbocco della A32 - prosegue
l'amministrazione - Tra gli edifici che potrebbero essere colpiti e
distrutti vi è l'acquedotto romanico, monumento storico in corso di restauro
con fondi regionali».
Non solo instabilità
di versante, però, poiché lo scavo andrebbe a intercettare le falde acquifere,
sia potabili che irrigue. «Non sono cose che ci inventiamo noi ma che scrive
Ltf sul progetto - prosegue la Favro - Loro dicono che la portata
stimata di acqua drenata al portale di Susa (zona San Giacomo) sarebbe di circa
905 l/s, metà della quale potenzialmente potabile se non fosse per l'alto
contenuto in solfuri, molto al di sopra dei limiti di legge. Questo
comporterebbe danni incommensurabili al nostro patrimonio idrico, già per sua
natura non abbondante».
La terza
preoccupazione riguarda il rischio amianto, poiché sul progetto viene indicato
che «il tunnel di base intercetterebbe all'imbocco delle gallerie rocce
amiantifere per una lunghezza di circa 420 metri e per un volume stimato di
76metri metri cubi». «La preoccupazione è, ovviamente, altissima per
molteplici motivazioni - dice il primo cittadino - La tipologia di scavo
prevista (l'esplosivo, nda), a parere nostro, difficilmente potrà contenere la
dispersioni delle polveri amiantifere. La costante ventilazione della valle
aumenterebbe ulteriormente la dispersione. Il rischio da esposizione della
popolazione generale non può essere del tutto scongiurato dal mantenimento di
livelli di contaminazione al di sotto di quanto previsto dalle norme».
Ultima ma non ultima,
l'interferenza con edifìci civili, per cui non è chiaro quali e quanti edifici
sarebbero oggetto di danni «visto lo stanziamento di circa un milione
342mila euro» e perché. «Se fosse perché il tunnel di base passa
interamente nella montagna di Mompantero e tutto l'abitato è situato ai suoi
piedi - conclude il primo cittadino - lo stanziamento previsto è
irrisorio dato l'alto numero di edifici potenzialmente interessati. Ricordiamo
anche che il territorio di Mompantero è in prevalenza montano e l'unica piana
presente verrebbe totalmente occupata». Solo il cavidotto intercetterebbe
pesantemente i sottoservizi e, in alcune zone, sembrerebbe impossibile
garantire la fascia di sicurezza di 9 metri. In conclusione, scrive
l'amministrazione, «nessuna compensazione potrebbe ripagare dai danni subiti
e i rischi per la salute sono incalcolabili».