Sempre meno TIR sulla  A32

Dagli oltre 4000 camion nel biennio 2000-2002 si è passatia poco più di 2000.

Si spostano meno merci anche in autostrada

 

di Massimlliano Borgia, da Luna Nuova del 9/2/07 – pag. 3

 

Calano i TIR in valle di Susa, al punto che la Sitaf è preoccupata per i propri bilanci e pensa di praticare sconti per attirare sull'autostrada nuovi camionisti.

 

In realtà, per l'Osservatorio sulla Torino-Lione i flussi di traffico ai valichi stradali delle Alpi occiden­tali sono arrivati a un punto di sa­turazione. In una riunione dedicata proprio a questo tema si è parlato di due milioni e mezzo di TIR l'anno. «Messi in fila con le distanze di si­curezza coprirebbero l'intera linea dell 'Equatore», ha enfatizzato il presidente Mario Virano.

 

Anche l'Osservatorio ha consta­tato un ristagno del trasporto merci tra Francia e Italia. Ma si assiste a un riparto tra i valichi che sta fa­cendo schizzare Ventimiglia verso un'autentica saturazione. I TIR lungo l'autostrada dei fiori e la Costa Azzurra sono cresciuti negli ultimi tempi del 40 per cento. Al contrario, al Frejus e al Bianco, dove si paga il tunnel, i flussi sono in flessione. La fotografia della tendenza dei transiti in valle di Susa ce la dà anche la relazione d'esercizio della Sitaf sul traffico pagante al tunnel del Frejus. Nel 2006 sono passati nel tunnel un milione e 713mila 887 veicoli di cui 844mila 225 TIR, con una media di 4.696 veicoli al giorno di cui 2.313 TIR.

 

Numeri ben diversi dai tempi della chiusura del tunnel con­corrente del Monte Bianco (dal marzo 1999 alla riapertura ai TIR del giugno 2002). In quegli anni in valle di Susa transitavano 7mila veicoli al giorno, di questi oltre 4mila erano TIR. Se negli ultimi mesi dell'anno il traffico pesante è tornato a crescere di qualche punto percentuale rispetto al 2005, nei primi quattro mesi del 2006 si è assistito a un calo che ha sfiorato addirittura il 25 per cento rispetto all'anno precedente.

 

In realtà, se si guarda ai dati del traffico dei TIR su tutta l'auto­strada (e non soltanto ai transiti dal Frejus), la media dei veicoli pesanti sale a oltre 6mila (2005, dati dell'associazione gestori autostrade), confermando che i camion che passano in valle non solo transitano, ma hanno nelle aree industriali e commerciali della valle importanti punti di arrivo e partenza. Cioè la valle non solo "subisce" il traffico di TIR, ma essa stessa "genera" una quota impor­tante di traffico pesante con le sue attività economiche.

 

Cambiando fonte e guardando i dati Anas, viene fuori la conferma che l'autostrada della valle di Susa è una delle meno frequentate dai TIR. Se paragonato al traffico pesante , che secondo Anas paralizza i tratti più intasati della rete autostradale del nord Italia (Milano-Bergamo sulla Serenissima e Modena-Bologna sull'Autofiori) l'Autofrejus è quasi un'autostrada inutile. Nella mappa dei flussi dei TIR dove le autostrade sono disegnate più spesse e con colori vivaci a seconda di quanti TIR ospitano, l'A32 quasi non si vede. Una conferma l'abbiamo tutte le volte che percorriamo l'autostrada nei giorni feriali. Ef­fettivamente durante il giorno, da Avigliana al Frejus, di TIR se ne ve­dono veramente pochi: in un'ora, venerdì mattina, una trentina quelli in transito e una ventina in attesa del passaggio nel tunnel.

 

Proprio sulla situazione dei transiti in valle di Susa e Valle d'Aosta Sitaf ha ricevuto nei giorni scorsi uno studio commissionato al Centro studi sistemi di trasporto di Torino.  II rapporto, che si basa su dati SItaf, parla di un quasi dimezzamento del traffico pesante dal 2000 a oggi: nel duemila sono passati un milione e 553mila 252 mezzi pesanti, nel 2005 "solo" 801mila 455. In realtà il flusso di traffico pesante lungo la direttrice comune Piemonte-Savoia è più o meno inalterato dalla metà degli anni '90. Frejus e Bianco non stanno aumentando i TIR ma semplicemente si spartiscono quel milione e mezzo di camion che ogni anno transita su quella che sarebbe la versione autostradale del segmento transfrontaliero del Corridoio 5.

 

Una spartizione che dopo la chiusura del Bianco si sta rialli­neando ai valori precedenti: 53 per cento il Frejus contro il 39 per cento del Bianco. La comparazione tra i due tunnel (che hanno le stesse limitazioni di sicurezza) vede nel 2005, 801mila 455 TIR, come già detto, per il Frejus, e 601mila 065 per il Bianco. Un traffico che, anche se resta elevato, è certamente ben diverso dagli oltre 3 milioni di TIR che transitano sull'autostrada del Brennero e gli oltre due milioni della Milano-Chiasso e Udine-Tarvisio.

 

I flussi dei TIR risentono del ristagno dello scambio merci tra Piemonte e regioni francesi confìnanti - pensa Bernardo Magri, direttore generale della Sitaf - Se i bacini di utenza del Bianco e del Frejus sono diversi (per il Bianco il nord della Francia, Belgio e Olanda; per il Frejus il centro e l'est francese) per i nostri TIR la distanza di percorrenza è la più corta. Se diminuiscono è perché diminuisce l'interscambio tra le regioni italiane e francesi confi­nanti e quelle poco più esterne. Non si possono comparare le previsioni dei flussi merci per il TAV e la tendenza che riscontriamo sul! 'autostrada della valle di Susa perché per il TAV si parla di una direttrice che dovrebbe intercet­tare flussi su scala ben più ampia. Però è innegabile che, al contrario di quanto si sente dire spesso, di merci dal tunnel autostradale del Frejus ne passano meno di qualche anno fa”.

 

Perché questo fenomeno? “Ap­punto, perché evidentemente c'è una riduzione dello scambio eco­nomico tra Pianura Padana e cen­tro-sud-est francese. Le società di trasporto che usano il Frejus fanno andata e ritorno nelle 48 ore, segno che coprono tratte corte. E' eviden­te che accanto alla crisi economica degli anni scorsi c'è stata anche una diminuzione dello scambio tra Piemonte e Francia”.

 

Però è anche vero che le vostre tariffe sono alte, altrimenti non si spiegherebbe l'aumento dei TIR a Ventimiglia... “Quella è un'altra direttrice. I TIR che passano dalla Liguria e vanno nel sud della Francia o nella Penisola Iberica. Però è vero che molte ditte di au­totrasporto preferiscono i valichi stradali al pagamento del pedag­gio al Frejus”.

 

Un pedaggio che va dai 196 ai 376 euro per i camion a seconda delle motorizzazioni e del ton­nellaggio. “Un costo che incide sempre più nella competitività tra le ditte di autotrasporto. Per questo stiamo pensando anche a politiche tariffarie che vengano incontro all'utenza. La cosa che ci stupisce è che siamo preoccupati solo noi di questo calo che ha le sue ragioni evidenti nelle difficoltà in cui si trova la nostra economia. Noi diminuiamo gli utili, ma è tutto il sistema economico e il sistema delle relazioni internazionali dei nostri territori ad essere in eviden­te sofferenza”.

 

Ma aumentano le “carrette” al Monginevro

Se ristagna il traffico pesante al Frejus, aumenta al Monginevro. Dai. dati forniti dalla Sitaf sembra che il valico senza pedaggio e senza limitazioni di motorizzazione abbia sottratto al tunnel del Frejus il 5 per cento dei TIR nel 2006. In realtà, dopo il boom del 2004 con 55mila 440 TIR, da Monginevro e Claviere sono passati  l’anno scorso 41 mila 360 TIR, più o meno come nel 2003. Il valico intercetta le carrette più inquinanti che al Frejus non possono passare oppure pagano salato. Euro zero ed Euro 1 che magari entrano ed escono dall'autostrada a Oulx. Da anni è in vigore il limite al transito dei camion al Monginevro: non potrebbero transitare quelli di portata superiore alle 26 tonnellate. Con un accordo transnazio­nale si è derogato questo limite per le aziende di trasporto delle province vicine al passo. In realtà, sembra che molte ditte di autotrasporto abbiano creato associazioni d'impresa con quelle delle province interessate, proprio per poter fare transitare anche i propri mezzi dal Monginevro e non pagare così la tariffa del Frejus

 

E con il nuovo tracciato della strada a Claviere, i passaggi potrebbero addirittura aumentare. Intanto, proprio i lavori per il rifacimento della ex statale 24 stanno sollevando polemiche a Cesana: con il vento si riversa nella conca la polvere sollevata dai cantieri.